Inflazione, in arrivo una stangata da 1.700 euro a famiglia. Ecco i dati dell’indagine dell’Espresso

Abbiamo selezionato un paniere di beni essenziali: dalle bollette al cibo passando per i trasporti. E abbiamo provato a calcolarne l’aumento in base ai dati delle autorità di regolamentazione del mercato e alle stime delle associazioni di categoria

Il tema dell’inflazione, al di là delle sue cause dovute in gran parte all’aumento in Europa del costo dell’energia, è già arrivato nelle case degli italiani. L’Espresso ha selezionato un paniere di beni essenziali e provato a calcolarne l’aumento in base ai dati ufficiali delle autorità di regolamentazione del mercato e alle stime delle associazioni di categoria e dei consumatori. Facendo riferimento a una famiglia con reddito medio di 35 mila euro all’anno e due figli a carico la stima è di almeno 1.700 euro all’anno di spese in più, tra incremento delle bollette di luce e gas, del costo di pane, pasta e di altri generi alimentari base, ma anche del trasporto e della benzina e perfino di prodotti come scarpe e vestiti.

 

Bollette luce e gas
La spesa che inciderà di più sarà chiaramente quella per l’energia, cioè luce e riscaldamento. Secondo l’ultima nota dell’Autorità del regolazione dell’energia «una famiglia italiana spenderà in media 631 euro nel 2021 per la bolletta della luce e per il gas 1.130 euro. In termini di effetti finali, per l’elettricità nel 2021 la spesa annuale per famiglia sarà di circa 631 euro, con una variazione del 30 per cento rispetto all’anno precedente (corrispondente a un aumento di circa 145 euro su base annua). La spesa complessiva della famiglia media per la bolletta del gas nel 2021 sarà di circa 1.130 euro, con una variazione del 15 per cento circa rispetto al 2020 (corrispondente a un aumento di circa 155 euro)». Tradotto: già quest’anno le famiglie hanno pagato 300 euro in più. Se davvero, come dicono le stime peggiori, si arriverà a un incremento ulteriore del 25 per cento sull’energia elettrica e del 50 per il gas a partire dai primi mesi del prossimo anno, significa un rincaro di ulteriori 650 euro.

 

Pane, pasta ma anche olio e carne
Le associazioni degli agricoltori denunciano da mesi l’aumento dei costi di produzione del grano, dovuto a diversi elementi: sia una crisi della materia prima, con crescita dei costi del grano importano dal Canada e dalla Tunisia per problemi legati alle cattive annate, sia la riduzione dei trasferimenti dalla Cina che ha fatto magazzino per uso interno. Risultato? Se lo scorso maggio il grano era venduto all’ingrosso a 0,25 euro al chilo, dopo l’estate era già salito a 0,50. Le scorte interne, quelle italiane, sono già finite e i depositi vuoti del tutto anche al Sud, nelle regioni storicamente granaio del Paese. Dice Lorenzo Bazzana della Coldiretti: «Se abbiamo vissuto un periodo di deflazione con il lockdown adesso stiamo ripagando tutto. Come Coldiretti abbiamo verificato i livelli crescenti dei costi di produzione per la crescita dei prezzi di tutta la filiera: stanno aumentando i concimi, le sementi e i fitofarmaci, oltre chiaramente alle bollette energetiche. Molto dipende adesso dalla grande distribuzione: chi tra i produttori avrà la forza di imporre alle grandi catene questi aumenti? Rischiamo che a farsi carico dell’inflazione sia l’anello più debole, l’agricoltore». Ma la stessa Coldiretti segnala comunque che alcuni aumenti sono arrivati già al consumatore: «Sul pane c’è un aumento dei costi della produzione del grano, poi un ulteriore incremento a causa dei costi dell’energia lo caricano i mulini per fare la farina e, ancora, un aumento dei costi lo devono prevedere anche i panifici». Secondo uno studio Federconsumatori la pasta integrale è già aumentata del 33 per cento ed è arrivata a 2,90 euro al chilo, il pane dell’11 per cento e ora costa 3,86 euro al chilo. Considerando i consumi medi per pasta e pane delle famiglie italiane si arriva a una spesa annua in più pari a 75 euro.

 

Non va meglio sul fronte dell’olio: quello da cucina costa già adesso il 40 per cento in più, per la crisi di produzione dei semi di girasole e della palma, l’extravergine allo scaffale registra invece incrementi tra il 3 e il 7 per cento. Considerando un costo medio di 8 euro al litro per l’extravergine e i consumi annui degli italiani, nel 2022 una famiglia spenderà almeno 24 euro in più per questa voce del paniere alimentare. Per la carne i rincari stimati variano dal 3 per cento per quella di vitello fino al 20 per cento per la carne di toro passando al 10 di quella di vacca. Tradotto: in media all’anno 140 euro in più a famiglia solo per quest’altra voce.

 

Trasporti e benzina
Sul fronte trasporti in alcune città i taxi hanno già ritoccato i prezzi: da Roma all’aeroporto di Fiumicino il costo della corsa è passato da 48 a 50 euro, ma a preoccupare è il prezzo della benzina e del gasolio, aumentato del 20 per cento negli ultimi mesi e destinato ancora a crescere. Secondo l’Istat la spesa media mensile per carburante di una famiglia è di 145 euro, soltanto considerando l’aumento attuale della benzina e del gasolio a oggi si arriva a un costo aggiuntivo all’anno pari a 348 euro.

 

Caro Natale
Il conto totale fa almeno 1.700 euro in più a famiglia al di là dell’intervento che potrebbe arrivare dal governo Draghi per calmierare il costo dell’energia per le famiglie medie, povere e disagiate. L’inflazione sta già colpendo proprio mentre il Prodotto interno lordo cresce e i salari restano bassi e uguali. Un mix micidiale che rischia di far fermare di botto la ripresa del Paese a causa delle difficoltà del mercato interno a mantenere alti livelli di spesa. Non a caso, secondo le stime Federconsumatori, ci sarà un arretramento del 2 per cento della spesa degli italiani per il Natale 2021 sul 2020, già una pessima annata a causa della pandemia. 

Presente difficile, futuro ancora più incerto, come dice il neo presidente dell’associazione dei consumatori Michele Carrus: «Aumenti su farina e pasta sono già concreti e stiamo monitorando anche l’incremento dei prezzi dei prodotti natalizi, come panettone e addobbi degli alberi di Natale. A segnare i rialzi maggiori sono i prezzi per i prodotti alimentari tipici del Natale: più 12,3 per cento rispetto allo scorso anno. Ma ad aumentare sono anche i costi degli alberi sintetici per decorare la propria abitazione (più 15,9 per cento) e degli addobbi natalizi (più 3,5 per cento)». La vera domanda oggi per Carrus è però un’altra: «Quello che ancora non capiamo è se l’inflazione sia solo un fatto momentaneo oppure strutturale: questo è un tema cruciale. Forse nella prossima primavera capiremo se ci sarà un rallentamento della corsa dei prezzi o meno. Il sospetto che abbiamo noi è che ci sia una forte azione speculativa sull’incremento di alcuni listini: molte aziende secondo noi stanno scaricando sul mercato interno l’aumento dei costi più che sulle esportazioni. Ma danneggiare il mercato interno alla lunga non paga. Abbiamo invitato le commissioni parlamentari competenti e l’Antitrust ad avviare attenti monitoraggi e controlli sull’andamento dei prezzi, in primis quelli dell’energia e dei beni alimentari». Sospetti o meno, la stangata per le famiglie italiane è già arrivata.

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