Più la coesione sociale viene disgregata dalla disuguaglianza, più le tensioni aumentano. È in tali contesti che prosperano i movimenti di estrema destra

La proposta: una democrazia sana
Giustizia sociale e ambientale come primo metro di ogni politica; azione pubblica basata sul confronto acceso, aperta ai saperi e alle aspirazioni delle persone nei luoghi, dal centro alle periferie, dalle aree interne fino alle contrade lontane del mondo; revisione degli accordi internazionali che ostacolano l’accesso alla conoscenza come bene primario dell’umanità. Queste sono le risposte per una democrazia “sana”, al riparo da disuguaglianze e dalle degenerazioni dell’ultra-capitalismo.

 

Nel 2021 i diritti umani sono finiti sotto scacco. Si è verificata un’escalation di casi di repressione ai danni della società civile, attacchi alle minoranze etniche, un generale indebolimento delle istituzioni democratiche e crescenti violenze contro i giornalisti. I colpi di Stato, come quelli avvenuti in Sudan o in Myanmar, hanno reso più debole il battito già debole della democrazia, ulteriormente schiacciato da uomini di potere, come avvenuto in Brasile e nelle Filippine. E l’attacco a Capitol Hill, il Parlamento degli Stati Uniti, avvenuto lo scorso 6 gennaio, è l’emblema della fragilità dei diritti umani nel mondo.

Il think tank conservatore Freedom House ha lanciato l’allarme su quello che definisce «uno dei peggiori declini mondiali della democrazia mai registrato nella storia». Ma ha fallito il proprio tentativo di trovare una spiegazione di tale fenomeno perché non ha compreso il nesso che c’è fra diritti umani ed economia. Al contrario c’è un nesso fra il crollo della democrazia e la crescente disuguaglianza sociale al punto che nel rapporto 2021 sulla società civile redatto da Civicus, si dice che «la disuguaglianza economica è diventata sempre più evidente, il lavoro precario è ormai la norma e le grandi imprese sono fonte di attacchi ai diritti umani e allo spazio civico». Allo stesso tempo, il report Global Witness 2021 Last Line of Defence fa notare che «l’incontrollato e poco trasparente potere delle corporazioni contribuisce al fatto che i difensori dell’ecologia e delle minoranze etniche vengano uccisi impunemente».

Come hanno notato gli studiosi Radhika Balakrishnan e James Heintz, «quando il potere politico delle élite si espande e parallelamente cresce il divario di ricchezza e di reddito, si compromette l’intera gamma dei diritti umani». Civicus definisce l’attacco ai diritti umani come uno degli ultimi effetti dell’ultra capitalismo. Il World Inequality Report registra come «nel 2021, dopo trent’anni di globalizzazione commerciale e finanziaria, le disuguaglianze globali sono ampie tanto quanto lo erano all’inizio del Ventesimo secolo, nel pieno dell’imperialismo coloniale. E la pandemia da Covid-19 ha esacerbato ancora più i divari globali. Tanto che l’uno per cento più ricco assorbe il 38 per cento di tutta la ricchezza aggiuntiva accumulata dalla metà degli anni ‘90, con un’accelerazione dal 2020».

Le società più diseguali sono, per altro, anche le più violente. Mano mano che le parti sociali, come i sindacati, si indeboliscono, le persone tendono a chiudersi in se stesse e a non cercare la forza nell’unità di popolo. Più la coesione sociale viene disgregata dalla disuguaglianza, più le tensioni aumentano. È in tali contesti che prosperano i movimenti di estrema destra che pretendono di essere contro il sistema, ma trovano una facile sponda in dittatori e plutocrati, entrambi scegliendo di dirigere la rabbia non tanto verso chi ha sottratto più ricchezza, ma contro chi, più facilmente, può essere preso di mira per il modo in cui veste, parla, prega o ama.  

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