Dopo il calo dei mesi scorsi, ad aprile l’indice dei prezzi in Italia è aumentato dell’8,3 per cento contro il 7,6 per cento di marzo. Ne fanno le spese soprattutto i lavoratori a reddito fisso. E anche i tassi d’interesse sono destinati a salire ancora

L’inflazione torna a salire e conferma i peggiori timori degli analisti che ammonivano a non scommettere su un rapido rientro alla normalità dopo la fiammata dell’anno scorso. Nel mese di aprile, ha comunicato questa mattina l’Istat, l’indice dei prezzi per l’intera collettività (Nic) ha fatto segnare un aumento dello 0,5 per cento su base mensile e dell’8,3 per cento su base annua.

A marzo lo stesso indicatore aveva registrato un incremento del 7,6% del mese precedente. Anche la cosiddetta inflazione di fondo, al netto dei prodotti energetici e degli alimentari freschi non fa passi avanti: resta stabile al 6,3 per cento. Cattive notizie anche dall’Europa. Neppure nell’area dell’euro, infatti, il carovita fa marcia indietro: ad aprile siamo al 7 per cento contro il 6,9 per cento del mese precedente.

I dati resi noti oggi confermano cheil nostro Paese dovrà confrontarsi ancora a lungo con un’inflazione ben superiore al tasso del 2 per cento, il livello considerato fisiologico per il sistema economico.

Nel Documento di economia e finanza (Def) presentato a metà aprile, il governo prevedeva una discesa dal 7,4 per cento della media del 2022, al 5,7 per cento quest’anno e quindi al 2,7 per cento nel 2024 e all’2,0 per cento nel biennio 2025-2026. Tutti obiettivi che sono ancora raggiungibili, ma il percorso verso la normalità rimane pieno di incognite.

In particolare, l’Istat segnala che i prezzi del carrello della spesa, che comprende i beni alimentari e quelli per la cura della casa e della persona hanno fatto segnare un rallentamento solo marginale, dal 12,6 per cento di marzo al 12,1 di aprile. Questo significa che la pressione sui consumatori resta elevata, soprattutto sui lavoratori a reddito fisso che già nei mesi scorsi hanno dovuto scontare un forte calo del valore reale dei loro salari.

Anche sul fronte finanziario i nuovi dati sull’inflazione sono destinati a provocare reazioni a breve. Giovedì è in programma una riunione del Consiglio direttivo della Bce che dovrà decidere un nuovo aumento dei tassi d’interesse.

Al vertice dell’istituzione di Francoforte si confrontano da tempo i sostenitori di una nuova stretta da 50 punti base (0,50 per cento) e le colombe che chiedono di non andare oltre i 25 punti. I prezzi che tornano a salire, seppure di poco, anche nell’Eurozona forniscono nuovi argomenti ai rigoristi, i cosiddetti falchi. L’incremento dei tassi ha come principale obiettivo quello di raffreddare l’inflazione. Dal luglio dell’anno scorso la Bce per sei volte ha corretto al rialzo i tassi di riferimento. Le previsioni erano tutte per un’inversione di marcia entro giugno. La notizia di oggi potrebbe rimettere tutto in discussione.