Viaggio nell'intelligenza artificiale
Perché la sfida tra OpenAI e Google è una rivoluzione
Nel 2023 le ricerche con strumenti di IA rappresentavano il 12% delle query. Gli esperti prevedono che in cinque anni possano superare il 30%. Il mercato si apre a una diversificazione dell’offerta digitale e a nuove possibilità
Per oltre due decenni, Google ha mantenuto una posizione di totale monopolio nella ricerca online: un business che vale miliardi di dollari e che ha offerto al colosso tech un potere di influenza senza precedenti. È risaputo, inoltre, che Google guida una fetta significativa del traffico globale: secondo i dati di Statista, a fine 2023 deteneva una quota di mercato del 92,6% sulle ricerche desktop, una percentuale che rende arduo, se non impossibile, qualsiasi tentativo di concorrenza.
La capacità del motore di ricerca di influenzare la visibilità dei risultati ha un impatto diretto su decisioni di acquisto, scelte politiche, e la percezione pubblica di numerosi argomenti. Grazie agli algoritmi che vogliono “prioritizzare” certi contenuti piuttosto che altri, Google può orientare l’informazione in modo significativo.
Tuttavia, in un contesto tecnologico che sta vivendo rapide trasformazioni, l’arrivo dell’intelligenza artificiale può attaccare questo dominio e OpenAi, con il suo ultimo aggiornamento di ChatGpt, è la prima azienda con le spalle larghe, a sfidare apertamente Google in questa arena.
Utilizzando un assistente Ia come ChatGpt, gli utenti non si limitano più a inserire parole chiave in un motore di ricerca per ottenere una lista di link; al contrario, interagiscono con un assistente che ricerca informazioni, filtra contenuti rilevanti, cita fonti specifiche e presenta risposte come farebbe un vero e proprio consulente. Il processo è simile a un dialogo continuo, dove l’utente può continuare la conversazione per ottenere dettagli aggiuntivi, chiarire aspetti o espandere le informazioni ricevute. La vera differenza con il modello tradizionale di Google sta proprio nell’esperienza personalizzata e nel modo in cui ChatGpt struttura le risposte: mentre Google suggerisce storicamente una semplice lista di link, ChatGpt organizza i contenuti per gli utenti, evitando il sovraccarico informativo. E, se vuoi, li spiega pure.
Questa rivoluzione nella ricerca sta avvenendo non solo per OpenAi, ma anche per altre aziende del settore. Oltre a Perplexity anche Meta, ad esempio, sta lavorando al suo modello di intelligenza artificiale per la ricerca, puntando a sviluppare un’alternativa in grado di rispondere alle domande degli utenti in modo sintetico e contestualizzato. Il panorama delle ricerche, in altre parole, sta cambiando rapidamente. Secondo i dati del 2023, le ricerche attraverso strumenti di intelligenza artificiale rappresentavano già il 12% delle query totali effettuate online, e gli esperti prevedono che entro i prossimi cinque anni questa percentuale possa superare il 30%. Questo trend è guidato dalla crescente preferenza degli utenti per un’interazione naturale e fluida, che riduca il tempo e lo sforzo necessari per trovare le risposte. Google, dal canto suo, non sta certo a guardare. La società ha già implementato Gemini, un assistente Ia conversazionale, che cerca di imitare le caratteristiche innovative dei concorrenti. E qui dove vivo io in UK, da tempo, quando fai una ricerca ti esce in cima alle ricerche un riassunto generato dell’Ia di quello che hai cercato.
Google sta inoltre esplorando nuove modalità di integrazione dell’intelligenza artificiale nei suoi servizi di punta, inclusi YouTube e Gmail, per creare un ecosistema che possa offrire un’esperienza coerente e ricca di suggerimenti personalizzati. Questa battaglia tra Google e OpenAi è molto più di una sfida tecnologica: rappresenta un cambiamento di paradigma nel nostro rapporto con l’informazione. Si apre, infatti, una nuova fase nella competizione tecnologica globale, in cui il valore non si misura più solo in termini di quote di mercato o di ricavi pubblicitari, ma anche nella capacità di innovare e ridefinire interi modelli di business. Ad esempio, dove metteranno la pubblicità? Nelle tue conversazioni con il tuo fidato assistente? Ma allora quanto è fidato? E via così mille domande a cui ancora non esiste risposta.
Questa battaglia rappresenta l’inizio di una diversificazione dell’offerta digitale, con aziende che si sfidano non solo sui servizi, ma anche sui modi di erogare informazioni e di supportare l’utente. La domanda centrale diventa quindi: quale modello saprà rispondere meglio alle esigenze di un pubblico sempre più esigente e consapevole? Potremmo vedere una frammentazione dell’ecosistema digitale, dove ogni tecnologia punta a specializzarsi per conquistare la sua fetta di mercato. Questo cambiamento potrebbe ridefinire i rapporti di forza tra i grandi attori del settore, aprendo la strada a un settore tecnologico meno monopolizzato e più ricco di approcci e soluzioni diversificate.