«Non è la città più bella d'Italia, ma probabilmente è l'unica che riesce a mettere insieme passato e futuro rappresenta la nostra cifra. Il design e il mobile sono l'espressione più importante di questa capacità di guardare oltre». Dialogo con il sindaco meneghino

Sindaco Sala  cosa significa per Milano il Salone del mobile?
«Significa tanto e si va al di là dei numeri che sono impressionanti, perché durante il Salone arrivano centinaia di migliaia di persone. Significa anche reiterare quello che Milano vuol essere e cioè il Salone. Per noi il Salone dà un'immagine della freschezza che Milano ha. Lo dico in un altro modo: Milano non è la città più bella d'Italia, ma probabilmente è l'unica che riesce a coniugare una storia straordinaria ed essere al contempo una finestra sul futuro. Riuscire a mettere insieme passato e futuro rappresenta la nostra cifra. Ecco il design e il mobile sono probabilmente l'espressione più importante di questa capacità di guardare oltre».

 

Cosa sta facendo la città per migliorare l'accoglienza delle migliaia di visitatori da tutto il mondo per il Salone?
«Ovviamente il salone rappresenta una settimana un po’ a parte, ma va a inserirsi nella vita e nelle problematiche della città. Cerchiamo di lavorare sulla mobilità e di dare sempre più servizio pubblico. Cerchiamo di convincere la gente a usare un po’ meno la macchina. Questo vale sempre, ma nella settimana del Salone del Mobile vale di più. E poi c'è un'altra questione che è forse il problema più sentito in questo momento in città, quello del caro affitti. Da un certo punto di vista rappresenta l'altra faccia della medaglia e cioè quella del successo. La città diventa attiva e i prezzi si alzano. Dove sta però il confine tra, da un lato, dedicare tanti appartamenti  ad affitti brevi, quindi adattissimi a momenti come il Salone del Mobile e dall'altro lato, invece, la necessità di avere più affitti  duraturi di lungo termine che favoriscano giovani studenti?  È una delle questioni su cui stiamo  riflettendo e  ci stiamo confrontando».

 

Quali misure sono state adottate per garantire la sicurezza dei partecipanti.
«Non misure particolari, ma solo più attenzione. Potremmo aprire una finestra lunghissima sulle questioni della sicurezza e su cui ognuno ha le sue idee. Ovviamente io so benissimo che c'è molta attenzione ma a volte anche speculazione. Dico solo che gli eventi che più colpiscono la gente sono i crimini di strada: ti rubano il cellulare, ti rubano la collanina. Le statistiche ci dicono che omicidi e furti in appartamenti stanno andando giù in maniera significativa, mentre i crimini di strada stanno decisamente salendo. È evidente che si cercherà di spostare un po' le forze dell’ordine laddove c'è più confusione e più affollamento».

 

Secondo lei, sindaco, l'economia e il prestigio internazionale di Milano sono cresciuti in questi anni? Se sì, quanto ha contribuito un evento come il Salone del Mobile?
«Sono  cresciuti tantissimo. Questi sono eventi che tante altre città vorrebbero avere e, se ben gestiti, portano un beneficio perché comportano attrattività internazionale, perché qualcuno viene qua magari anche per ragioni di lavoro, di business e poi ci ritorna. E poi il connubio fra  Salone e  FuoriSalone e tanti eventi nella città ha creato un fenomeno che è assolutamente unico al mondo. Tutto ciò ha portato tanti vantaggi a Milano».

 

C’è un impegno del Comune per promuovere l'innovazione e la sostenibilità, sia nel settore del design, dell'arredamento, ma anche più in generale dell'urbanistica?
«Impegno  del Comune sì ma soprattutto degli operatori e degli organizzatori del mobile, tanto è vero che l'edizione dell'anno scorso era molto legata al tema della sostenibilità. E obiettivamente si sono visti messaggi e prodotti che tenevano conto di tutto ciò. Quello che il Comune deve deve fare è continuare a  lavorare sulla logica degli sviluppi urbanistici. Non è una questione semplice. Noi abbiamo visto negli ultimi anni tante costruzioni, certo di qualità, ma anche a prezzi elevati. Quello di cui abbiamo bisogno oggi invece sono nuove costruzioni, nuovi sviluppi residenziali a prezzi più moderati. Come si fa? Faccio un esempio: noi stiamo rigenerando gli scali ferroviari, che sono il vero esempio di rigenerazione a Milano.  Il proprietario degli scali sono le Ferrovie dello Stato. Abbiamo fatto una convenzione con loro che dice: volete fare residenziale? Bene, ma sappiate che un terzo lo dovete lasciare a edilizia convenzionata, quindi a prezzi più bassi. Dunque, per essere onesti, la questione caro affitti non si risolverà in tempo breve, è chiaro. Però io difendo il fatto che il Comune sta facendo delle politiche che vanno in questa direzione».

 

Parlando del Salone del Mobile, lei ha detto che uno dei suoi meriti è quello di saper creare il giusto mix fra creatività e pragmatismo. Cosa intendeva dire?
«Sono un milanese di nascita, ma di fatto fino al periodo universitario sono vissuto in Brianza anche perché mio padre aveva una piccola azienda di arredamento. Da bambino mi portava a vedere il Salone e so che dietro il design e il mobile c’è tanta creatività. Ma poi so anche bene che c'è tanto, tanto lavoro».

 

In questi anni ha preso sempre più piede il FuoriSalone. Cosa rende unico questo fenomeno rispetto alla normale esposizione? Quanto è importante per la città?
«Tantissimo. Ed è strano che di fatto non è che ci sia un'organizzazione così formale. E questa è un’unicità. Cioè non è che c'è un capo del FuoriSalone. Ogni anno vengono date un po’ di regole su cosa si vuole fare e come allinearsi al Salone. Ma poi sistematicamente diversi quartieri si propongono come spazi di fuori salone. C’è Brera che storicamente è sempre stato al centro del FuoriSalone, e molti altri. Una volta a Lambrate, una volta intorno alla stazione centrale. E poi c'è tanto spazio, libertà nelle interpretazioni e la volontà di partecipazione: questo secondo me è proprio il vero livello di unicità del FuoriSalone».

 

Chiudiamo questo nostro incontro chiedendo al sindaco qual è il suo augurio per il successo di questa edizione del Salone e degli eventi associati.
«Durante il Salone io vivo con la settimana, dormo poco, sono in giro fino all'ultimo evento con l'angoscia che non succeda niente, che tutto funzioni, che ci sia tranquillità, che non ci siano incidenti. Questa per me è la cosa più importante. Quello che mi auguro per quest'anno è che Milano possa accogliere più stranieri possibile. Stiamo cercando molto di rafforzare, per esempio, i nostri aeroporti in modo da avere più voli. Ecco alla fine è sì una festa per i milanesi ma è davvero importante che vengano anche molti stranieri».