Pane al pane

Carlo Cottarelli: «Il superbonus è una delle peggiori iniziative degli ultimi anni. Speriamo che serva da lezione»

di Carlo Cottarelli   3 aprile 2024

  • linkedintwitterfacebook

Ora che la pacchia della misura è finita, si può riassumere con la parola esagerazione. Si è esagerato, infatti, mettendo 120 miliardi (quasi l’intera spesa sanitaria) in un singolo settore. Ecco perché

Ormai è finita. Mi riferisco alla pacchia del superbonus 110%. C’è stato un ultimo colpo di coda a fine 2023, con un’ulteriore spesa di quasi 40 miliardi di euro, dovuta al fatto che le esenzioni alla stretta introdotta dal governo Meloni un anno fa si stavano esaurendo (vedi la recente nota di Arcano, Capacci e Galli sul sito dell’Osservatorio sui Conti pubblici italiani). Ma ora è finita. E il conto sembra chiaro: circa 120 miliardi dati agli italiani che si troveranno ora con una casa più “verde” e risparmieranno parecchi soldi in futuro in bollette di gas ed elettricità. Loro risparmieranno perché a pagare il conto (in termini di minori entrate per lo Stato nei prossimi anni quando il relativo credito d’imposta sarà utilizzato) saranno gli altri italiani.

 

Sono ancora molti i sostenitori accesi della validità del superbonus, specie tra i 5 Stelle e il Pd. Critici gli altri partiti, dimenticando che, in passato, anche loro (con rare eccezioni tra cui +Europa, Azione e, in parte, Fratelli d’Italia) lo avevano sostenuto. Tra questi vale la pena segnalare il sostegno della Lega e di Forza Italia (vedi “Tutti i partiti che hanno difeso e votato il superbonus” al sito Pagella Politica del 5 settembre 2023). Vale quindi la pena ricordare perché si è trattato di uno dei peggiori provvedimenti degli ultimi anni. Una parola lo riassume: esagerazione.

 

Occorreva sostenere il sistema edilizio, molto colpito dalla crisi Covid. Occorreva sostenere, in generale, l’economia con spese in deficit durante quella crisi. Occorreva rendere le nostre case più verdi anche per ridurre nei prossimi decenni i consumi energetici. Ma si esagera quando si mettono 120 miliardi (il 6% del Pil, tanto quasi l’intera spesa sanitaria annuale) in un singolo settore perché questo si surriscalda portando a un aumento dei prezzi superiore a quello che si sarebbe verificato se il sostegno fosse stato graduale. E perché, come sta avvenendo ora, il settore si sgonfia troppo rapidamente quando il sostegno viene tolto.

 

Si esagera quando si elimina il conflitto di interessi tra compratore e venditore perché tanto paga Pantalone rendendo irrilevante il prezzo concordato (i tetti ai prezzi esistenti nel provvedimento del superbonus, al meglio, erano diventati prezzi medi, piuttosto che tetti). Si esagera quando, per mettere 120 miliardi nell’edilizia, si tolgono risorse ad altri settori chiave come istruzione e sanità. Sì, perché le risorse non sono certo infinite e la domanda che ci si deve porre non è mai se si è fatto Pil spendendo soldi in un certo settore, ma se quei soldi spesi in altro modo non sarebbero stati più utili.

 

Si esagera quando si apre l’accesso a un bonus generosissimo indipendentemente dalle condizioni economiche dei potenziali beneficiari con la conseguenza che questi finiscono per essere famiglie senza difficoltà economiche (vedi articolo su Lavoce.info pubblicato il 24 dicembre 2021 da Larcinese, Rizzo e Secomandi). Si esagera quando non si mettono tetti alla spesa complessiva di un bonus, rendendo imprevedibile l’esborso futuro, soprattutto quando le caratteristiche del bonus sono innovative e quindi senza potersi basare sull’esperienza passata.

 

Speriamo almeno che l’esempio del superbonus ci serva in futuro. I libri di testo su come gestire politiche di bilancio ne trarranno comunque beneficio, come esempio in negativo.