Economia
4 dicembre, 2025La mobilitazione nel capoluogo ligure dopo il tavolo al ministero delle Imprese e le risposte di Urso ritenute insufficienti. A Taranto, invece, rimossi i blocchi ma si continua a chiedere un tavolo a Palazzo Chigi
Un grande striscione - “Genova lotta per l’industria” - apre il corteo dello sciopero generale dei metalmeccanici nel capoluogo ligure per la vertenza dell’ex Ilva. Una mobilitazione che arriva dopo tre giorni continuativi di agitazione, dopo il tavolo convocato al ministero delle Imprese e le risposte del ministro Adolfo Urso giudicate insufficienti da lavoratori e sindacati.
Al fianco dei metalmeccanici genovesi c’è anche la sindaca Silvia Salis: “Se non c'è un piano del governo ci chiediamo cosa succederà ai nostri lavoratori ex Ilva? Cosa si produrrà a Genova? Stiamo dando via un altro pezzo d'industria, uno degli ultimi italiani? Noi vogliamo solo delle risposte - dice in corteo, alla vigilia del nuovo incontro al ministero con Urso -. Ma soprattutto è importante che lo Stato si impegni a entrare nella gara per far sì che, in caso non avesse un vincitore, si procede a una statalizzazione, anche transitoria per mantenere attrattivi e al lavoro gli impianti”.
Sono una ventina i blindati della polizia che sono stati schierati a protezione della prefettura di Genova. E sul rischio violenze, Salis fa un appello: “È giusto protestare ma, da sindaca, chiedo che rimanga una protesta nei limiti della non violenza perché non dobbiamo fornire alibi a chi non ci vuole dare risposte. Risposte che, invece, sono dovute e meritate”.
"Chiediamo alla presidente del Consiglio di convocarci al tavolo, di fermare il piano di chiusura di fatto degli impianti ex Ilva e fare la società pubblica, che noi chiediamo da tempo, per poter realizzare il piano che il governo stesso aveva preventivato per gli impianti italiani dell'ex Ilva - dice il segretario generale della Fiom Cgil Michele De Palma, anche lui in corteo -. Quella del ministro Urso non è una risposta. Ieri ha detto delle bugie in Parlamento. Basta vedere, scusate, tutti questi lavoratori qui al mio fianco sono tutti che non hanno capito? I lavoratori hanno capito benissimo. Noi stiamo chiedendo di tornare al lavoro. Lui dice che è tutto normale e che tutti tornano a lavorare. Ma quello che non dice, invece, è che non ci sono i soldi per far funzionare gli impianti. Questa è la verità. E il governo deve mettere le risorse per dare continuità agli impianti produttivi”.
Dopo quello di Taranto, lo stabilimento ex Ilva di Genova è il secondo impianto più importante e il principale snodo di collegamento con gli altri siti dell’azienda in Piemonte, come quello di Novi Ligure. Nell’incontro dello scorso venerdì, dal ministero è emersa la possibilità che nel capoluogo ligure rimanesse solo la lavorazione della banda stagnata; una rivisitazione industriale che potrebbe ridimensionare la forza lavoro nell’impianto di Genova.
A Taranto, invece, le sigle sindacali hanno deciso di sospendere, dalle 7 di questa mattina, lo sciopero che era stato proclamato ad oltranza due giorni fa e di "riportare al consiglio fabbrica, convocato in maniera permanente, le prossime iniziative di lotta". I sindacati riconoscono "che le azioni messe in campo hanno creato disagio ad un città già fortemente provata da anni di mancanza di risposte da parte tutti i governi che si sono susseguiti negli anni, consapevoli che non è certo la maggioranza della città ad essere contro i lavoratori”. “Continueremo a mobilitarci - concludono - fino a quando non arriverà la convocazione di un tavolo unico a Palazzo Chigi che porti al ritiro del piano di chiusura”.
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