Via libera dall’Unione europea alle contromisure per rispondere ai dazi introdotti da Donald Trump, dopo il voto a favore di 26 Stati su 27. Ma a rompere il fronte europeo, come spesso accade, è stata l’Ungheria di Viktor Orbán. Le nuove imposte saranno al 25 per cento per la gran parte dei prodotti (quelle statunitensi sui beni europei, entrate in vigore oggi - 9 aprile -, sono al 20 per cento) saranno applicate in tre trance: 15 aprile, 16 maggio e primo dicembre.
Le contromisure europee
“L’Unione europea ritiene che i dazi statunitensi siano ingiustificati e dannosi, in quanto arrecano danni economici a entrambe le parti e all'economia globale - si legge in un comunicato diffuso dalla Commissione europea -. L'Ue ha dichiarato la sua netta preferenza per la ricerca di soluzioni negoziate con gli Stati Uniti, che siano equilibrate e reciprocamente vantaggiose. L'odierno voto di approvazione da parte degli Stati membri implica che, una volta concluse le procedure interne della Commissione e pubblicato l'atto di esecuzione, le contromisure entreranno in vigore. I dazi inizieranno a essere riscossi a partire dal 15 aprile. Tali contromisure possono essere sospese in qualsiasi momento, qualora gli Stati Uniti accettino un esito negoziato equo ed equilibrato”. Per il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, “l’Unione ha commesso un grave errore. La risposta giusta non sono i dazi, ma i negoziati”. In ogni caso l’opposizione ungherese non ha compromesso la risposta europea perché, per bloccare il provvedimento, sarebbe stata necessaria una maggioranza qualificata di 15 Paesi (che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione europea). Il voto è avvenuto nell'ambito della cosiddetta Comitatologia, procedura che vede la partecipazione dei Paesi membri nel rilasciare un parere formale ad atti di esecuzione della Commissione.
I controdazi della Cina
Prima dell’Unione europea era stato il turno delle contromisure della Cina, che ha portato i dazi sui beni made in Usa dal 34 all’84 per cento ed entreranno in vigore da domani 10 aprile. Altre questioni, riferisce una nota del ministero dell'Economia cinese, saranno implementate. Pechino esorta gli Stati Uniti a correggere immediatamente le proprie pratiche sbagliate, ad annullare tutte le misure tariffarie unilaterali e a risolvere adeguatamente le divergenze con la Cina attraverso un dialogo paritario basato sul rispetto reciproco. Per il segretario americano al Tesoro, Scott Bessent, le nuove imposte doganali decise da Pechino sono una “sconfitta” per la Cina. “Sono il Paese in surplus. Le loro esportazioni sono cinque volte superiori alle nostre verso la Cina. Penso sia un peccato che i cinesi non vogliano venire a negoziare perché sono i peggiori trasgressori del sistema commerciale internazionale. Questa escalation è una sconfitta per loro", ha spiegato Bessent. A chi gli chiedeva della possibilità di rimuovere i titoli cinesi dai listini di borsa americani, ha risposto che “tutte le opzioni sono sul tavolo”.