Continua a ruotare la girandola dei dazi, tra compromessi, minacce di Donald Trump e ipotesi di rinvii. Oggi - 30 giugno - è il giorno in cui entrano in vigore le imposte ridotte sull’export di auto dal Regno Unito verso gli Stati Uniti. Ad annunciarlo, il governo britannico in una nota: “ I produttori britannici di automobili e aerospaziali beneficeranno di importanti riduzioni tariffarie con l'entrata in vigore dell'accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito", ha dichiarato il ministero del Commercio in un comunicato, mentre continuano i negoziati con Washington le esenzioni per l’acciaio. A maggio scorso, Regno Unito e Stati Uniti avevano raggiunto un accordo per ridurre i dazi doganali sulle automobili dal 27,5 per cento al 10 per cento, fino a un limite di 100 mila veicoli l’anno.
Il Canada reoca la digital tax sulle imprese Usa
Nel dialogo con Washington, ogni Stato si muove in ordine sparso. A due giorni dall’annuncio di Trump dell’interruzione delle trattative commerciali con il Canada a causa delle tasse sui servizi digitali, Ottawa fa un passo indietro e decide di sospendere proprio la digital tax sulle imprese Usa nella speranza di raggiungere un accordo con gli Stati Uniti. Poi, in una nota del governo si anticipa che Trump e il premier canadese Mark Carney “hanno concordato che le parti riprenderanno i negoziati con l'obiettivo di concordare un accordo entro il 21 luglio 2025”. La Digital service tax sarebbe dovuta entrare in vigore proprio oggi, colpendo colossi come Alphabet di Google e Amazon, ma anche Meta e X, e avrebbe fruttato alle casse canadesi circa 3,5 miliardi di euro in cinque anni.
Pechino: "Si evitino accordi a nostre spese"
Intanto, non è bastato l’accordo firmato qualche giorno fa tra Stati Uniti e Cina per far uscire Pechino dalla grande partita dei dazi. Il ministero del Commercio cinese ha annunciato che adotterà "ferme contromisure per proteggere i suoi diritti e interessi legittimi" nel caso in cui qualsiasi Paese finisca per stipulare accordi commerciali con gli Stati Uniti a spese di Pechino, "in cambio della cosiddetta riduzione dei dazi”. Il pressing della Casa Bianca sugli Stati affinché accettino i dazi reciprochi è per la Cina un "tipico esempio di prepotenza unilaterale che mina gravemente il sistema commerciale multilaterale e scuote il normale ordine del commercio internazionale".