Bollette, inflazione, lavoro. Queste sono le emergenze che attanagliano il Paese . L’esecutivo invece sceglie di cominciare da questioni come i Rave o il ponte sullo Stretto. Forse vuole distogliere l’attenzione dai problemi che non sa come affrontare

Ci sono delle priorità che il governo di Giorgia Meloni dovrebbe iniziare ad affrontare. A cominciare dagli aiuti in favore di famiglie e imprese per far fronte al caro bollette e carburante. E quindi il sostegno all’occupazione. Rispetto ai primi mesi del 2021, oggi una famiglia spende per quanto riguarda le bollette di luce e gas una cifra triplicata e registriamo una crescita continua dei prezzi al dettaglio. A cominciare da questi temi sarà valutato il governo da tutti gli italiani. Il resto, introdotto nei giorni scorsi dall’esecutivo, appare come un diversivo per tentare di non concentrare l’attenzione sui principali problemi che attanagliano il Paese. Ci sono tante contraddizioni nell’esecutivo. E c’è la libertà dei cittadini che viene messa in discussione con il decreto sui Rave.

 

Per il Viminale «la norma interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l’incolumità pubbliche». Ma Matteo Salvini esulta: «Indietro non si torna, le leggi finalmente si rispettano». Però tocca al ministro dell’Interno Piantedosi, con una lunga esperienza di ordine pubblico, spiegare che questo provvedimento non si applica ad altri contesti diversi dai rave illegali «in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento». Al decreto si deve rimettere mano, per chiarire meglio l’ambito di azione in cui sarà applicato. Perché altrimenti si può pensare male, e come hanno iniziato a spiegare importanti giuristi e costituzionalisti, in questo modo possono essere penalizzati, processati e forse anche condannati a pene fino a sei anni gli studenti che organizzano l’occupazione di un istituto scolastico, tanto per fare un esempio che è quello più attuale.

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Già lo scorso anno il direttore dell’Ufficio scolastico regionale aveva imposto a tutti i presidi degli istituti di Roma e del Lazio di denunciare «formalmente il reato di interruzione del pubblico servizio e di chiedere lo sgombero dell’edificio, avendo cura di identificare, nella denuncia» gli studenti che avevano occupato e quindi organizzato la protesta.

 

Mi chiedo a questo punto come si comporteranno le forze dell’ordine della Capitale il prossimo 7 gennaio quando sappiamo, fin da adesso, che centinaia di neofascisti si daranno appuntamento in vari luoghi della città per l’anniversario dei tragici fatti di Acca Larentia. Un raduno anche quello, come purtroppo abbiamo registrato ogni anno, in cui vengono messi in pratica gesti e azioni che violano il Codice penale. Ma già nei giorni scorsi ne abbiamo avuto un cenno: il cimitero del Verano è stato chiuso per motivi di sicurezza perché una cinquantina di militanti di CasaPound, in occasione del centesimo anniversario della marcia su Roma, hanno deposto una corona di fiori per ricordare i morti di via Acca Larentia.

 

E sempre a proposito di priorità e contraddittorietà c’è ancora una volta il vice premier e ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Matteo Salvini, che ha contattato i governatori di Calabria e Sicilia per organizzare un incontro al dicastero di Porta Pia per fare il punto della situazione con particolare riferimento al progetto del Ponte sullo Stretto. Anche volendo fare quest’opera miliardaria, si prevedono tempi lunghissimi per la fattibilità del vecchio progetto o di un nuovo che verrà. Mi chiedo se Salvini, oppure il neo governatore siciliano, hanno mai pensato di percorrere l’autostrada Palermo-Catania (che come dice Rosario Fiorello è il posto in cui si allenano i concorrenti della Parigi-Dakar) o ancora la Palermo-Messina, o se hanno mai raggiunto Ragusa o Trapani. Viaggi dell’avventura. Per non parlare della rete ferroviaria. Quindi, il ponte a una o due campate che senso avrebbe se poi in Sicilia non puoi facilmente viaggiare? Questo è lo scollamento fra realtà e la politica del dire.