L'ambasciatore russo in Italia Sergey Razov non ha forse compreso bene il senso di libertà di stampa e di democrazia che separa e distingue il nostro paese dal suo.
E non ha ancora chiaro in mente, si spera, il significato reale di informare, quando questo è autonomo e indipendente. Qualità e valori che i giornalisti hanno in un paese libero come l’Italia e non sottoposto a controllo di un autocrate, come in Russia.
Qui ognuno è libero di denunciare, quando ci sono gli estremi per farlo, perché si deve dimostrare il dolo o la colpa, oltre al reato ipotizzato. Ma l’azione che ha compiuto stamani il diplomatico russo, in Italia la definiamo “querela temeraria”. E non solo, ha il sapore amaro di un’azione politica che vuole sfregiare chi è impegnato a raccontare la guerra in Ucraina mostrando le atrocità delle forze armate di Putin, a cui tutto ciò questo fa male.
Per tale motivo – con tutta la redazione de L’Espresso - sono solidale e vicino al bravo Domenico Quirico, ai colleghi de La Stampa e al suo direttore Massimo Giannini per l’attacco che di fatto arriva proprio da Putin attraverso il suo ambasciatore. Lo Zar Vladimir vorrebbe perseguire i giornalisti “per istigazione a delinquere ed apologia di reato” in relazione ad un articolo pubblicato il 22 marzo scorso su La Stampa. Per fortuna ci sono i giudici a decidere. Che non saranno certo quelli che hanno giudicato Alexei Navalny, condannandolo a nove anni di carcere duro, escludendolo di fatto dalla scena politica con questa pesante pena per appropriazione indebita e oltraggio alla corte.
Respingiamo quindi con tutte le nostre forze l’azione russa che è stata registrata oggi a Roma, facendo comprendere all’ambasciatore Razov che siamo giornalisti liberi e le nostre testate giornalistiche sono libere e autonome e pronte a continuare a raccontare i fatti. Documentandoli. Questa mossa diplomatica dimostra ancora una volta come i russi trattano i giornalisti, dopo aver votato in Parlamento una legge che li costringe ad evitare la parola guerra, pena una condanna in carcere fino a 15 anni. E solo in Russia, davanti alla guerra che hanno scatenato contro l’Ucraina, si può vedere un notiziario televisivo che racconta ai russi una storia diversa dalla realtà. Una manipolazione. Anzi la disinformazione.
Noi siamo accanto ai colleghi de La Stampa.