Editoriale
La politica delega troppo spesso ai magistrati questioni che dovrebbe affrontare in prima persona. Putin dovrà rendere conto dei massacri di civili. Per evitare che accada di nuovo
di Lirio Abbate
Lo possiamo chiamare “ArmItaly”. O ancora meglio, il business italiano delle armi: un’esportazione mondiale “tricolore” con cui si ricavano miliardi di euro. E qui non si parla di armamenti trasferiti in Ucraina a difesa di un paese aggredito da Vladimir Putin. Qui sveliamo gli affari degli uomini delle guerre. Nell’inchiesta esclusiva realizzata da Carlo Tecce, già anticipata la scorsa settimana, c’è il catalogo del materiale bellico e i paesi che lo acquistano. Fra i migliori clienti c’è il Qatar e altre nazioni che, per legge, non dovrebbero ricevere le armi. Come ricorda il nostro inviato, ci sono cifre da smuovere il pil: 5,340 miliardi di euro (erano 4,821 nel 2020) di cui 4,661 miliardi in uscita (nel 2020 4,647) e 679 milioni di euro in entrata (174 nel 2020).
Sono notizie che ogni volta che vengono pubblicate suscitano indignazione, che però purtroppo dura il lampo di qualche settimana. E poi viene dimenticata. In questi giorni vogliamo riaccendere i riflettori, illuminare questa zona e questo affare e sottolinearlo, mostrare con documenti e dati alla mano come gli industriali delle guerre fanno affari sul sangue causato dai conflitti accesi in tutto il mondo.
Mentre in Ucraina proseguono i massacri. Con la Russia che ha abbandonato il suo assalto a Kiev, lasciandosi alle spalle il paese aggredito alle prese con la morte e la distruzione lasciate. Anche se non c’è fine alle ostilità in vista, i pensieri si stanno rivolgendo a ciò che servirà per ricostruire e come perseguire i crimini di guerra russi.
Il presidente americano Joe Biden ha descritto le azioni di Putin in Ucraina come un “genocidio”. Ma i commenti di Biden non hanno alcun peso legale, nonostante Volodymyr Zelensky lo abbia elogiato, dicendo che «chiamare le cose con il loro nome è essenziale per resistere al male». Ogni volta che si tenta di avviare un tavolo di negoziati con la Russia, Biden lancia la sua freccia avvelenata. Emmanuel Macron mentre si prepara al ballottaggio per l’Eliseo risponde al capo della Casa Bianca e dice di essere “prudente” con i termini, e rifiuta una “escalation delle parole”, denunciando “crimini di guerra”.
È una questione di giustizia. Ed è l’ennesima delega che le autorità che hanno responsabilità politica, lasciano ai magistrati. E in Italia, purtroppo, lo abbiamo visto tante volte, la politica si è sottratta alle proprie responsabilità su emergenze sociali lasciando il posto alle toghe. Adesso i criminali di guerra russi potrebbero non essere mai assicurati ad un tribunale. Per diversi motivi che la politica internazionale conosce.
È probabile che nessuno, tanto meno Putin, trascorrerà un solo giorno in prigione. Tuttavia, è importante che le atrocità siano indagate. Non solo per commemorare coloro che sono stati torturati, violentati e assassinati. Ma anche per esporre le bugie del Cremlino a un mondo troppo incline a lasciarle passare. E le accuse pubbliche contro le truppe russe servirebbero da avvertimento per aiutare a scoraggiare il prossimo round di uccisioni.
Le Convenzioni di Ginevra, che la Russia ha firmato, vietano questi crimini, compreso l’omicidio volontario, causa di grandi sofferenze in primo luogo tra i civili.
L’invasione della Russia è stata essa stessa un crimine di aggressione, come definito dalla Corte penale internazionale, che processa gli individui per azioni secondo il diritto internazionale. E il bombardamento vasto e indiscriminato delle città ucraine da parte della Russia è un crimine contro l’umanità, definito dalla Corte come partecipazione e conoscenza di «un attacco diffuso o sistematico diretto contro qualsiasi popolazione civile».
L’Occidente deve rifiutare l’idea russa secondo cui le persone sono un mezzo per raggiungere un fine, e deve sostenere gli sforzi dei tribunali per dimostrare che ogni vita conta. Per arrivare magari ad un negoziato attraverso il quale questa guerra può aver fine...