La maggioranza sempre più indebolita, dopo le amministrative. L’economia in crisi per inflazione, spread e salari da fame. E l’effetto Draghi rischia di non bastare più

Il Paese è finito “a mare”. Ora bisogna saper navigare

Il Paese è entrato in una fase complessa. Per la parte politica troviamo una maggioranza azzoppata dalle elezioni amministrative, che adesso sta assieme con gli spilli. Per la parte economica invece le difficoltà arrivano per l’aumento dei prezzi dell’energia e quindi dell’inflazione e tutto ciò si ripercuote sulle fasce più deboli. In un’Italia già fragile.

 

La Banca centrale europea ha dovuto ridiscutere delle condizioni di mercato, pochi giorni dopo aver affermato che avrebbe alzato i tassi di interesse a luglio.

L’annuncio ha dato una tregua all’euro, ai titoli di Stato italiani e alle azioni europee. Mettendo tutti questi fattori in fila non c’è da star tranquilli. Possiamo dire che siamo in un mare di guai, o ancor meglio “Ora siamo a… mare”. Ci si chiede: e per rimanere a galla? Non serve solo saper nuotare, ma soprattutto navigare. Occorre avere comandanti capaci, e non solo sulla carta. I mercati puniscono l’Italia, e l’effetto di SuperMario Draghi non basta più. E tornano i problemi mai risolti. C’è una grave crisi dei prezzi del petrolio e del gas naturale che, occorre subito precisare, erano già aumentati prima dell’invasione russa dell’Ucraina; il conflitto li ha fatti salire più in alto.

 

Lo stato in cui si trovano i lavoratori, o ancora meglio i precari, è una giungla in cui sono costretti ogni giorno a districarsi. L’inchiesta di Gloria Riva mette in evidenza questa piaga sociale ed economica, dove alla base di tutto ci sono i salari da fame. Nel privato tre su dieci non arrivano a mille euro. Nel turismo ci sono stipendi da tre euro e mezzo l’ora. È il far west delle paghe, e senza una vigilanza mirata il tetto dei nove euro rimane un miraggio.

 

L’Italia è stata a lungo l’anello più debole della catena della zona euro. E questa posizione non cambia. Tutto questo rende gli italiani più poveri e meno capaci di spendere. Il Pil si è ridotto nel primo trimestre. Le previsioni di crescita sono state tagliate. E lo shock inflazionistico ha indotto un ripensamento globale della politica monetaria e una diffusa avversione al rischio nei mercati finanziari. L’allargamento degli spread italiani ne è una conseguenza. Con i tassi di interesse in aumento e le banche centrali che smettono di acquistare titoli pubblici, il capitale viene razionato con maggiore attenzione. I crediti più sicuri ottengono la prima chiamata. I mutuatari più rischiosi ottengono ciò che resta. E al governo di Draghi non resta che sperare nel nuovo scudo annunciato dalla presidente della Bce Christine Lagarde.

 

L’economista Innocenzo Cipolletta, intervistato da Eugenio Occorsio sull’Espresso, dice: «La seconda fase del governo Draghi comincia pericolosamente ad assomigliare al governo Monti: due personaggi di assoluto prestigio e riconosciuta competenza che però ad un certo punto entrano in corto circuito con la classe politica e quindi in qualche misura con il Paese».

 

E visto che “siamo a mare”, abbiamo voluto verificare, con l’inchiesta di Antonio Fraschilla, come “il mare” sia accessibile solo pagando. Nel Paese abbracciato dall’acqua ma con la metà delle spiagge in mano ai privati e la restante metà degradata e in zone urbane e inquinate, abbiamo voluto vedere dove un nucleo familiare può andare a fare un bagno senza spendere 30 euro al giorno. E quindi senza dover pagare un lido. L’Espresso ha fatto un viaggio tra le poche spiagge libere, tra aree accessibili solo sulla carta e non balneabili perché inquinate, foci di fiumi che solitamente rendono l’acqua del mare torbida e pessima, alla ricerca di quelle poche spiagge ancora gratuite e belle. E abbiamo scoperto la beffa dei solarium liberi in zone con l’acqua off limits. Siamo a mare, povera Italia.

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