L’Italia del 2022 è un paese stretto tra il pericolo di inflazione che è sempre in agguato che determina un aumento dei prezzi, in particolare dell’energia e dei tassi di interessi, e una politica allo sbando. Con la guerra alle porte dell’Europa che non accenna a concludersi e miete vittime in Ucraina. Mentre i flussi migratori aumentano causati non solo dai conflitti ma anche dalla fame determinata nei paesi africani dopo il blocco dell’esportazione del grano imposto da Putin. Il degrado ambientale è serio e le infiltrazioni della criminalità per succhiare gran parte dei flussi di denaro pubblico è ormai costante e accertato.
Questi sono i tempi, e l’unico vero impegno che L’Espresso si sente di prendere con i suoi lettori, nel momento in cui si apre un nuovo ciclo, è quello di non annegare nel chiacchiericcio, e di cercare di dar voce, oggi come sempre, all’Italia migliore, dovunque essa lotti per non lasciarsi soffocare.
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L’Espresso si è sempre caratterizzato per le inchieste, che lasciano il segno, disturbano i potenti, ledono interessi consolidati. Per stare dalla parte di chi è più debole. Per un servizio alla comunità. È il connotato tipico di questo giornale con le sue rivelazioni taglienti, intese come assolvimento d’un compito civile. E questo voglio continuare a fare, declinando le storie, le notizie, le battaglie politiche, culturali ed economiche nei linguaggi di oggi, nelle piattaforme digitali con gli strumenti tecnologici più avanzati, per stare al passo con chi legge e si informa.
L’obiettivo è quindi di conservare e rafforzare la dignità originaria de L’Espresso, così come ci è stato tramandato da Arrigo Benedetti, Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo, avendo cura di traghettare “un certo modo di fare giornalismo” nell’era digitale.