Editoriale

«La sinistra deve avere un progetto. E imparare che a pancia vuota non si vincono le battaglie»

di Alessandro Mauro Rossi   18 dicembre 2023

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Elly Schlein

Il Pd non può continuare a sostituire i diritti sociali con quelli civili. La politica è tale se risponde a un'idea di mondo. Se diventa populismo, assistenzialismo, familismo, allora è mera lotta per la sopravvivenza dei capi-partito

«Vorrei attraversare l’Italia per portare avanti un lavoro di ascolto e di connessione di movimenti e associazioni, con reti sociali e nuove esperienze di solidarietà». Lo racconta Nichi Vendola, nel dialogo con il nostro Simone Alliva. È il percorso che ogni leader politico dice di voler fare. Vendola, tornato a guidare come presidente l’Alleanza rosso-verde, vuole ricominciare a fare politica in prima linea. Con il suo passato può tranquillamente sedere nel senato della sinistra italiana che dovrebbe essere una fonte di saggezza.

Peccato però che gran parte dei senatori della sinistra siano capaci di analisi straordinarie, ma poi s’inceppino tutte le volte che c’è da passare dalla grammatica alla pratica. O almeno la storia dice questo. Quando si sentiva parlare Fausto Bertinotti, con quell’affabulazione dotta, declinata con la sua aristocratica erre moscia, sembrava che avesse sempre ragione lui. Salvo poi, per esempio, far cadere il governo Prodi e chiudere anzitempo una stagione della sinistra che avrebbe avuto ancora molte cose da dire e da fare.

Ma torniamo all’analisi di Vendola che almeno l’amministratore in Puglia l’ha saputo fare per un bel po’, vicende giudiziarie a parte. «C’è un Paese lontano dalla politica perché la politica è lontana dalla vita». La forbice tra il Paese reale e la politica si allarga ogni giorno di più perché la politica non sa dare risposte alla gente. Una volta, quando c’erano i partiti di massa e non quelli personali come adesso, la colla era l’ideologia che nasceva dall’idealismo e dal movimentismo del tardo Ottocento e del primo Novecento, forgiati nell’inferno delle due guerre mondiali e del fascismo. Finito il tempo dell’ideologia è arrivato faticosamente quello del benessere che sembrava rendere tutto più facile.

È passato invece il ciclone dei mercati globali che ha spazzato via un sacco di certezze. La classe media è sparita, inghiottita dalla crisi immobiliare e finanziaria, sono nati i nuovi poveri, figli del lavoro malpagato o che non c’è, la tecnologia ha spaccato il mondo del lavoro tra nuove occupazioni e fine delle vecchie. Chi non ha saputo adeguarsi è stato travolto. «Qual è la tua idea del mondo?», si chiede ancora Vendola per concludere che «la politica è innanzitutto rispondere a questa domanda». Vero. O almeno è vero se si pensa alla Politica con la P maiuscola, ma se la politica diventa populismo, familismo, assistenzialismo sterile, la P si affloscia e diventa politica di bottega, una lotta per la sopravvivenza soprattutto dei capi-partito che non hanno più niente da dire ma devono solo sfamare una pletora crescente di cortigiani. E la gente? Si fa finta di ascoltarla. Tanto per lei parlano i social. E i social, si sa, si orientano come si vuole.

Sul Partito Democratico e sulla segretaria Elly Schlein, Vendola non ha dubbi: «Tra lei e i suoi predecessori, tutti, nessuno escluso, c’è un salto che è generazionale, semantico e culturale. Naturalmente parliamo di una persona che fatica a essere il punto di sintesi per un Pd (…) che non è mai riuscito a sciogliere i nodi della propria identità. La bandiera dei diritti civili non può essere compensativa rispetto al terreno dei diritti sociali». Appunto. Ecco il tema dirimente della sinistra italiana. Scegliere tra diritti civili e sociali non è possibile. Però a pancia vuota non si vincono le battaglie, al massimo si marcia sulla rabbia. La sinistra invece ha bisogno di pacatezza e di intelligenza, di tolleranza e di passione. Ma soprattutto di un progetto.