Dalla famiglia alla scuola siamo incapaci di comprendere dov’è il virus che distrugge ogni valore

Adolescenti a mano armata” è il titolo di copertina che vi proponiamo questa settimana con l’intento di analizzare e comprendere il fenomeno sempre più diffuso della violenza fra i giovani minori, che in questi mesi ha provocato tante vittime innocenti, ragazzi uccisi il più delle volte per futili motivi, un insulto, un’occhiata di troppo, una scarpa pestata. Una escalation che riguarda non solo le periferie degradate delle grandi città, ma tutto il Paese. Un crescendo di episodi, confermato dai numeri, che non si manifesta soltanto là dove l'aumento della povertà, le difficoltà economiche e la crescita delle disuguaglianze sociali hanno alimentato un clima di rivolta, anche violenta, nei confronti delle istituzioni e della società. Sono molti, infatti, gli episodi di violenza i cui protagonisti sono cresciuti in famiglie senza particolari problemi economici, bravi ragazzi, anche studiosi, che in diversi casi non hanno mai mostrato segnali di disagio.

 

Si tratta di un malessere che sta dilagando, che vede scuola e famiglie per lo più con armi spuntate e che chiama in causa una pluralità di fattori, componendo un mosaico complesso che merita da parte di tutti noi una riflessione profonda e seria. Se allarghiamo l’orizzonte scopriamo un contesto sociale molto sfaccettato che a volte sembra intrecciarsi con una crisi educativa profonda e che crea una sorta di spirale pericolosa, coinvolgendo tutta una generazione di giovani, cresciuta in famiglie sempre più fragili, dove il più delle volte regna la mancanza di solidi riferimenti. Analizzando le indagini di magistrati e forze dell’ordine ciò che colpisce in questi minori è l'assenza di vergogna e pentimento. In questo clima sembra farsi strada una totale mancanza di regole, di valori e soprattutto del rispetto verso l’altro. Una sorta di frattura che ostacola il dialogo generazionale, annullando ogni tentativo di comprensione mentre la società sembra sempre più incapace di predisporre un ambiente educativo che risponda alle reali esigenze affettive e relazionali dei giovani. Alla ricerca delle cause del dilagare della violenza fra i minori c’è chi chiama in causa l’avvento delle tecnologie digitali o l’uso di sostanze stupefacenti. Probabilmente dovremmo porre maggiore enfasi su fattori precoci e sistemici, come la carenza di modelli educativi nella famiglia o l'esposizione a modelli di violenza e una scuola che troppo spesso non riesce a promuovere l’inclusione, l'educazione emozionale e men che meno i valori. Questo ci porta a riflettere su come l'egoismo e l'indifferenza, sempre più radicati nei nostri comportamenti quotidiani, abbiano letteralmente soppiantato l'empatia e la solidarietà in favore di un modello di vita basato sull'affermazione di sé a scapito dell'altro.

 

Infine, c'è un fenomeno recente che ha accentuato questo senso di disagio: il cyberbullismo, che oggi non si limita all'aggressione fisica, ma si espande all'umiliazione digitale delle vittime, amplificandosi attraverso il web e i social media, creando uno scenario che ha raggiunto proporzioni insostenibili in questi ultimi anni. Ecco perché resta fondamentale stabilire un nuovo dialogo, perché comprendere, ascoltare e orientare i nostri giovani potrebbe essere la chiave per spezzare il ciclo della violenza. Ora è tempo di riflessione e ascolto.