A volte quel che esce dalla porta rientra dalla finestra. È il caso delle trivelle nell’Adriatico. L’Eni ha infatti firmato un contratto con il Montenegro per perforare, con la russa Novatek, un’area di 1.228 chilometri quadrati davanti al Paese dirimpettaio. L’accordo rientra nel piano del governo di Podgorica per sfruttare i propri giacimenti in mare, varato mentre i vicini di casa croati ne hanno bloccato uno simile.
Anche qui Eni aveva assegnate delle licenze, ora bloccate. Formalmente Zagabria ha fatto questa scelta per il crollo del prezzo del petrolio; tuttavia i media sono concordi nel dire che la causa è stata l’opposizione della popolazione.
Anche il nostro ministero dell’Ambiente aveva mostrato preoccupazione: i giacimenti croati si estendono sotto le acque territoriali dell’Italia, con il rischio che si metta in pericolo anche l’ecosistema marino italiano. Un discorso che vale anche per il Montenegro, che però non mostra tentennamenti e va avanti con i suoi piani.