Un successo la prima tappa de "Le fermate de L'Espresso, incontri per il sociale" nel comune del napoletano. Un evento che si ripeterà per portare il giornale vicino alle persone e alle loro istanze

C'è un’altra Caivano a Caivano. C’è un Parco verde che non buca la cronaca e resta confinato nell’abisso dello stigma. Ma c’è una Caivano, oltre il pregiudizio, che lotta, resiste e declina il “nonostante” con la forza della volontà e la determinazione del sogno. Nonostante le difficoltà, il divario che qui tocca l’estremo, nonostante il crimine che si attacca come un bollo anche su chi ne è esente, c’è una ricchezza spesso dimenticata che ha un luogo fisico in cui ritrovarsi e crescere. È una scuola, l’Istituto Francesco Morano, alberghiero e tecnico, edifici strappati al degrado dalla determinazione di una dirigente, Eugenia Carfora, che ha fatto delle sue aule, dei suoi laboratori e delle cucine tirate a lucido un modello. E dell’orto, l’orto della scuola, un esempio di bellezza. Qui, Rosa, 16 anni e una «famiglia difficile», come dice, si sente «ascoltata, protetta e aiutata» da quei «docenti che non mollano mai». E ha ripreso a sognare: di «dirigere una sala» e dire «ce l’ho fatta, mi sono realizzata».

L’Espresso, con il direttore Enrico Bellavia, l’amministratore delegato Emilio Carelli insieme con il magistrato Alfonso Sabella, è andato a raccogliere la sua e altre voci di ragazzi del Morano. Lo ha fatto onorando l’impegno del cda che all’insediamento aveva tenuto qui a Caivano la sua prima riunione operativa. Un modo tangibile per essere vicino ai giovani testimoniato dal presidente de L’Espresso, Gianluca Ianuario, e dai componenti del cda, Francesco Rossi Guarnera e Marco Russo Spena con il responsabile Sostenibilità Emanuele Bernava. Un protocollo con la scuola per una serie di stage nelle aziende del gruppo Ludoil, editore de L’Espresso, assecondando i talenti dei ragazzi e le loro vocazioni, ha suggellato una mattina intensa. Con i ragazzi a parlare di obiettivi, perseguiti con tenacia e fatica, per trasformare le difficoltà in stimoli per nuove opportunità. Così c’è chi parla al microfono e chi si affida a un messaggio consegnato alla redazione de L’Espresso. C’è Alessandro, 17 anni, studi di agraria e una passione per l’arte che vede lì la sua redenzione e chiede a tutti quale sia la loro. C’è Rossella che strappa l’applauso che non ti aspetti quando dice di volere fare la poliziotta. E c’è Rosa, una mamma che il suo Aniello lo ha perso e torna qui, tra gli amici del figlio «per ritrovarlo». Anche nell’abbraccio di Alessandro, «il compagno di banco».

Per L’Espresso è la prima tappa di un viaggio nelle periferie, per raccontarle oltre la cronaca nera che si prende la scena e la retorica securitaria che nasconde l’evidenza di una scuola vero baluardo di resistenza civile. In cui, Domenico, al limite dei 18 anni, non parla di sogni «ma di obiettivi», vuole «avere un’impresa». Ma in fondo a un cammino «per gradi». E intanto lavora al tornio pezzi su pezzi, affinando la tecnica. In chiusura il saluto di Filippo Dispenza, il prefetto a capo della terna commissariale che regge il Comune sciolto per mafia. Premiati con una borsa di studio anche due atleti locali, Angelo ed Emanuele Marino distintisi per impegno nei campionati italiano e mondiale di karate. Perché c’è anche il diritto allo sport tra quelli che, senza acredine, ma con consapevolezza reclamano i ragazzi di Caivano, insieme con luoghi di aggregazione, posti in cui incontrarsi e, come dice Rossella, «condividere esperienze». E raccontarsi.