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19 novembre, 2025L'intervista del direttore Emilio Carelli all'ex presidente del Consiglio
Ospite della festa per i 70 anni de L'Espresso anche il senatore e leader di Italia viva Matteo Renzi, intervistato dal direttore Emilio Carelli. Che esordisce ricordando le "molte discussioni con L’Espresso quando ero premier. Ma la libertà di stampa - aggiunge - è un valore fondamentale. Guai quando un governo spia i giornalisti, quando succede questo vuol dire mettere in discussione le regole di gioco”.
Partiamo dalla legge di Bilancio. “Il vero piano casa di Giorgia Meloni è il condono annunciato per la Campania. Se la sinistra si dà una sveglia e prova a fare una battaglia sul fatto che è aumentata la pressione fiscale, è aumentato il costo della vita, è aumentato il numero degli italiani che se ne vanno — lo scorso anno 191 mila —, è aumentata l’insicurezza”.
Renzi non si dice "d’accordo sull’analisi disfattista del centrosinistra. La prima cosa che manca è la convinzione. Noi diamo tutti per scontato che Meloni sia lì per trent’anni. Non fa nulla ma vuole tutto. Il problema di fondo è che, indipendentemente dagli altri, il centrosinistra ha perso perché ci siamo divisi. Io potrei aprire un film sulle responsabilità. Se metti insieme numericamente il centrosinistra, i dati dicono che la partita è spalancata. Lunedì ci saranno due vittorie in Campania e in Puglia. Se guardiamo alle scorse regioni, finisce 3 a 3 ma come voti il centrosinistra ne prende di più. Il centrosinistra litiga, ma anche il centrodestra. Io penso che sia una partita aperta perché se perdiamo le elezioni, Meloni prende il Quirinale. E io penso che troppo potere accentrato su una sola persona è molto pericoloso per tutti. Lavoreremo perché in centrosinistra si tolga di dosso la rassegnazione”.
C’è un’ipotesi di modifica di legge elettorale con l’indicazione del candidato premier: Renzi accetterebbe le primarie? “Se la legge elettorale è quella vigente, si può andare tranquillamente con lo schema che ha avuto il centrodestra: ciascuno con il proprio partito, poi sarà il più votato a essere premier. Se invece cambia la legge elettorale, le primarie sono un’assoluta necessità. La preoccupazione di Meloni è fare qualcosa che serve a lei - aggiunge l'ex presidente del Consiglio -. Se si vota nei prossimi dodici mesi, avremo un anno e mezzo: la domanda da farsi non è sul nome del candidato premier del centrosinistra, ma chiedere alle persone se stanno meglio o peggio".
Su Quirinale: “Il dato di fatto è che il presidente della Repubblica è l’arbitro, se fa l’arbitro, non si attacca l’arbitro. Non si possono mandare questi messaggi al Quirinale. Ieri c’era una serie di eventi internazionali importantissimi e la Meloni era sul palco con Tajani a ballare. Tajani a Ballando con le stelle non va male, è durante i casini internazionali che sarebbe meglio mandare Barbara D’Urso. Questa è l’Italietta che non ci meritiamo”.
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