Ci siamo gettati in un'impresa epica: la lettura del libro appena pubblicato dal più famoso dei voltagabbana. Dove si apprende che 'Mimmo' è il nuovo Saragat e il demiurgo dell'unificazione tra materia e coscienza

Dimenticate tutto quanto vi hanno detto su Domenico Scilipoti. La verità è un'altra. E ce la racconta il libro 'Scilipoti re dei peones' di Giuseppina Cerbino (Falzea Editore), collaboratrice del gruppo parlamentare di Iniziativa Responsabile, come recita il volume. Che, nonostante sia fresco di stampa, non lo è abbastanza da aver registrato il cambio del nome in Popolo e territorio. Comunque sia, Scilipoti non è l'emblema di una maggioranza che, dal 14 dicembre, sopravvive grazie ai voti di ex Fli, Udc, Pd e Idv. Tra cui, quello dello stesso Scilipoti. Al contrario, scrive Silvio Berlusconi nella prefazione, 'Mimmo' è tra coloro i quali "si sono ribellati alla vergognosa pratica del 'ribaltone'". La loro è stata "una sacrosanta ribellione ai 'soviet' politici e mediatici che, in nome di una strabica 'fatwa' morale, mirano a colpevolizzare e a rendere oggetto di incivile satira chi ha l'unica colpa di essersi affrancato dal mondo della Sinistra".

Particolarmente berlusconiano l'aggettivo "incivile" accanto al termine "satira". Da "editto", più che fatwa, ma tant'è.

Poi la parola passa all'autrice. E i toni assumono contorni apocalittici. Scilipoti "ha abbandonato il proprio partito per votare contro i dettami dell'opposizione cambiando il corso della Storia". "Lasciandola così com'è", aggiunge tuttavia misteriosamente. Lui, tra i parlamentari Responsabili che "sono elencati in una lista di proscrizione più ignobile di quella delle leggi razziali di nazista memoria". "Un carneade" che ha lasciato l'Idv perché "in crisi di identità politica già da qualche anno". Ma comunque guidato dalla convinzione che il "caos non può vincere", e cioè che non si possa e non si debba realizzare "una crisi di governo al buio" con maggioranze "il cui unico collante sia la cacciata di Silvio Berlusconi".

"Una convinzione che gli darà la forza di compiere un gesto quasi pari solo a quello di Giuseppe Saragat nel Dopoguerra", si legge. Così che "quella che sembrava una lacerazione, era solo un passaggio costruttivo per il futuro del Paese". Tutto merito suo, dell'"uomo più insultato della Repubblica dal 9 dicembre 2010 a oggi" e che invece "ha impedito il Grande Passo, il Kali Yuga, il Trapasso a una nuova era dell'umanità, quella senza Silvio Berlusconi". Ed eccolo di nuovo, lo Scilipoti traghettatore dei nostri destini, il parlamentare che "ha cambiato la Storia", questa volta per davvero. Più di preciso, che "garantendo stabilità al Governo, ha cambiato la Storia del Paese, coniugando i concetti di evoluzione ed equilibrio politico al fine di rivoluzionare lo status quo". Per lui devono parlare "la sua mirabile operosità di medico e di politico". Le "scelte improntate a saggezza e intraprendenza" vanno, dice di se stesso, "unite alla mia caparbietà e al mio innato senso di ribellione verso le ingiustizie e i più bisognosi. Tutto ciò ha caratterizzato la mia attività professionale ma soprattutto la mia attività politica".

Perché a lui il Parlamento deve "circa 140 Interrogazioni, 30 proposte di legge come primo firmatario e 110 come cofirmatario. Oltre a 40 Ordini del Giorno". Lui, che ha "diramato oltre 600 comunicati" e ha tenuto "più di 200 conferenze in Italia e 10 all'estero". Sempre lui, il promotore di Forum nazionali sull'agopuntura e sulle medicine non convenzionali, quello "mercurio zero (amalgame dentali)", quello sulla "naturopatia-bioenergetica". Materie che vorrebbe, come recita una delle sue proposte di legge, far inserire nei programmi delle facoltà di medicina, chirurgia, farmacia e veterinaria di tutta Italia.

Tra i tanti, tantissimi eventi spicca il "Forum nazionale Movimento Olistico". Ai cui convegni ha preso parte "anche il famoso attore Pippo Franco, presente nelle vesti di relatore". E di cui Scilipoti si sente profondamente parte. Perché il "lavoratore indefesso", l'"uomo dai molteplici interessi", il "luminare dell'agopuntura", il "condottiero di mille battaglie", l'"instancabile lavoratore", il "protagonista delle cronache politiche", "il simbolo di un' 'Italia del fare', operosa, silenziosa, mai rassegnata, un po' ribelle e rivoluzionaria", è anche uomo olistico. Del resto è il suo modus vivendi: "l'unificazione di materia e coscienza". Una "scienza con l'anima", che sul piano economico è addirittura "in accordo col pensiero più volte espresso da papa Giovanni Paolo II". In altre parole, "Il movimento olistico scilipotiano, dunque, promuove un' 'ecologia profonda', non riduce l'ecologia a qualcosa di superficiale, antropocentrico".

Si prosegue per pagine e pagine tra lettere inviate a "Benedetto XIV (sic) e Barack Obama" e proposte di legge per far sparire l'amianto. Tra gli interessi di Scilipoti "nel campo dell'alta finanza" e l'inno del Movimento di responsabilità nazionale, di cui è segretario. Ma il volume rasenta il sublime quando suggerisce che è la militanza tra gli Olistici a spiegare davvero il cambio di casacca scilipotiano.

Perché "l'Onorevole promuove, con il suo operato, il benessere psicofisico dell'uomo e a favore della natura contro i soprusi di qualunque genere derivati dall'interesse economico, in sostegno di quell'unità uomo-natura inscindibile attraverso una visione olistica, trans-partitica, pacifica, ecologista". Ecco, trans-partitica. Insomma, è davvero "indispensabile" esaminare "l'operato politico ma anche quello scientifico professionale" di Scilipoti, "comprenderne la filosofia di vita, l'etica che lo guida nel pensiero e nell'azione". Solo a questo modo, forse, potremo dare un senso alle dinamiche di sopravvivenza di questa agonizzante Seconda Repubblica.

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