Il quartiere multietnico da cui proviene l'uomo sospettato di aver sparato e ucciso non è una banlieue e sembrava una soluzione di successo al problema della ghettizzazione. Ma ora tutto viene rimesso in discussione

Sylvain Waserman, vicepresidente dell'Assemblea nazionale francese e deputato eletto con la Republique En Marche nel Bas-Rhin, la circoscrizione dove è cresciuto Cherif Chekatt e dove ancora vive la sua famiglia, non ci sta. «Il nostro non è un covo di terroristi ma un moderno quartiere multietnico, senza alcuna traccia di segregazione», racconta all'Espresso nel suo ufficio nel cuore del quartiere di Neudorf, sulla sponda esterna del Reno.

E di fatti a guardarsi intorno, questo quartiere antico, sorto agli inizi del secolo scorso, come testimoniano le casette dai tetti spioventi e le travi in legno sulla calce bianca, distrutto durante le Guerre e completamente ristrutturato negli anni Novanta, non ricorda affatto la classica banlieue francese. E banlieue non è. Piuttosto la cinta periferica, e nemmeno troppo, intorno all'isola della città vecchia di Strasburgo, racchiusa dal canale e raggiungibile solo attraversando uno dei tanti ponticelli che la rendono unica in Francia.
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«Ho passato tutta la giornata in strada a parlare con i commercianti e a rassicurarli, dicendo loro che al terrorismo di qualsiasi tipo non cederemo mai. Qui conviviamo insieme francesi e europei di ogni tipo, turchi e algerini, anche italiani. Siamo un miracolo d’integrazione». Certo i problemi ci sono. La famiglia Chekatt è famosa in zona per essere non solo molto numerosa ma anche invischiata in traffici dai confini poco chiari ma non legati al terrorismo, piuttosto alla criminalità locale. E di fatti era da tempo sotto l'osservazione delle forze dell’ordine. «Io contro i Chakatt non mi ci metterei», aveva lanciato lì un abitante della zona che noon ha voluto dare il suo nome.

Lungo la via principale che attraversa la zona occidentale di Schlutfeld, collegata in pochi minuti al centro città dal tram “E”, lo stesso che arriva poi fino al Parlamento europeo, la maggior parte dei negozi ha alzato le saracinesche e, stamattina, persino il ristorante di Sushi si è convinto a riaprire le porte.
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A rue de l'Epinal, dove Chekatt si è fatto lasciare dal taxi e ha avuto uno scontro a fuoco con la polizia che pattugliava il quartiere, il suo quartiere d’infanzia, gli abitanti sono ancora sotto choc, abbagliati dal clamore e sfiancati dalle truppe televisive. Nella casa al numero 5 un operaio ripara la porta d'ingresso. La polizia ha fatto irruzione, senza suonare preventivamente, in diverse abitazioni la sera di martedì 11 dicembre, alla ricerca del 29enne che questo quartiere conosceva come le sue tasche.

«Sapevamo chi fosse ma non era un amico», ci tiene  a precisare Antoine Lecomte, un giovane abitante della via: «Ma da qualche tempo non abitava più qui». E difatti da quando aveva lasciato la prigione, per la terza volta, nel 2015, aveva preso a bazzicare la banlieue, quella sì segregata e lontana dal centro, di Koenighfeens, dove si trova anche l'ospedale di Pierre Haute dove ha la vita attaccata a una spina il giornalista italiano Antonio Megalizzi.

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«Mia moglie abita qui da trent'anni», continua Lecomte: «È un quartiere misto: molte case sono divise in appartamenti, alcuni privati, altri pubblici. In alcuni abitano anziani con la pensione minima, in altri intere famiglie, in altri ancora giovani che frequentano l'università nel quartiere accanto». Neudorf ospita i depositi dei camion merci e difatti è costeggiato dall’autostrada e dalla linea ferroviaria. Ma negli anni edifici e spazi comuni si sono moltiplicati: oltre a bar, ristoranti e nuovi alberghi il quartiere è fornito di cinema ultramoderni e luoghi di coworking. «È il tentativo di andare oltre al binomio francese centro-periferia e di costruire una città a misura del ventunesimo secolo», spiega Waserman. «Anche io vivo qui, in una casetta proprio qui dietro», ci tiene a precisare il suo portavoce, Mathieu Zeggiato, giacca e cravatta e modi oxfordiani.

Un tentativo che sembrava avere avuto successo a Strasburgo, la città che contiene il secondo numero più alto di radicalizzati di Francia dopo Parigi, molti di origine cecena, circa 200 o il dieci per cento del totale. Ma che gli omicidi di Natale, ancora una volta, rimettono in discussione. L'integrazione sociale si conferma la sfida più complessa del Vecchio Continente.

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