Una situazione a cui si è interessata anche Amnesty International, che ha denunciato le «politiche disumane e di sapore elettoralistico» portate avanti dal sindaco Ciriani. In un comunicato del 23 novembre scrive: «In questi giorni abbiamo letto e ascoltato frasi di sindaci e assessori secondo cui un’accoglienza degna e rispettosa dei diritti umani costituirebbe un fattore d’attrazione per altri migranti indesiderati. Da qui le misure di deterrenza: niente servizi igienici, niente dormitori e costanti minacce di sgombero». Una situazione insostenibile, che va avanti da mesi.
IL DORMITORIO
«A Pordenone arrivano moltissimi migranti. Quasi tutti vengono qui dopo essere stati respinti dai Paesi del Nord Europa e provano a fare una nuova richiesta d’asilo. Non tutti trovano accoglienza nelle strutture predisposte dalla Prefettura e sono costretti a vivere per strada. Una quindicina di loro avevano trovato rifugio in un parcheggio sotterraneo, che lo scorso 20 aprile è stato fatto sgomberare» racconta all’Espresso Giovanni Antonaglia, presidente della Croce Rossa di Pordenone. «La Croce Rossa, insieme alle associazioni cittadine, prestava assistenza a questi migranti che dormivano per strada, anche se la Polizia locale e l’amministrazione comunale ci hanno più volte ribadito la “non opportunità” di portargli del cibo e delle coperte» continua Antonaglia.
Così in primavera nasce l’idea del dormitorio. «Tra maggio e giugno abbiamo presentato al Comune e in Prefettura un progetto per la creazione di un dormitorio-refettorio con 24 posti letto per togliere dalla strada queste persone. Proposta che non è stata accettata» ricorda il presidente «ci abbiamo riprovato a inizio novembre, ma si è sollevata una marea di polemiche». E pensare che il progetto non avrebbe gravato sulle casse comunali: «Avevamo trovato uno stabile, in periferia, verso la zona industriale. L’affitto sarebbe stato completamente a carico nostro, senza nessun onere per il Comune».
«Il sindaco Ciriani considera l’apertura di un dormitorio come una “calamita” che può attirare l’arrivo di nuovi migranti» continua Antonaglia. Da aprile però l’arrivo dei migranti non si è arrestato, nonostante continuino a vivere per strada: erano 40 a luglio, oggi sono quasi 60. «Noi vogliamo mettere un tetto sulla testa a queste persone che dormono per strada, al freddo, in attesa che le commissioni territoriali decidano sul loro destino» sottolinea Antonaglia «il centro permetterebbe poi di fornirgli una serie di informazioni sulle strade che possono percorrere. Come quella del rimpatrio volontario».
In questi giorni, dato l’avvicinarsi dell’“Emergenza freddo” prevista per il prossimo 1 dicembre, le istituzioni stanno cercando una soluzione. Dopo il rifiuto della proposta della Croce Rossa, «perché non percorribile», è stato chiesto alla diocesi di accogliere i profughi nelle parrocchie. «Non abbiamo spazio, ma daremo ugualmente una mano» ha dichiarato il vescovo, monsignor Pellegrini. E adesso in Prefettura cercano un’altra soluzione, «un capannone fuori città» come riportano fonti di stampa. Intanto già due profughi hanno dovuto far ricorso alle cure mediche dell’ospedale, entrambi con un principio di polmonite.
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IL CLIMA IN CITTÀ
In questi mesi il braccio di ferro tra favorevoli e contrari al dormitorio per i migranti ha inasprito il clima in città. Le associazioni, come Rete Solidale e Il ballo della scrivania, che si sono interessate alla questione dei migranti senzatetto denunciano una vera e propria campagna denigratoria nei loro confronti. «Dallo scorso luglio è in corso una campagna di comunicazione dei partiti di destra che sostengono la giunta comunale contro chi appoggia l’iniziativa dell’apertura del dormitorio» afferma Flavia de Il ballo della scrivania. «Inoltre è stata perpetrata una vera e propria denigrazione della Croce Rossa» dichiara mentre fa vedere un volantino di CasaPound. Il movimento della tartaruga frecciata ha tappezzato Pordenone con volantini che ritraggono Anir Amri (l’attentatore che il 19 dicembre 2016 ha ucciso 12 persone a Berlino, ndr) e la scritta “Grazie Croce Rossa”.

«Da aprile è cominciata una campagna stampa massiccia contro i rifugiati. Sono considerati unicamente come un problema di ordine pubblico e decoro. C’è poi un continuo tentativo di criminalizzazione dei volontari e della Rete Solidale indicati come “scafisti di terra”» afferma Elisabetta, componente dell'associazione, «veniamo additati come interessati a far confluire i rifugiati a Pordenone. Siamo dileggiati quotidianamente da una rete televisiva locale, Telepordenone. Su Facebook poi il sindaco interviene ogni giorno aizzando l’opinione pubblica e sostenendo che, se Pordenone ha un numero di rifugiati superiore a quello previsto dalla legge, è colpa di chi li richiama. Ma e? ovvio che essendo Pordenone sede dei servizi essenziali per i richiedenti asilo, questi preferiscono stare in citta?».
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Ma si fa di tutto per rendergli la vita impossibile. Non solo i migranti sono costretti a vivere per strada, come a Comina, nella zona nord di Pordenone, senza servizi igienici e sanitari. Quando si recano alle mense organizzate dai volontari, la Polizia locale porta via tutti i loro effetti personali, dai sacchi a pelo alle tende in cui dormono.
IL SINDACO
«Il Friuli Venezia Giulia, e Pordenone in particolare, sono ormai la Lampedusa del Nord» afferma all’Espresso, con toni allarmistici, il sindaco Alessandro Ciriani. «Abbiamo superato ogni limite tollerabile e gestibile: la quota di migranti che spetterebbe alla città è di 125 persone. Ne abbiamo più di 400, esclusi i minori. Noi abbiamo fatto il nostro, anzi di più» prosegue il primo cittadino eletto nel giugno 2016 sostenuto dalla lista Civica Pordenone Cambia, Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Autonomia responsabile. Nonostante l’emergenza freddo ormai alle porte, il sindaco non lo vuole nemmeno sentire nominare il dormitorio: «Garantirò il diritto alla salute di tutti, nessuno morirà per il freddo. La decisione poi l’ha presa il Prefetto, che vuole alleggerire il nostro comune dal già eccessivo numero di migranti. Ma perché il dormitorio non lo aprono in un’altra città? Visto che la Croce Rossa ha così tanti soldi da investire, perché non lo fa da un’altra parte? Pordenone non vuole questa struttura protoanarchica». Ciriani critica duramente i comuni limitrofi, che non hanno nessun profugo: «E molti politici se ne sono addirittura vantati in campagna elettorale. Perché invece di scrivere che Pordenone non vuole un dormitorio, non andate a chiedere agli altri sindaci perché non accolgono?».

Il sindaco Ciriani se la prende anche con le «associazioni di estrema sinistra che strumentalizzano» la questione migranti a Pordenone. E con lui, ex missino che ha iniziato a fare politica perché “ispirato dal carisma di Giorgio Almirante” (come scriveva su Facebook il 22 aprile 2017, ndr), il dialogo non può che essere difficile. Anche perché con l’estrema destra non ha mai tagliato i ponti: ad esempio, il 27 gennaio 2017 in occasione del giorno della memoria delle vittime dell’Olocausto, il primo cittadino ha ricevuto una delegazione di CasaPound in Municipio. «Perché tutte queste belle persone invece di protestare per le mie decisioni non vanno nei comuni che non hanno nemmeno un profugo? Perché devono stare solo a Pordenone? Io non lo capisco, già ne abbiamo più del dovuto. E la gente si lamenta: non li vogliono nei parchi, gli procurano disagio». Il dormitorio però, secondo Ciriani, non avrebbe alleggerito la situazione della città: «Sarebbe stato solo una calamita. Pordenone sarebbe stata invasa».
L’INIZIATIVA
[[ge:espressoarticle:eol2:2187923:1.45407:article:https://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2012/07/30/news/per-i-migranti-non-ci-sono-diritti-1.45407]]C’è chi però ancora spera in un ripensamento del sindaco e del prefetto. «Non capita tutti i giorni di vedere un’iniziativa umanitaria di questo tipo, organizzata dai cittadini e dalla Croce Rossa in maniera autonoma» afferma all’Espresso Teho Teardo. Il compositore pordenonese è «preoccupato» per quello che sta succedendo: «In città non c’è mai stato motivo per un conflitto con gli stranieri. L’aria pesante che si respira è un’invenzione della stampa e della televisione, con proclami che anche Libero si sognerebbe. Così non si fanno che alimentare le paure della gente». E gli stranieri non hanno mai creato problemi: «A Pordenone rubavano solo gli eroinomani. C’è una comunità ghanese numerosissima in città, e tutti sono più che integrati. Nessuno ha mai avuto da ridire qualcosa. In moltissimi poi ospitano in casa i migranti».
Per sensibilizzare l’opinione pubblica, Teardo ha partecipato alla produzione del video dell'associazione Pordenone Solidale. «Ho riunito alcuni colleghi per sostenere le donne additate a “scafiste da strada” e alle persone incolpate di “richiamare i clandestini” a Pordenone».
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Nel video insieme a 153 pordenonesi, compaiono i registi Liliana Cavani, Mario Martone, Daniele Vicari e Andrea Molaioli, gli attori Elio Germano e Michele Riondino, la danzatrice Marta Bevilacqua. E poi scrittori come Christian Raimo e Andrea Maggi, intellettuali come Alessandro Portelli e moltissimi musicisti. Tutti a sostegno di un’iniziativa portata avanti da chi vede nei migranti delle persone prima che dei numeri.