Un registro dei locali dove si pratica la prostituzione che diventerà un lavoro autonomo come altri e non sarà più considerato un reato contro la morale. La scelta di aree precise dove si potrà esercitare la professione e dove ogni mattina passeranno i netturbini a ripulire. Obbligo dell'uso del preservativo. Una hotline per raccogliere il parere dei cittadini e per indicare le donne e i clienti che si appartano nelle "zone protette" come i dintorni di scuole, chiese e luoghi di interesse pubblico. Trasmissioni radiofoniche e materiale informativo distribuito dalle associazioni che si occupano di vittime del traffico, come "Sophie" o "Lefö", nelle aree calde per sensibilizzare e far sentire almeno un po' in colpa i cacciatori di sesso a pagamento. E mediatrici culturali che avvicineranno le prostitute per spiegare i loro diritti e offrire una possibilità per uscire dal giro.
Tutto questo succede a Vienna e durerà sei mesi. Un esperimento voluto dal Comune per cercare di circoscrivere un fenomeno che ha assunto proporzioni preoccupanti. Commenta l'assessore alle donne Sandra Frauenberger: "Finché ci saranno clienti ci sarà la prostituzione. Perciò non ha alcun senso emanare divieti. Quello è solo populismo di bassa lega. Noi vogliamo essere realistici, vogliamo capire il fenomeno, controllarlo e regolamentarlo". E il responsabile della polizia della capitale Peter Goldbruber aggiunge: "Almeno per un po' i miei uomini dovranno solo informare e avremo tutti meno problemi".
Ma come si è giunti a questa decisione? L'origine sta nel livello insopportabile che ha assunto il fenomeno dopo la caduta delle frontiere con l'Est Europa. Ufficialmente a Vienna (1,6 milioni di abitanti) ci sono 1.500 passeggiatrici sulle strade. Ma il ministero dell'Interno le stima in almeno 8 mila. I locali a vocazione hard, i saloni di massaggio e le saune sono oltre 600. E sembra un'approssimazione per difetto. Bratislava (Slovacchia) dista solo 50 chilometri, la Repubblica Ceca e l'Ungheria sono vicine. Da questi tre Stati partono, ogni giorno, treni e bus carichi di prostitute con destinazione Vienna. Le straniere hanno, poco alla volta, sostituito le austriache. Secondo l'Ocse, "tra il 50 e il 75 per cento sono controllate dalla criminalità organizzata". Conferma Joana Adesuwa Reiterer, fondatrice dell'Associazione Exit che aiuta le vittime provenienti dai Paesi africani: "Vienna è un paradiso per i trafficanti di donne".
Le prostitute, poi, non esercitano lungo le boscose e appartate rive del Danubio, ma hanno occupato la circonvallazione del Gürtel, il secondo anello solo un po' più esterno del celebre Ring, lungo la quale si affaccia una quasi ininterrotta teoria di locali a luci rosse. Molte hanno invaso anche normali quartieri residenziali dove il traffico di clienti inizia già nel tardo pomeriggio. Da qui la decisione delle autorità comunali di intervenire per cercare di circoscrivere il fenomeno, altrimenti sarà difficile, nel futuro, che la città possa confermarsi al primo posto per qualità della vita, come da recente classifica stilata dall'Istituto internazionale Mercer. Così nella Vienna sempre meno cattolica (ormai solo il 49 per cento dichiara la propria appartenenza alla Chiesa di Roma) parte un esperimento inedito. Sei mesi di tempo e, a fine anno, una commissione tirerà le conclusioni. Se i risultati saranno positivi sarà emendata l'attuale legge sulla prostituzione.