Finanze facili. Casse vuote. Debiti per 500 milioni. L'amministrazione cittadina è a un passo dal fallimento. Mentre si favoleggia di uno sceicco salva-conti

E un giorno giunse a Parma uno sceicco. Mister Shurooq, cittadino degli Emirati Arabi Uniti, si consultò con i dirigenti locali e insieme concepirono il seguente piano. Lo sceicco avrebbe acquistato la società Spip, baraccone comunale gravato da oltre 90 milioni di euro di debiti ma ricco di aree industriali dismesse a nord della città. Mister Shurooq avrebbe dato 100 milioni per tutto ciò. Dopo di che, insieme ai suoi soci cinesi e indiani, avrebbe utilizzato le aree per produrre insaccati e formaggi: simil-prosciutti, simil-salami e simil-parmigiani che non possono fregiarsi del marchio Dop, ma che si possono legittimamente etichettare made in Parma. A Guangzhou o a Bangalore chi nota la differenza? Del resto anche a Parma nessuno nota la differenza fra Dubai e Sharjah, l'emirato integralista e senza soldi da dove arriva mister Shurooq e dove ogni investimento in attività impure, come la produzione di salumi, è ferocemente vietato.

Ma lo sceicco, come la serva di Totò, serve. Quindi la Spip ha varato una "Emirates Mission" che in poche settimane tra gennaio e febbraio è costata 36 mila euro, nonché il posto a Franco Calzolari, amministratore in carica da appena otto mesi. Alle contestazioni sulla Emirates Mission avanzate da Massimo Varazzani, neopresidente di Stt e dunque azionista di controllo della Spip, Calzolari ha replicato con un elenco di sprechi di ben altro rilievo. In una lettera riservata, ha parlato degli oltre 90 milioni di euro di debiti Spip di cui la metà in scoperto di conto, perciò con oneri micidiali. Ha messo all'indice i beneficiari di oltre 7 milioni di euro svaniti in consulenze, le spese tecniche e di progettazione pari al 18 per cento degli importi appaltati e le modalità di acquisto della Reig, una società privata schermata da una fiduciaria e comprata con 23 milioni di euro di denaro pubblico. Tanto sono state valutate le sole le opzioni immobiliari in portafoglio a Reig. I terreni veri e propri sono costati diverse decine di milioni in più. "Un prato", li ha definiti Varazzani. Un prato carissimo.

Di operazioni simili la contabilità del Comune di Parma e delle sue controllate è piena. A novembre la società di consulenza Kpmg, incaricata dalla stessa giunta, ha censito 32 società a capitale municipale. Soltanto le controllate, una ventina, hanno debiti per 335 milioni a fine 2009. L'esposizione bancaria è quasi raddoppiata da 139 milioni nel 2007 a 262 milioni nel 2009. Le proiezioni per fine 2011 si attestano sui 500 milioni di euro. Siamo ai livelli di Catania, salvata nel 2008 da un assegno da 140 milioni firmato dal governo centrale. Contando che Catania ha il triplo degli abitanti e forse un quarto delle attività produttive, il primato va a Parma. È per questo che Giulio Tremonti è corso ai ripari e ha mandato Varazzani, un fedelissimo.

Formalmente l'ex numero uno della Cassa depositi e prestiti presiede la Stt, che è la holding di diritto privato impiegata come armadio per gli scheletri del Comune. Di fatto, l'inviato speciale di Tremonti è un commissario straordinario che non perde occasione di sparare a zero sulla politica finanziaria del sindaco in carica Pietro Vignali. Guarda caso, un pupillo di Gianni Letta, con in più una passione per le signorine targate Lele Mora, come Nadia Macrì o come Sara Tommasi, presente all'inaugurazione dello scorso Festival Verdiano a fianco del primo cittadino.

A Varazzani, nato a Parma 60 anni fa, tocca il ruolo di poliziotto cattivo. E di garante delle banche più impelagate nelle allegre finanze municipali. Fra queste, c'è Intesa, di cui Varazzani è stato manager. Qualche mese fa l'istituto ha dovuto inglobare la Banca del Monte di Parma, disastrata dai crac Tanzi e Burani e finanziatrice di alcune società del Comune come Alfa, un'altra cassaforte di prati acquistati con 14 milioni di euro di mutui Banca Monte in scadenza a marzo.

Naturalmente, il prestigio di Varazzani non basta. Né basta alla giunta rianimare un'altra vecchia holding, Parma Infrastrutture, e infilarci dentro quel che resta di giardini pubblici e viste panoramiche. Le banche non si sentono affatto garantite da un patrimonio immobiliare sopravvalutato o invendibile o entrambe le cose. Per evitare il fallimento, il Comune ha dovuto girare alla Stt di Varazzani l'equivalente di 94 milioni di euro in azioni Iren, la municipalizzata per l'energia, che sono la cosa più vicina al contante oggi in circolazione nelle casse dell'ex Ducato. E, dopo i titoli Iren, i gioielli di famiglia sono finiti.

Ragion per cui Varazzani ha annunciato che la lista dei sogni infrastrutturali sarà ridotta in modo drastico. Sopravviveranno quattro opere: la scuola europea, il Ponte Nord, appaltato alla Pizzarotti, l'Efsa (agenzia europea per l'alimentazione) e la stazione ferroviaria, affidata alle imprese Bonatti e Di Vincenzo. In realtà, per la stazione i soldi non ci sono, non tutti, e scendere da un treno a Parma significa trovarsi sul set di un film di guerra. Rfi è stata pregata di contribuire ma l'inaugurazione, prevista nel 2012 a ridosso delle elezioni comunali, potrebbe slittare.

È vero che al palazzo del Comune hanno incombenze più urgenti dei tagli di nastro prossimi venturi. Il 31 gennaio la sezione di controllo sugli enti pubblici della Corte dei conti ha spedito due paginette dove si invita la giunta a difendersi dalle accuse di elusione del patto di stabilità interno, di avere utilizzato plusvalenze da alienazione di beni alle partecipate per equilibrare il bilancio, di avere fatto "crescente ricorso a forme di indebitamento indiretto attraverso le società partecipate per il finanziamento della spesa corrente" e, infine, dell'esistenza di ulteriori forme debitorie sotto forma di lettere di patronage a favore di Spip e altre controllate. La difesa del Comune, il 17 febbraio, non è stata considerata soddisfacente e la giunta dovrà fornire altri chiarimenti.

L'11 febbraio, con una mossa senza precedenti si sono dimessi i tre revisori dei conti del Comune, i due in quota Pdl e un terzo in quota opposizione. A loro è bastata mezza pagina per dire che la giunta limita i poteri dell'organo di controllo contabile e che i revisori non ricevono la documentazione necessaria ad esprimere un parere. Lo stesso Varazzani, che ha promesso di affidare un'attenta ricognizione dei bilanci a professionisti di sua fiducia non parmensi, non ha ancora completato il lavoro. Nel frattempo, un'altra sentenza tiene Parma in sospeso. Il 22 febbraio la Corte costituzionale ha deliberato sul ricorso presentato dalla Regione Emilia-Romagna contro l'annullamento dell'appalto per la metropolitana. Il verdetto della Suprema Corte sarà reso pubblico a giorni. Se la Regione perde, vince lo Stato che gira parte dei soldi della metro (50 milioni di euro) direttamente nelle casse del Comune, oltre ai 20-30 dovuti in risarcimento al vincitore della gara (Pizzarotti). Se la Regione vince, la metro si deve fare, il denaro va all'impresa appaltatrice e il Comune non vede un soldo.

A queste tensioni finanziarie Parma reagisce in modo freddo, come se si pensasse che nella terra di Maria Luigia non può succedere quello che è successo a Catania. Certo, a due passi da qui c'è Collecchio ma il crac Parmalat è un'altra storia. Per di più, a Calisto Tanzi si riconosce di essere stato generoso verso la città, non foss'altro che per avere spesato la parata di calciatori allo stadio Tardini al suono della marcia dell'Aida.

Tempi bui quelli degli arresti Parmalat. Nessuno ci tiene a riviverli, anche se ogni fine settimana parte il tam tam che prevede avvisi di garanzia, o peggio, per una delle tante inchieste aperte dalla procura. La magistratura locale lamenta organici ridotti e procede come può. Basti pensare che solo un mese fa c'è stato un nuovo sequestro di opere d'arte nella villa di Tanzi a Vigatto. La prima operazione risale alla fine del 2009 e per smuovere le acque c'è voluta una denuncia del programma Rai Report. Però tutti giurano che qualcosa di grosso stavolta accadrà. Nell'attesa, i fornitori del Comune falliscono e l'ordinaria amministrazione va avanti con i contributi dei privati, come per il restauro della statua di Garibaldi.

È un intervento, nel quadro del 150 anniversario dell'Unità d'Italia, da poche decine di migliaia di euro. Circa un terzo di quanto la Stt e la Spip abbiano concesso per scopi promozionali al film "Baciato dalla fortuna", girato a Parma con Vincenzo Salemme protagonista e prodotto dalla Arella di Rita Rusic.

Il monumento a Garibaldi, nella piazza centrale, è stato impacchettato in uno scatolone. Le due facciate nascoste descrivono il restauro ed esibiscono il marchio del Comune e del ministero dei Beni culturali. Le due facciate bene in vista sono due enormi cartelloni che pubblicizzano il salame di Felino. Mister Shurooq di Sharjah sarebbe contento. L'eroe dei due mondi chissà.

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