L'inchiesta Dama Nera, lanciata dalla Procura di Roma con gli arresti del primo ottobre 2015, procede sotto traccia. Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza sta esaminando documenti e verbali di interrogatorio degli indagati. L'Espresso è in grado di illustrare gli ultimi sviluppi dell'indagine.
Gli accordi bonari
Le dichiarazioni di Antonella Accroglianò, la “Dama nera” che ha ottenuto gli arresti domiciliari il primo dicembre scorso dopo quaranta giorni di carcere, sono ancora in fase di verifica da parte dei magistrati romani.
Intanto la Guardia di finanza sta verificando la regolarità di 155 accordi bonari relativi al periodo 2011-2015. L'accordo bonario è una procedura, prevista dal codice degli appalti, per dirimere il contenzioso fra l'Anas e le imprese appaltatrici senza ricorrere a forme più strutturate, e più lunghe, come l'arbitrato o la causa in tribunale. Le cifre sborsate dalla società pubblica sono molto consistenti. Fonti ufficiali dell'Anas, che sta collaborando con i finanzieri, riferiscono di una somma di 2,8 miliardi di euro richiesta dalle imprese sotto forma di riserve (il cosiddetto petitum), pari al 10 per cento del valore complessivo dei lavori.
È circa un terzo dell'intero contenzioso dell'Anas, stimato in 8,6 miliardi di euro e in maggior parte dipendente dalle cause presso i tribunali ordinari oppure dagli arbitrati che, come le cause, passavano direttamente al pagamento se il consiglio di amministrazione non faceva ricorso.
La cifra effettiva versata alle imprese per accordi bonari è pari al 16 per cento del petitum ossia 448 milioni di euro. È una somma rilevante che non necessitava dell'approvazione dell'allora presidente Pietro Ciucci e dei suoi consiglieri mentre il successore di Ciucci, Gianni Armani, ha cambiato questa procedura e ha trasformato le conclusioni delle commissioni di accordo bonario in una proposta non vincolante.
Prima di questa modifica, il direttore finanziario si limitava a verificare l'esistenza della copertura e il presidente firmava il mandato in automatico.
Se è certo che l'Anas ha pagato centinaia di milioni di euro in più sul valore dei lavori sulla base di questi mini-arbitrati, è altrettanto certo che nella definizione dell'accordo bonario Accroglianò non era in grado di decidere né il diritto dell'impresa al riconoscimento delle riserve né l'importo a compensazione dei costi imprevisti.Gli investigatori e i magistrati stanno cercando di capire che cosa la Dama nera potesse garantire alle imprese in cambio delle “ciliege”, le tangenti che riceveva e che potevano essere “smozzicate” o “definitive”, secondo se l'importo era insufficiente o soddisfacente.
In sostanza, bisogna chiarire se la responsabile del coordinamento tecnico-amministrativo manipolava i conteggi degli interessi, stabilendo in modo arbitrario la data dalla quale dovevano essere calcolati, oppure se si limitava a fornire una corsia preferenziale per liquidare gli accordi bonari delle imprese amiche.
Le due opzioni non si escludono a vicenda. Ma soprattutto l'accelerazione della pratica - un classico della corruzione in burocrazia - poteva essere vitale per la sopravvivenza delle imprese piccole e medie che più facilmente ricorrevano all'accordo bonario.
Nell'elenco della Tributaria figurano nove società, tutte sottoposte a perquisizione: Tecnis-Cogip, De Sanctis, Vidoni, Ricciardello, Vittadello, Aleandri, Lauro, Società italiana costruttori stradali e Sac.
Il gruppo Tecnis-Cogip degli imprenditori catanesi Concetto Bosco Lo Giudice e Francesco Domenico Costanzo, entrambi arrestati insieme ad Accroglianò, rappresenta l'esempio ideale per mostrare il potere della dirigenza di medio livello ma pone interrogativi anche sul vertice aziendale.
Ascesa e caduta di Tecnis
Il 2013 è un anno d'oro per Tecnis-Cogip, impresa emergente nel panorama delle opere pubbliche con appalti assegnati dall'Anas per centinaia di milioni di euro, incluso il viadotto Scorciavacche sulla Palermo-Agrigento, smottato un anno fa pochi giorni dopo l'inaugurazione.
Nel marzo 2013 Bosco e Costanzo, attraverso il loro consorzio Uniter, ottengono un premio di accelerazione da 26 milioni di euro per un piccolo lotto da 11 chilometri fra Calabria e Basilicata sul tracciato della Salerno-Reggio Calabria, l'autostrada che Ciucci ha promesso urbi et orbi di terminare appunto entro il 2013.
Quattro mesi dopo, a luglio, arriva un altro successo. Tecnis vince l'appalto per la variante di Morbegno, un lavoro da 145 milioni di euro assegnato in via definitiva alla fine del 2013, con la progettazione del potente Antonio Bevilacqua di Italconsult e grazie all'appoggio di Ugo Dibennardo, dirigente del compartimento siciliano dell'Anas in Sicilia per cinque anni, direttore centrale progettazione con Ciucci.
Ma la Tecnis è in difficoltà finanziarie. Si tiene l'appalto per un anno. In questo periodo iscrive riserve che accrescono il costo dell'opera e poi, nell'impossibilità di realizzarla, la cede per 15 milioni di euro alla Cossi, storica impresa valtellinese acquisita dal colosso Condotte nel 2008.
All'inizio di novembre, durante un interrogatorio nel carcere romano di Rebibbia, la Dama nera ha confermato le relazioni privilegiate delle società catanesi con il democrat calabrese Luigi Meduri, ex sottosegretario alle infrastrutture messo agli arresti nell'inchiesta Dama nera. Ma non era il solo Meduri a garantire buone relazioni e lavoro lobbistico fra imprenditori privati e manager pubblici. Il tandem Bosco-Costanzo, secondo Accroglianò, aveva «relazioni importanti in Anas, con i vertici».
Quando i giudici hanno chiesto chiarimenti, la Dama Nera è stata esplicita. «Il punto di riferimento di Meduri all'Anas era Ciucci. Non ero io. Meduri incontrava Ciucci, non so dire con che frequenza».
La politica e le fondazioni
L'idea che Antonella Accroglianò avesse messo in piedi un circuito corruttivo autonomo senza che i vertici aziendali si accorgessero di nulla è molto diffusa fra la vecchia guardia dell'Anas ma è altamente improbabile.
La Dama Nera ha attraversato varie stagioni della maggiore stazione appaltante d'Italia. Ha iniziato ventuno anni fa nella segreteria di Giuseppe D'Angiolino, nominato commissario straordinario dell'allora ente controllato fino al 1992 dal ministro democristiano Gianni Prandini e devastato dalle inchieste di Tangentopoli.
Dopo la trasformazione di Anas in spa, Accroglianò ha fatto carriera con il presidente Vincenzo Pozzi, nominato nel 2002 dal ministro tecnico-berlusconiano Pietro Lunardi, e ha conservato la sua posizione di potere quando nel 2006 è iniziato il lungo governo dell'allora prodiano Ciucci, con Antonio Di Pietro ministro e il centrosinistra al governo.
L'anima politica dell'Anas è centrista per vocazione, com'è centrista il sindacato che ha la maggiore influenza negli uffici di via Monzambano e sui compartimenti locali, la Cisl. Per anni durante la gestione Ciucci la società è stata dominata dall'Udc di Pierferdinando Casini oltre che da Gianni Letta, regista del berlusconismo in rapporti amichevoli con Ciucci stesso.
La Guardia di finanza sta verificando se esistono rapporti di finanziamento fra Anas e due onlus: la fondazione della libertà per il bene comune e la fondazione Formiche.
La prima è presieduta da Altero Matteoli, presidente dell'ottava commissione parlamentare del Senato (ambiente e lavori pubblici), ex ministro dell'Ambiente e delle Infrastrutture, schierato prima con Alleanza nazionale, poi con Forza Italia, e indagato dalla Procura di Venezia per lo scandalo del Mose.
Nella stessa onlus di Matteoli hanno incarichi il deputato ex An e poi forzista Marco Martinelli, membro della commissione lavori pubblici della Camera e vicepresidente della Fondazione, Giovan Battista Papello, ex amministratore Anas in quota An e tesoriere della fondazione, Roberto Serrentino, a lungo nel collegio sindacale dell'Anas, e il costruttore Erasmo Cinque coinvolto nell'inchiesta Mose come imprenditore di fiducia di Matteoli.
Formiche è la onlus presieduta da Alberto Brandani, detto “il professore”. Dopo una lunga militanza sotto l'ombrello della politica nel Monte dei Paschi di Siena, Brandani è stato prima amministratore dell'Anas con Pozzi e poi con Ciucci alla guida dell'organo di sorveglianza dell'Anas.
Oltre a Brandani, indagato, la Finanza sta vagliando il ruolo di Elisabetta Parise, dirigente delle risorse umane dell'Anas con escursioni nella politica sotto le insegne della lista Marchini per le ultime comunali di Roma.
Parise, responsabile dei giovani nella Fondazione Formiche, è indagata e citata nei documenti dell'inchiesta Dama Nera per i suoi rapporti frequenti con Accroglianò. In particolare, secondo i finanzieri, avrebbe fatto da ufficiale di collegamento fra la Dama Nera e alcuni politici. Fra questi Marco Martinelli. L'intervento sollecitato da Accroglianò era legato all'utilizzo di fondi della Regione siciliana a beneficio dell'impresa Ricciardello, guidata da Giuseppe “Pippo” Ricciardello, indagato nell'inchiesta sull'Anas. Ricciardello è il suocero di Antonino Germanà, ex parlamentare forzista passato nelle file del Ncd e attuale deputato all'Assemblea regionale siciliana.
Appena un mese e mezzo prima del crollo elettorale Udc alle politiche del febbraio 2013, gran parte dello stato maggiore dell'Anas era presente al vernissage del libro di Ciriaco De Mita “La storia dell'Italia non è finita”. Il libro, presentato alla libreria Fandango di Roma, era introdotto da Brandani. Parise ha moderato il dibattito.
Altro politico di spicco citato nei rapporti dell'inchiesta Dama Nera è Maurizio Gasparri. Per garantirsi un futuro solido dopo il cambio della guardia al vertice, Accroglianò aveva fatto contattare Gasparri da un amico comune, l'imprenditore Andrea Peverini, che con la sua Meeting and promotion (Mp) ha appena vinto un appalto da 4 milioni di euro per gli eventi dell'Enel guidata da Francesco Starace.
Gasparri è citato nelle carte dell'inchiesta come ospite d'onore abituale della festa dei calabresi, organizzata lo scorso 11 giugno dalla C3 International.
L'associazione, una sorta di who's who dei calabresi che hanno sfondato, da Pippo Marra ad Antonio Catricalà, dall'ex ragioniere dello Stato Andrea Monorchio al figlio Giandomenico, da Giovanni Calabrò al neopresidente argentino Mauricio Macri, originario di Polistena, è presieduta da Peppino Accroglianò, zio di Antonella e dell'esponente Udc Galdino, indagato nell'inchiesta Dama Nera per voto di scambio alle regionali del 2014.
Il repulisti di Armani
Il presidente dell'Anas, pochi mesi dopo il suo arrivo, ha dovuto fare i conti con due inchieste giudiziarie piuttosto imbarazzanti.
La prima ha investito il compartimento di Firenze. La seconda, quella della Dama Nera, ha visto sotto inchiesta anche due manager di vertice dell'azienda: l'ex condirettore generale con Ciucci, Alfredo Bajo, e l'ex responsabile della Toscana poi assegnato alla guida della progettazione Stefano Liani.
Dopo avere promesso licenziamenti, Armani si è dovuto adeguare alle garanzie previste dalla legge per chi non è condannato in via definitiva.
Le uscite sono state agevolate da un sistema di incentivi che dovrebbe costare alla società una cifra compresa fra i 15 e i 20 milioni.
Il primo ad andarsene è stato Fabrizio Averardi Ripari, direttore generale di Anas international indagato nell'inchiesta fiorentina su Ercole Incalza, la stessa che ha portato alle dimissioni dell'ex ministro Ncd Maurizio Lupi.
Bajo è uscito a fine ottobre ma conserva la carica di amministratore delegato della stessa Anas international. Michele Adiletta, direttore esercizio, è stato spostato alla guida della Cav (concessioni autostradali venete) che lo stesso Armani, in un colloquio con l'Espresso, ha affermato di volere cedere al socio regionale appena possibile.
Resiste Dibennardo che, sebbene fedelissimo dell'ex ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, è stato mantenuto al vertice di Armani con l'incarico di direttore manutenzione, forse il più importante in una società che vuole soprattutto sistemare la struttura esistente, e di responsabile ad interim della valorizzazione commerciale degli asset.
L'obiettivo del piano di incentivi, prorogato dalla fine di novembre alla fine del prossimo gennaio, è di portare il livello dirigenziale da 200 a 150 unità in tre anni.
In effetti, la quota 150 è già molto vicina ma può essere compensata con l'ingresso di nuovi dirigenti di fiducia di Armani che ha appena completato la terna di manager di sua più stretta fiducia.
All'assistente del presidente Edoardo Eminyan, proveniente da Terna Rete Italia come Armani, si sono aggiunti il nuovo direttore del personale Alessandro Rusciano, anch'egli ex Terna, e il nuovo capo del legale Claudia Ricchetti.