Così a Kathmandu, capitale del Nepal, è stata aperta la prima catena di sexy shop del Paese. Un evento storico, per il piccolo Stato himalayano passato negli scorsi anni da una monarchia feudale di stretta osservanza induista a una confusa fase di transizione politica in cui il ruolo principale viene svolto dagli ex guerriglieri maoisti.
Il negozio principale, per evitare problemi con i religiosi, è tutto ispirato al principio della 'salvaguardia della salute': del resto lo stesso Paudel ha iniziato la sua carriera di commerciante importando in Nepal preservativi. Lui stesso insiste: «Certo, ci sono anche i sex toys, ma lo scopo della mia azienda è quello di educare le persone al sesso sicuro ».
Già, perché il Nepal è un Paese in cui l'emigrazione maschile è fortissima e le sue conseguenze negli ultimi tempi sono diventate devastanti: quando tornano nei villaggi per le vacanze o per fine contratto, gli uomini infatti importano le malattie contratte all'estero. Di qui l'esigenza di un'educazione al condom che sembrava del tutto inutile solo pochi anni fa (il primo caso di Aids nel Paese è del 1998).
La situazione poi si è aggravata di recente con la precipitosa inurbazione di centinaia di migliaia di contadini verso Kathmandu, che ormai è una bolgia infernale di quartieri costruiti in pochi mesi.
Quai tutti i prodotti in vendita nei negozi di Paudel sono di produzione cinese e ricalcano quelli che si vedono anche da noi: vibratori, vagine artificiali, bambole gonfiabili, profumi, oli e lingerie 'estrema'.
Il 90 per cento dei clienti è costituito da nepalesi, dice il proprietario, ma c'è un dieci per cento di indiani: nel gigante a sud del Nepal, infatti, i sex toys sono ancora proibiti.
Tra i frequentatori, a sorpresa, anche molte donne, generalmente fra i trenta e i quarant'anni: un dato inimmaginabile fino a pochi anni fa, data la radicata cultura maschilista del Paese, dove fino al 2006 le donne non avevano nemmeno il diritto alla proprietà privata (tutto ciò che possedevano, per legge, era o del marito o dei fratelli).
Lo sviluppo recente della Rete, anche in un Paese con uno enorme digital divide tra città e campagna, ha convinto Paudel ad aprire anche un sito di vendita on line, finalizzato, spiega, «ai clienti più timidi».

L'apertura del Nepal verso costumi più liberali, del resto, procede a una velocità incredibile. Dal maggio scorso ad esempio il piccolo Paese a sud dell'Everest è tra quelli che hanno liberalizzato anche i matrimoni omosessuali, diventando così una meta 'turistico-sentimentale' per occidentali i cui stati leggi sono più restrittive, italiani compresi. A far passare le nozze gay in Nepal è stato un deputato del partito comunista, Sunil Babu Pant, che è anche l’unico membro di un Parlamento asiatico ad essere dichiaratamente gay.