Come cappellano di bordo dell'Ong Mediterranea, don Mattia Ferrari passa lunghi periodi in mare. Ma la sua attività di soccorso dei migranti non si esaurisce tra le onde. Anzi, si estende a chiunque veda lesa la propria dignità umana. "Non basta più fare manifestazioni in piazza, bisogna tendere la mano a chi soffre", dice ai microfoni de L'aperitivo, il podcast di Politica magazine. Il cellulare di don Mattia Ferrari è stato compromesso da uno spyware che sembrerebbe prodotto da una società israeliana e venduto a enti governativi. "Non sappiamo se sia stato proprio Paragon", afferma, senza perdere fiducia nelle istituzioni: "Spero che si riesca a fare chiarezza e a scoprire chi ci ha spiato. È chiaro che il quadro complessivo in cui si inserisce invece è visibile da tempo, ogni giorno la solidarietà è diventata a tutti gli effetti quasi sovversiva".
Mediterranea Saving Humans, l'Ong in cui opera don Mattia Ferrari, "è nata nel 2018 come risposta a un sistema che ormai nega la dignità umana, specialmente nei confronti dei migranti", spiega, inquadrando i valori della sua missione nella lotta per la giustizia sociale. Diversi membri dell'organizzazione, tra cui anche il sacerdote, sono stati vittime di spionaggio. Una vicenda che si affianca al caso Almasri, il funzionario libico accusato di crimini contro l'umanità e rimpatriato in Libia dal governo Meloni. "Questo caso è una grandissima ferita", sostiene. Poi racconta di come la mafia libica sia diventata più potente anche grazie agli accordi che l'Italia ha stretto con Tripoli: "Alcuni capi della mafia libica, come Muhammad al-Khoja e al-Nasseri, sono riusciti a entrare nei meccanismi statali ricoprendo ruoli di grande importanza e contribuendo a consolidare un apparato in cui si intrecciano potere politico e criminalità organizzata".
Don Mattia Ferrari ricorda uno dei primi slogan di Mediterranea, "prima si salva, poi si discute", al quale oggi si aggiunge un altro: "Noi li soccorriamo, loro ci salvano". L'incontro tra soccorritori e soccorsi riesce a liberare i primi da schemi mentali egoistici e a restituire un senso più profondo alla vita, che si fonda sull'amore e sul sapersi donare agli altri. Il sacerdote sottolinea che, con il volontariato, si manifesta "una sorta di liberazione". E si recuperano le priorità perdute nella società odierna: "Non è più il principio di prestazione che conta, non è più ciò che appari o il tuo rendimento, il tuo profitto, ma è ciò che sei, è la tua capacità di vivere, la tua capacità di amare, la tua capacità di donarti".
A cura di Alessia Levantini