Donald Trump aggiunge un altro bersaglio nel suo poligono fatto di ordini esecutivi e dichiarazioni da Studio Ovale: “l’economia della conoscenza”. È la locuzione utilizzata dal premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, che ha criticato il presidente statunitense, accusandolo di aver avviato un processo di “distruzione delle università”. L'inquilino della Casa Bianca "sta distruggendo le basi dell’illuminismo”, ha affermato lo studioso, che si trova a Milano per l'evento "L'Europa a un bivio, tra Cina e Stati Uniti nell'era di Trump".
Il 47esimo presidente degli Stati Uniti "è impegnatissimo a distruggere l’economia della conoscenza, il motivo per cui gli Usa hanno avuto una fortissima influenza in tutto il mondo”, ha dichiarato Stiglitz, preoccupato dal clima di tensione che si è creato in alcuni atenei statunitensi. “Alla Columbia University (dove è professore, ndr) siamo diventati oggetto del suo odio soprattutto perché abbiamo assunto Hillary Clinton. È un disastro”. La Columbia, in realtà, avrebbe attirato il disprezzo di Trump a partire dalle proteste studentesche dello scorso anno contro le operazioni israeliane nella Striscia di Gaza. Sarebbero 60 le università poste sotto indagine. Quella in cui insegna Stiglitz figura è tra le più colpite, tra taglio ai fondi e perquisizioni negli spazi della Columbia. Ci sono stati anche casi di arresti di studenti. Lo scorso 8 marzo, è stato il turno di Mahmoud Khalil, di origini palestinesi, uno dei leader delle proteste della primavera del 2024. Al momento è detenuto in un carcere della Louisiana. Ma il problema non è soltanto l’ateneo di New York: “Sta cercando di distruggere l'università in generale. Per l'Europa è un'opportunità per invertire la fuga dei cervelli”.
Stiglitz si è poi spinto a paragonare il presidente Trump a un “nuovo Napoleone, che cambia l’ordine mondiale”, secondo cui “gli Usa devono governare sull'occidente, la Cina sull'Asia e l'Europa deve rimanere schiacciata”. L’inquilino della Casa bianca "ha una visione di metà '900 dell’economia dove la produzione è al centro e il terziario viene ignorato - ha aggiunto Stiglitz -. È difficile capire Trump perché è una miscela di ogni genere di contraddizioni: ha prospettive imperialistiche, ma è anche un’isolazionista”.
L’unico che può intervenire e posizionarsi “contro Trump”, secondo il premio Nobel, è il Vecchio continente: “L’Europa è l’ultimo bastione della democrazia rimanente al mondo. Se l’Europa riuscirà a essere unita, potrà diventare il difensore della democrazia e dei diritti umani”. Un ruolo che bisogna guadagnarsi. A rischio, altrimenti, che il non agire possa provocare un peggioramento della qualità della vita: "Se non lottate contro tutto ciò sarete la prima generazione che vedrà un calo dello standard di vita”, ha dichiarato, rispondendo agli studenti dell’Università Bocconi di Milano.