Chi è nato e cresciuto in un’Europa senza frontiere, senza valute diverse a ogni confine, senza il peso del nazionalismo che ha devastato il secolo scorso, fatica a immaginare un mondo diverso. Per questa generazione, l’Europa non è un'astrazione o un’idea romantica, ma la realtà quotidiana. Erasmus, voli low-cost per lavorare a Berlino o a Madrid, amicizie possibili perché barriere e distanze sono cadute. Ecco, Ventotene non è solo un’isola, ma un simbolo concreto di tutto ciò.
Chi oggi attacca Ventotene, non ce l’ha solo con un pezzo di terra in mezzo al Tirreno. Ce l’ha con un’eredità che appartiene a chi è cresciuto in un’Europa aperta, che è molto più di una bandiera azzurra o di una moneta unica. Ventotene rappresenta il luogo in cui, tra la prigionia e la guerra, qualcuno ha avuto il coraggio di dire che l’Europa unita non era solo un’utopia. Non erano idealisti sprovveduti: erano persone che avevano visto la fine della civiltà sulla propria pelle e sapevano che senza Unione, si ritorna sempre al punto di partenza.
Essere ferventi europeisti non significa ignorare le contraddizioni di questa Unione. Ad esempio, un’Europa che parla di solidarietà e poi fatica a trovare una politica comune sull’immigrazione, lasciando soli i Paesi di frontiera. Oppure un’Europa che proclama uguaglianza di diritti, ma in cui le differenze di salario e opportunità tra i vari Stati membri sono ancora enormi. Eppure, nonostante questi limiti, chi è cresciuto in questo contesto sa che senza l’Unione saremmo più soli, più piccoli, più fragili. Chi oggi parla di sovranismo come fosse la cura di tutti i mali sta vendendo un’illusione pericolosa, perché nessuno ha mai visto un mondo migliore se fatto di muri e confini rigidi. Il nazionalismo non è orgoglio: è paura mascherata da certezza.
Difendere Ventotene non significa celebrare un mito antico, ma proteggere la possibilità di continuare a essere ciò che si è: europei, cittadini di un continente che, con tutti i suoi difetti, ha dato la libertà di scegliere chi essere. Per questo non si può restare zitti mentre qualcuno prova a smantellarlo pezzo dopo pezzo.