L’Italia non è un Paese che sa valorizzare i giovani. L’ultimo allarme è arrivato dal presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, che ha presentato alla Camera dei deputati il Rapporto annuale dell’istituto di statistica. I laureati che negli ultimi 10 anni hanno lasciato l’Italia sono circa 97 mila. Solo nel 2024, 191 mila persone in generale hanno abbandonato il Paese, ma a destare preoccupazione – ha sottolineato Chelli – è soprattutto “l’aumento dell’espatrio tra i giovani tra i 25 e i 34 anni con una laurea: 21 mila nel 2023, un record storico”.
Va via chi ha una laurea in tasca, mentre in Italia la quota dei 25-34enni con un titolo di istruzione terziaria ha raggiunto lo scorso anno il 31,6 per cento: un risultato in miglioramento, ma ancora lontano dall’obiettivo europeo per il 2030 del 45 per cento. E che non schioda il nostro Paese dal terzultimo posto in Europa, sopra solo a Romania e Ungheria. Secondo gli ultimi dati Eurostat, in Spagna e Francia questa quota è superiore al 50 per cento.
Il Rapporto annuale dell’Istat affronta diversi temi e restituisce una fotografia dell’Italia a tinte fosche. Tra gli elementi che più allarmano c’è la situazione degli stipendi, con i salari reali che hanno perso il 10,5 per cento tra il 2019 e il 2024. L’istituto di statistica registra poi che circa l’80 per cento dei nuovi occupati del 2024 ha oltre 50 anni. Quasi un quarto della popolazione, il 23,1 per cento, è invece a rischio povertà o esclusione. Questa quota cresce al 30 per cento – allarmando in particolare i ventenni e i trentenni – per chi vive in famiglie in cui il principale percettore di reddito ha meno di 35 anni.