Avete mai immaginato di diventare qualcun altro? Sognato di possedere un corpo senza quel naso che non riuscite a sopportare, quelle braccia così gracili che preferireste non appartenessero alla vostra immagine, guardato il vostro riflesso piacendovi in tutto e per tutto. Di specchi, d’altronde, la storia della bellezza ne è costellata: basta pensare a una regina talmente invidiosa da decidere di togliere la vita alla propria figliastra attraverso una mela avvelenata.
Non avete bisogno di una mano per riconoscere questa storia. Non solo per il fatto che è una delle fiabe più popolari del mondo, ma anche perché molto probabilmente la state leggendo attraverso il nostro, personalissimo, Specchio delle Brame. Nell’epoca dei mass media abbiamo imparato a commisurare la nostra bellezza con quella dei modelli televisivi, rivela Umberto Eco nella sua Bustina "Chi assomiglia a Gérard Philipe?". Sui social oggi divoriamo post che mostrano immagini di fisici statuari, video di ragazzi e ragazze dalla pelle perfetta e dalla vita lussuosa, baciati da chissà quale dea della fortuna. Finiamo così per scrollare lo Specchio delle Brame, sognando di essere Biancaneve.
Un filosofo come Platone direbbe che ci comportiamo esattamente come esseri umani: desideriamo una bellezza perfetta e incorruttibile, la cerchiamo ovunque partecipando a questo gioco di riflessi, vivendo in una realtà nella quale ragazzi e ragazze tentano di somigliare ai loro modelli. I trend, d’altronde, sopravvivono anche per questo: crediamo per un momento di stare dall’altro lato dello Specchio, lasciando che l’invidia ci corroda, che un veleno continui a scorrere nelle nostre vene. Ma il vero punto della questione non è la ricerca di un modello: è dall’alba dei tempi che tendiamo verso ideali che percepiamo più grandi di noi, che sogniamo di raggiungere le vette più alte. Siamo innamorati degli eccessi opposti: abbiamo creato le fiamme dell’inferno per chiunque non fosse stato abbastanza perfetto da raggiungere il paradiso. E ora siamo arrivati anche a nominarlo, il veleno nascosto nella nostra mela: la perfezione.
Non riusciamo a credere che possa esserci bellezza senza sentirci perfetti, sempre in grado di performare, sopraffatti dalla convinzione che si debba seguire per forza una strada già percorsa da altri, avvelenati dall’idea che siamo legittimati a sentirci forti e belli solo se impeccabili. Ci rispecchiamo in una vita imperfetta che spesso riserva sentieri bui e senza punti di riferimento, nella quale ci troviamo ad accettare di camminare “strappando lungo i bordi”, come direbbe Zerocalcare. II problema, a questo punto, diventa chiedersi quali siano i modelli ai quali aspiriamo. Lo Specchio, infatti, nasconde un altro segreto: come scrive Eco, per quanto sia stato naturale per decenni truccarsi e vestirsi come Brigitte Bardot, per quanto sia umano voler diventare qualcun altro, costruire modelli idealizzati e irraggiungibili ci aiuta a tenere lontano il rischio di metterci a nudo, di sperimentare la nostra personalità sotto luci e riflessi differenti.
Non ci salverà il bacio del principe dall’illusione: bramare la storia di altri ci svincola dalla responsabilità di cercare la propria. Mettendo sul piedistallo qualcun altro, relegandogli il nostro posto, finiamo per raccontarci una fiaba nella quale non potremo mai essere protagonisti di noi stessi, un racconto in cui lasciamo vacante il trono del nostro reame, troppo spaventati all’idea di sederci sopra. Continuiamo così ad assillare lo Specchio delle Brame anche per non guardare il nostro riflesso, anche per evitare di ascoltare il nostro nome.
*Vincenzo Voltarelli è uno studente di Filosofia appassionato degli scritti di Umberto Eco. Ne la rubrica L’Eco della notizia, in occasione dei 70 anni de L'Espresso, pesca dalle storiche Bustine di Minerva nuovi spunti per l'attualità