Giovani
7 agosto, 2025Negli ultimi giorni una canzone oscena imperversa su TikTok. Si tratterebbe di un brano anni Sessanta con riferimenti volgari. Molti hanno scambiato il brano come reale. Ormai le fake news storiche si nutrono di Intelligenza artificiale e pigrizia. La manipolazione del presente e gli effetti sul passato
Per un occhio minimamente esperto, la copertina del vinile “Aprimi il c**o” della cantante Vera Luna non è molto convincente. Sembra una di quelle immagini generate da ChatGPT, un’estetica ancora abbastanza riconoscibile, o almeno si spera. Sfortunatamente, per molti utenti dei social, il sound spiccatamente anni Sessanta, appositamente “invecchiato” nel suono per dare l’idea di una registrazione vintage, è stato sufficiente a creare una fake news: negli anni Sessanta c’erano brani dal contenuto volgare.
“Non posso crederci” scrivono alcuni utenti “Oggi ci dicono che siamo volgari ma ecco cosa ascoltavano i boomer negli anni Sessanta” ha aggiunto un Tiktoker. Il brano è rimbalzato di video in video e in tanti l’anno creduta davvero una canzone scritta e interpretata negli anni Sessanta. Pensare che bastava molto meno per incappare nelle forbici della censura: nel 1966 Patty Pravo dovette accontentarsi di “scoprire il mondo che ci ospiterà” rispetto all’intenzione, ben più ambiziosa, di “scoprire il mondo che ci apparterrà”. Ancora nel 1972 (in piena epoca hippie) i giovani innamorati di Claudio Baglioni potevano solo avere “la paura e la voglia di essere soli” perché “essere nudi” era decisamente troppo ardito.
Chi era Vera Luna?
Pochi quelli che si sono presi il tempo di verificare, perché la cantante Vera Luna non è mai esistita e neanche la canzone con il testo spiccatamente volgare che da giorni imperversa sui social. Si tratta di un brano musicale (e di una cantante) completamente creato dall’Intelligenza artificiale. Chi ha messo in giro questa fake news non ha fatto solo comporre un brano dall’Ia, ma ha fatto creare una finta copertina del disco e un volto per Vera Luna. La coraggiosa cantante avrebbe sfidato il pudore dell’Italia dell’epoca subendo la censura del brano nel 1967. Non solo: l’interprete, avrebbe fatto parte di un filone dedicato alla canzone erotica, oscurato dal bigottismo dell’Italia dell’epoca. Sui social è apparsa anche una didascalia che ricostruisce il percorso storico-sociale di queste grandi artiste:
“In Italia, nel mezzo secolo compreso tra la fine degli anni ’30 e la fine degli anni ’80, si sviluppò una scena musicale d’avanguardia di cui oggi quasi nessuno ricorda o ne sospetta l’esistenza. Questo movimento artistico, costretto sin dagli inizi a muoversi al di fuori dei circuiti riconosciuti, non si dotò mai di un nome ufficiale, ma all’interno della sua ristretta cerchia era conosciuto semplicemente come Cantoscena. Vi presero parte menti visionarie, musicisti audaci e soprattutto performer dal grande coraggio – perlopiù donne – che seppero trasformare il proprio talento artistico in voce libera, capace di cantare e raccontare l’amore come mai si era osato fare prima di allora, sfidando apertamente sia il sistema che il comune senso del pudore dell’epoca”.
Ovviamente, per rendere la storia più credibile, vengono aggiunti particolari anagrafici sulla cantante e sui suoi collaboratori:
Il brano, registrato nel 1967, fu immediatamente censurato senza possibilità di appello, bandito dalle radio e mai distribuito nei negozi di dischi. Musicalmente, si presenta come una ballata mid-tempo tipica dell’epoca, arricchita dall’arrangiamento orchestrale di Sergio Vastorini, detto The Wiz. Il testo, scritto dalla stessa Vera Luna (all’anagrafe Silvana Zanrosso), suscitò forti polemiche all’interno di Cantoscena.
Tutto falso. Non solo Vera Luna è un personaggio inventato, ma anche il movimento artistico di “Cantoscena” è un’invenzione creata ad arte.
Chi c’è dietro
L’ideatore di questa fake news rimane al momento ignoto. Sarebbe interessante capire le motivazioni di questa operazione: prendersi gioco dei creduloni? Guadagnare attraverso le piattaforme musicali? Dichiarare l’uso dell’Ia, al momento, non è obbligatorio ma è caldamente consigliato. Tuttavia, potrebbe insorgere un problema legale su questo aspetto anche perché le normative diventeranno inevitabilmente sempre più stringenti.
La manipolazione del presente e gli effetti sul passato
Pensavamo che con l’avvento di internet l’informazione sarebbe stata più accessibile e, di conseguenza, le fake news avrebbero avuto un impatto minore. Eppure, questo caso dimostra il disinteresse della maggior parte del “pubblico” ad approfondire ciò che gli viene proposto, anche quando sembra palesemente bizzarro. La storia sta diventando un prodotto manipolabile? Alcuni risponderanno che lo è da sempre, ma la percezione deformata del passato, soprattutto nelle nuove generazioni, è inquietante. Gli storici si sono sempre confrontati con fonti falsificate ma oggi sembrano mancare gli strumenti per disinnescare i falsi contemporanei. L’Intelligenza artificiale sta manipolando un presente che prima o poi diventerà passato. A quel punto cosa accadrà alla ricerca storiografica?
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