Giovani
4 settembre, 2025La decisione di Valditara dopo le scene mute e le proteste di quest'estate. L'esame tornerà a chiamarsi "maturità", le commissioni verranno ridotte da 7 a 5 commissari, le materie al colloquio saranno 4: alle 15 il decreto in Consiglio dei ministri
Dal 2026 cambierà l’esame di Stato. Che innanzitutto non si chiamerà più così ma tornerà alla dicitura “maturità”, introdotta nel 1923 dalla riforma della scuola targata Giovanni Gentile e poi modificata nel 1997 dall’allora ministro della Pubblica istruzione Luigi Berlinguer. Ma al di là delle variazioni nominalistiche, le novità — che impatteranno su sette milioni di studenti — sono diverse.
La prima, quella che più fa notizia, è la risposta annunciata del ministro Giuseppe Valditara sulle scene mute di molti studenti contro l’attuale esame di Stato e, per estensione, contro il sistema scolastico percepito come eccessivamente competitivo e sordo di fronte ai reali bisogni dei più giovani. Per evitare le braccia conserte viste nell’estate appena trascorsa — di studenti che riuscivano comunque a essere promossi per via del punteggio, superiore alla sufficienza, raccolto tra prove scritte e crediti — il Consiglio dei ministri varerà alle 15 un decreto che prevederà, tra le altre cose, la bocciatura per chiunque si rifiuti di sostenere l’orale.
Il provvedimento, come si legge nella bozza pubblicata da Repubblica, prevede infatti che l’esame di ritiene regolarmente superato solo con il regolare svolgimento di tutte le prove (le due scritte a carattere nazionale e il colloquio). L’orale verterà su quattro materie (e non su tutte) che verranno individuate ogni anno entro gennaio.
A subire modifiche saranno anche le commissioni d’esame, con i componenti che verranno ridotti da sette a cinque. Due commissari saranno esterni, e altri due interni, a cui si aggiungerà il presidente. Anche la valutazione finale andrà incontro a cambiamenti, con la commissione che potrà integrare il punteggio con un massimo tre punti se lo studente avrà un punteggio di 97 su 100.
“L’intervento normativo mira a valorizzare la funzione formativa e orientativa dell’esame di Stato, che non rappresenta solo un momento di verifica delle competenze acquisite, ma anche uno snodo identitario e una sintesi conclusiva del percorso scolastico — spiega il ministero dell’Istruzione —. L’esame non si limita, quindi, a documentare i risultati di apprendimento delle discipline, ma si propone di valutare le competenze maturate in termini di autonomia e responsabilità, offrendo così un quadro dinamico dell’identità dello studente”.
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