Poveri ricchi senza il golf club a Cortina

Il sogno era quello di un campo a diciotto buche sulle Dolomiti. Con soci vip da Barilla a Scaroni. Ma i conti sono in rosso. Le buche al momento sono solo nove. E i libri vanno in tribunale

La chiamano la Regina delle Dolomiti. E come ogni signora che si rispetti, Cortina d’Ampezzo fa la difficile, spezza cuori e svuota portafogli. Lo sanno bene gli imprenditori italiani che contano, che all’ombra del monte Cristallo amano trascorrere qualche settimana d’estate o le vacanze di Natale. Da qualche tempo, infatti, stanno pagando un conto piuttosto salato nel tentativo di realizzare un Golf Club da sogno, un campo che avrebbe dovuto proiettare la località ampezzana nei circuiti frequentati dai giocatori internazionali.

È passato un decennio da quando i più accaniti fan di Cortina, Guido Barilla in testa, seguito dal re delle caldaie Andrea Riello e dal gran capo dell’Eni, Paolo Scaroni, hanno cominciato a fantasticare sulla realizzazione di un campo con diciotto buche, dimensione minima per attrarre nel cuore delle Dolomiti professionisti e sponsorizzazioni.

Ma in tutto questo periodo, la montagna di soldi che politici, imprenditori, banchieri e finanzieri hanno speso, ha generato un campo a nove buche. Una struttura in posizione magnifica ma - dal punto di vista tecnico - adatta agli amatori di provincia. E, soprattutto, parecchio onerosa. Il club, infatti, ha accumulato un debito di 2 milioni di euro. E così molti vip, stufi di coprire i buchi, hanno lasciato che la loro creatura, la società Cortina srl, finisse a gambe all’aria, arrivando sull’orlo del fallimento. Una parola che suona male non solo per l’esclusività del mondo ampezzano ma anche perché, ai 157 soci che fanno parte del club, il cash non manca.

Fra i più noti ci sono Giuliano Adreani, pezzo da novanta di Mediaset; Roberto Bertazzoni, padrone delle cucine Smeg; i fratelli De Rigo, leader nel settore della refrigerazione; Andrea De Vido della finanziaria Finint; Ermenegildo Dino Tabacchi della catena di occhialerie Salmoiraghi & Viganò. E ancora il regista Carlo Vanzina; Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro; l’editore genovese Carlo Perrone; Maurizio Tamagnini, amministratore del Fondo Strategico Italiano; Lorenzo Sassoli De Bianchi, fondatore di Valsoia.

A fine febbraio i più hanno dato forfait al piano di ricapitalizzazione da 2,1 milioni e il presidente della società, Albino Belli, è stato costretto a portare i libri al tribunale di Belluno, chiedendo il cosiddetto concordato in continuità per far fronte al dissesto. Uno smacco per Guido Barilla, che ogni sacrosanto giorno di vacanza si allena con Massimo Scarpa, direttore tecnico della Nazionale di golf, per ridurre il suo handicap, come in gergo viene chiamato l’indice che misura la bravura di un giocatore. E un motivo di disappunto per tutti i cortinesi, visto che i vicini altoatesini dell’Alpe di Siusi un campo a 18 buche ce l’hanno già, bellissimo, ai piedi dello Sciliar.

Quelli che non vedono l’ora di defilarsi, però, sono parecchi. «Il Golf Club non affonderà, lo sosterranno. Non io, però. Ho già dato abbastanza», dice Giuseppe Gazzoni Frascara, ex presidente del Bologna, che pur essendo uno dei fondatori del club ci ha giocato sei o sette volte, non di più. Il progetto di trasformare Cortina in una meta del jet set golfistico era infatti partito dall’idea di un gruppo di amici, alcuni dei quali - però - non sono neppure giocatori. Scaroni, ad esempio, sul green non s’è mai visto, anche se frequenta spesso la Club House. Ci va a fare colazione, magari in compagnia del banchiere Massimo Tosato o con il noto pedagogista Franco Frabboni, conosciuto come un giocatore di grande precisione.
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Anche Vanzina di match play non se ne intende, ma Cortina ce l’ha nell’occhio della cinepresa, perché qui ha ambientato alcuni dei suoi cinepanettoni. Anzi, la comica cena di “Vacanze di Natale a Cortina 2011” è stata girata tutta negli ambienti in stile chalet-chic della Club House. Il regista aveva investito nel golf soprattutto per i figli. Poi è diventato un grattacapo: «Né io né mio marito giochiamo, ma ci pareva una bella idea quella di creare un luogo per incontrare gli amici di Cortina. Sconsolati, abbiamo smesso di seguire la vicenda quando ci è sembrato che il tutto andasse complicandosi troppo», ricorda la moglie Lisa Vanzina, che sulle Dolomiti bellunesi, oggi, si vede meno d’un tempo.

Il progetto, effettivamente, è nato già zoppo. Di per sé un campo è quasi sempre un investimento in perdita e le spese di manutenzione possono essere sostenute solo se si sviluppano attività ricettive o immobiliari parallele, oppure se viene pensato per attrarre nuovo turismo e allungare la stagione. Ma niente di tutto questo è successo a Cortina, dove le ambizioni iniziali non sono mai decollate. Fin dall’inizio a osteggiare il progetto sono stati soprattutto gli ampezzani. Ad esempio, sulle prime la Federazione Italiana Golf aveva individuato un luogo eccellente per il campo, la frazione Zuel di Sopra. Dolci pendii e corsi d’acqua naturali, atmosfera perfetta, ma il comune ha detto no: «Spiacenti, lì ci facciamo il camping». E gli imprenditori si sono dovuti accontentare di un’area più impervia, fra l’hotel Cristallo e il Miramonti, zona Fraina.

Le prime nove buche sono sorte tra le contestazioni degli ambientalisti contrari all’abbattimento degli alberi, strette tra un’alta pineta e un dirupo che si trova dopo il “rough”, come vengono chiamate le fasce d’erba alta che fiancheggiano il “fairway”, la striscia di prato rasato. Al campo di Cortina anche chi ama il golf come Italo Folonari - tenute vinicole nel Chianti - viene messo a dura prova: «Sarà che non ho una mira perfetta, ma a Cortina ho perso un sacco di palline, disperse fra gli alberi e dileguate nel precipizio», racconta Folonari.

E pensare che per ottenere quelle nove buche, inaugurate tre anni fa, gli amici di Cortina hanno sudato sette camicie e sborsato otto milioni di euro. La comunità locale, che possiede collettivamente tutta la terra per via delle “Regole ampezzane”, ha chiesto che in cambio del campo venisse realizzato come Club House uno splendido maxi chalet tutto in legno, che fra trent’anni sarà ceduto proprio a loro, gli ampezzani. E quella, in effetti, è la vera perla del centro, dove attori come Checco Zalone e Antonio Albanese, ma anche il principe Emanuele Filiberto di Savoia e la contessa Rossana Donà Dalle Rose, che ha anche qualche quota della società, vanno spesso per gustare i manicaretti di Margot e Matteo Siorpaes, figli dei mitici gestori del rifugio Averau, affacciato sulle piste da sci del massiccio Cinque Torri.

Il problema è che gli amici di Cortina, forse troppo distratti per valutare a dovere le difficoltà, hanno preso una serie di porte in faccia. E ora, stufi, hanno detto basta. Chiuso il rubinetto dei vip, la Cortina srl ha prima cercato di accedere ai finanziamenti del Coni. Ma il piano non è andato in porto, nonostante il club nel 2011 abbia messo in piedi un corso per baby campioni con l’allenatore della nazionale Nicola Maestroni, al costo di 150 euro l’ora. Poi, a luglio 2012, spalleggiati dal consiglio comunale, Barilla & C. hanno cercato di accedere ai finanziamenti dei Fondi Brancher, quelli ideati ai tempi dei governi Berlusconi-Lega per spillare fondi pubblici a favore delle zone che confinano con le regioni autonome. Il Comune avrebbe fatto da tramite per la domanda e la società avrebbe ottenuto il 70 per cento dell’importo totale dell’ampliamento, cioè 7 milioni di euro. Ma ad agosto 2013 l’organismo che valuta i progetti da finanziare ha bocciato la proposta. Scoraggiati dal verdetto negativo, quando in estate gli è stato presentato l’ennesimo conto, i villeggianti hanno deciso di non pagare e la società è finita in concordato.

Ora si punta ad azzerare i debiti, ad alcune condizioni: il rilascio dell’autorizzazione comunale, i permessi e la realizzazione di una nuova Club House, questa volta con il contributo del comune di Cortina. «Prima di Pasqua ci sarà l’assemblea dei soci e sistemeremo tutto», afferma il petroliere lodigiano Giorgio Carriero, fra i più dinamici del gruppo. Si dice che qualcuno disposto a rimpiazzare gli amici in uscita ci sia già. E si fa il nome, ad esempio, di Mario Moretti Polegato, patron della Geox. Voci, per ora. Da verificare al prossimo giro di cocktail, prima che inizi la stagione. 

 

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