I 70 anni de L'Espresso
15 ottobre, 2025Quasi 10 mila africani, partiti da Niger, arrivarono sulle coste italiane nel 2009. A favorire i trafficanti fu anche la guerra per l’uranio e l’alleanza Gheddafi-Sarkozy
L’accordo sull’immigrazione firmato a Tripoli il 2 marzo 2009 era già carta straccia un mese dopo, scriveva Fabrizio Gatti all’inizio del suo reportage per L’Espresso. Raccontato nel film-inchiesta “Sulla via di Agadez”, divenne anche il servizio di copertina del 2 aprile 2009. Da Agadez (Niger), infatti, i camion stracarichi di persone che speravano di arrivare a Lampedusa avevano già ripreso la rotta verso Tripoli. Gheddafi, proseguiva Gatti, in quel momento era «soltanto un esecutore delle decisioni prese a Parigi» e per fermare o rallentare il flusso di arrivi sulle coste italiane l’unica soluzione per Berlusconi era quella di rivolgersi al presidente Nikolas Sarkozy. Il motivo? La guerra dei tuareg, un conflitto per l’uranio sostenuto dalla Francia nella regione di Agadez, con conseguenti fughe di massa dall’Africa occidentale. «Dalla prossima estate capiremo se questa generazione di ventenni avrà trovato lavoro in Libia o apparirà nei telegiornali sui barconi alla deriva nel Mediterraneo» proseguiva Gatti, descrivendo per la prima volta nel suo reportage anche il lungo viaggio dei migranti attraverso il Sahara e la Libia, prima ancora del pericoloso tratto in mare. Nel frattempo, possibili investimenti italiani in Libia, pari a 5 miliardi, alimentavano l’ipotesi di nuovi cantieri e quindi bisogno di manodopera legata all’immigrazione clandestina, che secondo un tuareg intervistato da Gatti avrebbe potuto addirittura portare alla pace: « È l’unico punto su cui esercito del Niger, esercito libico, ribelli tuareg e noi tuareg esterni alla ribellione andiamo d’accordo» diceva l’uomo.
Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
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