I 70 anni de L'Espresso
2 ottobre, 2025I 70 anni sono un traguardo e una responsabilità. Continuare a raccontare il potere senza sconti
Settant’anni sono un traguardo che invita alla memoria e, insieme, alla responsabilità. Quando il 2 ottobre 1955 nacque L’Espresso, l’Italia era un Paese assetato di democrazia e libertà, che cercava una rinascita dopo la guerra, alle prese con la ricostruzione materiale e morale. In quel contesto un gruppo di giornalisti, guidato da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari, ebbe l’idea e l’ambizione di dare vita a un settimanale capace di raccontare non solo i fatti, ma soprattutto di scavare sotto la superficie, di svelare contraddizioni, di dare fastidio al potere quando necessario. Da allora, ogni numero di questo giornale ha provato a rispondere a un compito che resta intatto: esercitare un giornalismo libero, critico, indipendente.
Oggi, in occasione dei nostri 70 anni, abbiamo scelto di riproporre in questo numero speciale alcune delle inchieste e degli articoli che hanno segnato la storia de L’Espresso e, di conseguenza, quella del nostro Paese. Sono pagine che raccontano battaglie civili e conquiste che oggi ci sembrano acquisite, ma che allora erano tutt’altro che scontate. Dal divorzio all’aborto, dalle lotte per i diritti civili alle denunce sulle disuguaglianze, il nostro giornale ha spesso anticipato i tempi, dando voce a chi non ne aveva e ponendo domande che la politica e la società non erano ancora pronte ad affrontare. Inchieste coraggiose hanno illuminato zone d’ombra del potere, smascherato corruzioni, raccontato la realtà dei territori dimenticati, dando spazio alle contraddizioni dell’Italia industriale e del boom economico e a quelle della globalizzazione. Interviste e reportage hanno portato ai lettori non soltanto i protagonisti della vita pubblica, ma anche le voci nascoste, le storie che rischiavano di rimanere fuori dal dibattito pubblico.
In questi decenni L’Espresso ha accompagnato l’Italia nei suoi cambiamenti, spesso anticipandoli. Quando nel 1988 il tema della difesa dell’ ambiente era ancora marginale, L’Espresso titolava in copertina “La terra brucia”, raccontando già allora i cambiamenti climatici e le loro conseguenze. Quando la rivoluzione digitale appariva ancora lontana, il nostro giornale, attraverso firme prestigiose come Umberto Eco, denunciava i rischi e illustrava però anche le opportunità delle nuove tecnologie. Lo abbiamo fatto con la consapevolezza che il giornalismo non può limitarsi a fotografare l’esistente, ma deve anche interpretarlo e fornire strumenti per comprenderlo.
Il filo rosso che lega questi settant’anni è la fiducia dei lettori. Un settimanale vive solo se incontra l’interesse e le esigenze del suo pubblico, se riesce a parlare alle persone comuni senza mai smettere di porre domande scomode. Abbiamo sempre cercato di essere specchio critico della società, pungolo per la politica, bussola per chi vuole orientarsi tra i grandi cambiamenti.
Celebrare i 70 anni de L’Espresso non è soltanto guardare indietro, ma soprattutto rilanciare una sfida: continuare a fare giornalismo con lo stesso rigore, la stessa libertà e la stessa passione. Oggi più che mai, in un mondo attraversato da nuove disuguaglianze, dalla crisi climatica, dalle trasformazioni tecnologiche e geopolitiche, dall’irrompere dell’Ia ma anche dal rischio concreto di una nuova guerra mondiale, c’è bisogno di un giornalismo che non si accontenti della superficie. Un giornalismo che, come abbiamo fatto fin dall’inizio, continui a “disturbare il manovratore”, a dare voce a chi non ce l’ha, a difendere il diritto dei cittadini a essere informati.
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