I 70 anni de L'Espresso
20 ottobre, 2025Anche da latitante Matteo Messina Denaro riuscì a mantenere il controllo sugli affari della mafia siciliana. Non solo “uomo dei pizzini”, agiva su politica e industria, restando il criminale più ricercato d’Europa
Il 25 aprile 2013 le fotografie di Salvatore Esposito raccontavano, sia in copertina sia nel servizio di apertura di Lirio Abbate, la nuova manovalanza dei clan. Da nord a sud era infatti chiaro che la criminalità organizzata usava sempre più bambini e ragazzini. I minorenni arruolati dalle cosche non erano più improvvisamente relegati solo ai «compiti secondari» di «postini della droga o vedette dei covi». Diventavano bambini soldato, pronti a uccidere e fedeli ai boss. Man mano che il fenomeno diventava più evidente anche la giustizia minorile italiana si mostrava sempre più lacunosa. Nei primi tre mesi del 2013, scriveva L’Espresso, oltre mille minorenni erano stati fermati o arrestati, accusati di furti, rapine, estorsioni, spaccio e, in alcuni casi, omicidio volontario. Eppure era noto da tempo che le organizzazioni criminali, la mafia siciliana in particolare, coinvolgeva i minorenni sia perché più facili da manipolare sia perché poco appariscenti agli occhi delle forze armate. Una volta catturati, inoltre, bambini e ragazzi sotto i diciotto anni se la cavavano con pene inferiori rispetto agli adulti. Nasceva così un’effettiva educazione criminale all’interno dei clan, con la protezione dei padrini più violenti, incaricati di formare le nuove leve.
Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
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