Due città diversissime, non per comuni stereotipi ma per il modo in cui negli anni Cinquanta vivevano la politica, Milano e Roma erano rappresentate da due sindaci altrettanto distinti. Nel gennaio 1958 un incontro fra i due, rispettivamente Virgilio Ferrari e Urbano Cioccetti permise anche un confronto diretto, attraverso lo sguardo e l’analisi de L’Espresso. La copertina del 19 gennaio, che ritrae in foto Cioccetti in una posa naturale e poco formale, quasi sorniona, racconta i due uomini e soprattutto la visione diversa del loro ruolo. Ferrari era un socialista di Pordenone, estraneo alla città ma legato a essa dalla fede politica e dal peso che una metropoli moderna dava al ruolo del primo cittadino, al di là dei partiti. Cioccetti, invece, secondo L’Espresso apparteneva alla «Roma pre-risorgimentale» estinta solo formalmente ma in realtà ancora viva negli equilibri politici della città. Da uomo di Chiesa, ad alti livelli, gestiva il potere nell’ombra. Il suo nome apparve sulla scena pubblica solo a partire dal processo tra L’Espresso e la Società generale immobiliare, dove fece da testimone, ricorda l’articolo. La sua era una sensibilità ottocentesca, lontana dalle rivendicazioni popolari tanto della Dc quanto del Pci. Succedeva a Salvatore Rebecchini e Umberto Tupini, ma in realtà rappresentava una Roma sotterranea sempre esistita e affatto pronta a lasciare la presa sulla città.
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