Nell’aprile 1959 L’Espresso pubblica la prima parte dell’inchiesta sulle condizioni sociali delle regioni meridionali, smentendo i progressi e le soluzioni economiche proposte dal governo centrale

L’Italia spaccata e la «miseria infelice» del Sud

A suggerire il titolo di copertina del 26 aprile 1959 è il libro fotografico di Carlo Bavagnoli, che immortalò la vita dei contadini sardi negli anni Cinquanta. Sua è anche la fotografia usata accanto al testo. È “l’Africa in casa”, appunto, un’immagine provocatoria usata per denunciare le disparità sociali ed economiche fra la metà meridionale e insulare del Paese e il triangolo del benessere (Torino, Venezia e Roma). Con questa prima pagina L’Espresso inaugurava un’inchiesta puntate e lanciava espressamente un appello all’opinione pubblica e una protesta. L’inchiesta si presentava come uno strumento per dimostrare all’Italia ricca e benestante - quella che di solito distoglieva lo sguardo dalle miserie del sud o al più le estetizzava - che niente di ciò che il governo centrale proclamava di avere realizzato per il meridione fosse in realtà sufficiente. Il Sud Italia aveva dato al Paese grandi intellettuali e spessore culturale in Europa, al tempo stesso si era privato delle sue menti più brillanti. Quando furono però i contadini e i braccianti iniziare la grande migrazione al nord e non più i borghesi più istruiti, divenne chiaro che né la Cassa per il Mezzogiorno né la riforma agraria potessero più risolvere la grave crisi. «La patria è unica» si leggeva in copertina, allora le immagini e i racconti raccolti da L’Espresso tra Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata e Campania bastavano per affermare che se il nord non avesse esteso il suo benessere, il sud avrebbe espanso la propria miseria. Senza alternative.

 

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