Il primo numero del 1969 riflette sull’anno precedente, sui cambiamenti sociali e civili in atto, che toccano ogni ambito della vita del Paese, dalla magistratura alla moda. Intanto crescono le tensioni, sia in Medioriente sia in Vaticano

La coda lunga del 1968, dalla giustizia al costume

Appena concluso il 1968, un anno cruciale nella storia italiana e internazionale, L’Espresso scelse di “fotografarlo” anche a ritroso, analizzando la crisi della giustizia dopo mesi di lotte sociali, antiborghesi, contro il sistema-Stato e la sua corruzione. Da qui perciò la scelta dell’articolo di apertura sulla crisi che serpeggiava nella magistratura. Il 1968 distinse però anche per una netta rivoluzione dei costumi, il cui racconto venne affidato a Camilla Cederna, che attraverso la moda spiegava in realtà le trasformazioni culturali e sociali. Sua è l’invenzione del termine le “pervestite”, che risale a quegli anni per descrivere le nuove donne degli anni Sessanta. Completava la prima pagina del 5 gennaio 1969 un richiamo al testo inedito del teologo svizzero Hans Küng. L’accademico, che nel 1970 pubblicò il saggio “Infallibile? Una domanda”, anticipò sulle pagine de L’Espresso la sua posizione contro la chiesa cattolica romana, soprattutto riguardo il dogma dell’infallibilità papale. Più volte è poi ricomparso sulle pagine del giornale, soprattutto per le sue posizioni opposte a Benedetto XVI, conosciuto durante gli anni di studio di teologia. Infine, nel sovratitolo sulla testata si leggeva il riferimento al raid israeliano del 28 dicembre 1968. Un attacco all’aeroporto di Beirut in cui furono distrutti 14 velivoli, di cui 12 civili, senza vittime, come rappresaglia per un precedente dirottamento di un volo Tel Aviv-New York, nonostante non ci fosse al tempo alcuna dichiarazione di guerra ufficiale tra Israele e Libano.

 

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