Il rapimento del magistrato segna un punto di svolta nella storia delle Br e d’Italia, così come raccontato da L’Espresso una copertina dedicata

Il caso Sossi e le Brigate Rosse

«L’agguato, il processo, la sentenza», tutto aveva importanza, fino all’ultimo dettaglio nel caso del rapimento del magistrato Mario Sossi, dalla scelta delle parole a quelle delle immagini: disegni di armi da fuoco, come nella copertina del 28 aprile 1974, dieci giorni dopo il rapimento che aveva portato Sossi nelle mani delle Br. Si trattava di una negoziazione, per la scarcerazione dei militanti del Gruppo XXII Ottobre ma era anche un punto di non ritorno nella lotta armata. Sossi infatti, fu il tra i primi, dopo Idalgo Macchiarini a essere trascinato nella “prigione del popolo”. Dopo l’interrogatorio di Alberto Franceschini fu condannato a morte, seppur liberato il successivo 23 maggio. In quel mese di prigionia L’Espresso riuscì anche a intervistare i brigatisti, nell’articolo di Mario Scialoja pubblicato una settimana prima della liberazione del magistrato. Nonostante la rilevanza della notizia sul caso Sossi, tuttavia, a pochi giorni dal referendum abrogativo sul divorzio (12-13 maggio) non poteva mancare in prima pagina un richiamo al tema a cui il giornale aveva dedicato diverse inchieste nel corso del decennio precedente: lo si legge nella fascetta gialla in basso.

 

Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
Il sondaggio lo trovate a questo link

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