I 70 anni de L'Espresso
2 settembre, 2025Dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino, la mafia estese l’obiettivo alle grandi città e alle persone comuni, per diffondere il panico
Il sangue di via dei Georgofili è in primo piano nella copertina de L’Espresso del 6 giugno 1993. Il numero speciale del giornale è intitolato “Non vinceranno” ed è una speranza, un monito da ricordare, di fronte alla nuova fase della guerra della mafia contro lo Stato: la strategia degli attacchi indiscriminati. Cosa Nostra, cioè, dopo gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino iniziò a seminare il terrore tra i cittadini, non solo di Palermo, ma anche delle grandi città in tutta la penisola. Nella notte del 27 maggio 1993, appunto, un furgoncino Fiat, un Fiorino, imbottito di esplosivo uccise a Firenze cinque persone, due bambini, una donna e due uomini. Solo due settimane prima, a Roma in via Ruggero Fauro, un simile attentato danneggiò diverse abitazioni ai Parioli, con l’intento di uccidere il giornalista Maurizio Costanzo. Sempre a Roma, quell’estate, le bombe di Cosa Nostra esplosero vicino alle chiese di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano e a Milano in via Palestro. La mafia, cioè, stava cambiando strategia, o meglio stava tornando alle forme di intimidazione che conosceva meglio, dagli anni Sessanta, con le automobili cariche di esplosivo, pronte a colpire ovunque e chiunque.
Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
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