A Villa Manin una mostra per indagare il legame tra pittura e realtà. Da Murakami a Cattelan, opere che raccontano un mondo sempre più difficile da esprimere a parole

Una riflessione sulla pittura come strumento senza tempo per ritrarre il presente e per sottolineare il "realismo globale" del nostro mondo, raccontato sempre più attraverso le immagini e sempre meno attraverso le parole. Questa la filosofia di "Infinite Painting", la mostra sulla pittura contemporanea e il realismo globale ospitata fino al 24 settembre a Villa Manin di Passariano (Udine).

Un percorso di una sessantina di opere, da Koons a Cattelan, da Murakami a Uklanski. Volti, oggetti, tele monocromie, geometrie, ma anche video, sculture, fotografie. "Cosa definisce la pittura contemporanea rispetto a quella del passato? Esattamente il fatto che non è più definibile rispetto all'idea di pittura tradizionalmente intesa - spiega Sarah Cosulich Canarutto, curatrice del progetto -. La pittura oggi non è olio, non è acquerello, non è acrilico, non è necessariamente tela. La pittura non è una tecnica ma è un'idea, e il pigmento attraverso il quale l'immagine prende forma è la realtà che ci circonda".

Non solo quadri, quindi. In mostra anche video come 89 Seconds at Alcázar di Eve Sussman, omaggio all'arte di Velasquez, o il grottesco e minaccioso Painter di Paul McCarthy, dove in una realtà claustrofobica il corpo dell'artista, ferito, mutilato o dotato di protesi giganti, diventa uno strumento di indagine di problematiche sociali, culturali e politiche.

O ancora, i giochi di specchi e di citazioni di Hiroshi Sugimoto e del suo The Music Lesson, fotografia che ritrae la copia in cera a grandezza naturale di un quadro di Vermeer, invertendo il ruolo del pittore con quello del fotografo.

"I lavori che rimangono dentro una mostra sono come frammenti venuti dallo spazio - conclude Francesco Bonami, direttore artistico - dove l'esplosione continua, ininterrotta, irreale, antiglobale, infinita. Infinite Painting".