“Se le persone delegate a far politica fanno spettacolo allora io sono autorizzato a fare il costituzionalista”, dice il comico. E vi riesce benissimo facendo da cicerone fra i 139 articoli
Ma che ci fa quel piccolo grande ciclone di Paolo Rossi in teatro a discettare di articoli e leggi? «Se le persone da noi delegate a far politica fanno spettacolo», risponde lui, «allora io sono autorizzato a fare il costituzionalista!». Così è stato dal 2003 al 2004, con
"Il signor Rossi e la Costituzione", un successo da più di 200 mila spettatori, che
"L'espresso" e
"Repubblica" portano in edicola la prossima settimana come quinto Dvd della collana dedicata ai migliori show del comico. Un vero happening, anzi, «un'adunata popolare di delirio organizzato», in cui il signor Rossi fa da cicerone tra i 139 articoli («tutti belli») della Carta Costituzionale per capirli e magari modificarli insieme al Condominio Italia. «D'altronde io sono un attore del popolo. È lui che mi mantiene, da sempre», spiega, «per lui ho studiato la Costituzione, un libretto che parla di quello che dovrebbe essere il sistema di regole che ci permette di vivere più o meno insieme ».
Sotto l'immensa scritta «Il popolo è sovrano», il signor Rossi canta, ironizza, va alla lavagna, improvvisa con il pubblico, interrogandosi su temi come i Savoia, la Sanità, la guerra preventiva e il terrorismo «suppositivo», la secessione. In Campania, racconta, ci si è arenati sull'articolo 1, che difende il diritto al lavoro. A Bolzano si è aperto un dibattito sul n. 6, sulle minoranze linguistiche. Non manca Berlusconi, il suo «rivale» comico, ribattezzato Gigetto, così geniale nei costumi che Putin lo scambia per un Muppet. Sono anche i giorni del processo Andreotti, amministratore del Condominio Italia al quale un vicino elenca i tragici disservizi del palazzo per concludere: «Non dico che la colpa sia sua, ma lei c'era sempre. O sa chi è stato o porta sfiga! ». Sulle note di
"Unforgettable", come dovrebbero essere gli articoli della Costituzione, Rossi chiude con una morale: «Mai fidarsi degli attori, neanche quando vengono eletti». Da non perdere, negli Extra del Dvd, il monologo di Pericle che fu censurato e che Rossi non riuscì mai a recitare a "Domenica In".