Guerriera nell'antica Roma. Prostituta. Eroina di Bophal. La stagione d'oro di Aishwarya Rai, diva di Bollywood

Guardate bene questa donna. Non solo perché è una delle più belle al mondo (Julia Roberts lo dice da tempo e una coroncina da Miss lo ha sancito ufficialmente nel '94). Ma perché se il futuro del mondo arriva dall'Asia, il futuro del cinema non potrà fare a meno di lei. Aishwarya Rai, 33 anni di Mangalore, due occhi verdi come laghi e una quasi laurea in architettura, è l'attrice indiana più famosa al mondo. Venerata come una santa in patria, ammirata per la ferma serenità e il versatile talento in Occidente (oltre a recitare, canta, balla e parla cinque lingue), ha già partecipato a 42 pellicole (nella miglior tradizione di Bollywood che ne produce 900 l'anno). Il più famoso, 'Matrimoni e preguidizi' che Grunder Chadha ha tratto da Jane Austen. Con un fidanzamento da fiaba con la star di Bollywood Abishek Bachachan, è la donna dei record: 20 mila siti dedicati, prima attrice indiana ammessa in giuria a Cannes e l'unica ad aver pubblicizzato sia la Pepsi che la Coca-Cola. Nel 2004 'Time' l'ha inserita tra le cento persone più potenti al mondo, ritraendola in copertina come 'La nuova faccia del cinema'. Lei, che negli anni ha rifiutato ruoli come l'Elena di 'Troy' o la Jane Smith di 'Mr & Ms Smith', perché incompatibili con la sua agenda o, spesso, con la sua filosofia di vita, non ha deluso le aspettative. "È bello essere importanti, ma è più importante essere delle belle persone", spiega: "So quanto valgo e se una parte è giusta per me, mi arriverà senza dover chiedere nulla". Così, per i prossimi due anni ha in cantiere ben otto progetti, che la porteranno avanti e indietro tra l'India, Hollywood e la Francia. Il primo e più colossale, in arrivo il 24 aprile, è 'L'ultima legione', che Dino De Laurentiis ha prodotto dal bestseller epico-storico di Valerio Massimo Manfredi, con la regia di Doug Lefler. La storia ci riporta nel 476 d. C., alla leggendaria Legio Nova Invicta, baluardo a difesa del tredicenne Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d'Occidente. I barbari la sterminano, ma al massacro sopravvive un piccolo gruppo di legionari che sembrano immortali e la cui unica disperata missione è liberare l'imperatore e il suo precettore. Accanto a Colin Firth, Ben Kingsley, Peter Mullan e Iain Glen, Aishwarya Rai interpreta Mira, formidabile guerriera sorta come un'apparizione dalle paludi fumanti di Ravenna. In una disperata caccia all'uomo, si lancia in spettacolari scene di battaglia, salti nel vuoto da altezze sconfinate e, per la prima volta, in un sensuale bagno, coperta solo di veli. "Non scelgo i film per impressionare il pubblico, né pensando al box office", avverte lei.

E infatti capita che il primo dei quattro titoli che l'aspettano in patria sia 'Journey Across the India', documentario sulle meraviglie del suo Paese e il santuario del Taj Mahal. Poi si torna a due pellicole popolari, ispirate alle più importanti personalità della storia indiana. Con Hrithik Roshan, sex symbol che a Bollywood definiscono un mix tra Brad Pitt, Michael Jackson e Silvester Stallone, interpreterà il romanzo d'amore tra l'imperatore Akbar e sua moglie Jodha Bhai. Per Ketan Mehta, uno dei migliori talenti della nuova generazione di registi indiani, in 'The Rebel' sarà Rani Laxmibai, eroina della rivolta contro gli inglesi nel 1857. Infine, sarà la moglie del 'Padrino' indiano in 'Sarkar 2', che il prolifico produttore e regista Ram Gopal Varma ha tratto dalla saga di Francis Ford Coppola.

Poi si torna in Europa a realizzare un sogno: recitare accanto a Meryl Streep, suo mito. L'occasione s'intitola 'Chaos', remake dell'omonimo film francese, diretto, oggi come nel 2001, da Coline Serreau, regista di 'Tre uomini e una culla'. Un dramma borghese che regalò un César a Rachida Brakni, proprio nella parte destinata alla Rai: una prostituta picchiata e ridotta in coma, alla quale una signora-bene (la Streep) si dedica fino a sconvolgere la propria esistenza. Ma non è finita. Nel 2008 l'aspettano anche Roland Joffé, il regista di 'Mission', per 'Singularity', ispirato alla più grande tragedia chimica della storia, accaduta a Bhopal, in India nell'84, quando una fuga di gas dagli impianti dell'americana Union Carbide provocò la morte di 20 mila persone, contaminandone altre 500 mila. L'attrice, qui al debutto anche come produttrice, sarà un'eroina indio-americana 'alla Erin Brockovich' e, cercando suo padre, manager dell'industria incriminata, si farà paladina dei 120 mila sopravvissuti, ammalati cronici.