Un allenatore ambizioso. Una giornalista sexy. Un bomber bugiardo. Con 'Leatherheads' George torna alla regia. E si candida a nuovo Cary Grant
Dopo la televisione trash di 'Confessioni di una mente pericolosa' e quella impegnata di 'Good Night and Good Luck',
per la sua terza fatica da regista George Clooney cambia argomento. E se i primi due film sono diventati di culto in Europa, per il terzo sceglie un tema sicuro per conquistare il pubblico degli Usa anche se molto meno amato fuori dai confini: il football americano. '
Leatherheads', in uscita negli negli Stati Uniti il 4 aprile (da noi il 18), è ambientato negli anni Venti, quando il gioco muoveva i primi passi lungo la strada che l'avrebbe portato a essere uno degli sport più seguiti. Ma all'epica sportiva lega una trama rosa: non per niente
in Italia il film si chiamerà 'In amore niente regole'.
Come quasi sempre accade agli attori di cassetta che decidono di passare dietro la cinepresa,
Clooney è anche protagonista del suo film: o meglio,
co-protagonista, accanto alla frizzante Renée Zellweger e
all'aitante John Krasinsky, star del serial televisivo 'The Office'. Fra i tre si intreccia un triangolo amoroso che dà un tocco da 'romantic comedy' a un film che altrimenti rischiava di rimanere un prodotto per soli uomini, e quindi di incassare molto meno. Invece Clooney, irresistibile in gilet grigio e brillantina, molto meno col casco di cuoio che dà il titolo al film, e l'indimenticabile interprete del 'Diario di Bridget Jones' si lanciano in schermaglie amorose divertentissime: il richiamo alle commedie del Cary Grant degli anni d'oro è evidente. E l'affiatamento tra i due attori riporta alla memoria dei cultori di cronache rosa il flirt che li ha uniti diversi anni fa. Tra i due contendenti il bel Krasinsky, campione di football di indubbio talento calcistico, ma dal dubbio passato di eroe di guerra, fa un po' la figura del salame: ma si riscatta con qualche pugno ben assestato al suo rivale in amore.
Il film, che 'L'espresso' racconta in anteprima, promette molto bene. E sorprende gli analisti più disincantati, che avevano giudicato lo slittamento dell'uscita al dopo Oscar come segno di un film dal quale si puntava poco. Anche
la storia travagliatissima della produzione faceva temere il peggio. 'Leatherheads' affonda le radici nel lontano 1991, anno in cui un giovane sceneggiatore di belle speranze ed ex reporter di 'Sports Illustrated', Duncan Brantley, cede il copione alla Universal. La storia attrae subito l'attenzione di un allora giovanissimo Steven Soderbergh, enfant prodige appena reduce dal formidabile successo di pubblico e critica di 'Sesso, bugie e videotape'. Soderbergh progetta di farne la sua opera seconda, con Mel Gibson nel ruolo principale. Due anni dopo però Gibson rinuncia, seguito a stretto giro da Soderbergh, per conflitti sul casting. Il progetto viene affidato a Jonathan Mostow ('Terminator 3') e rischia di trasformarsi in un dramma epico in stile 'Braveheart'. Ma interviene di nuovo Soderbergh a riprendere le redini, questa volta coadiuvato dal suo attore feticcio nonché co-produttore, Clooney. A due settimane dalla pre-produzione, un improvviso avvicendamento dei vertici della Universal sospinge di nuovo la pellicola nel limbo. Con il consenso di Soderbergh, Clooney si sposta allora in cabina di regia, e una volta risolto il grave infortunio riportato sul set di 'Syriana' (una scena di tortura gli è costata una frattura all'osso del collo), ottiene il via libera definitivo.
Traversie produttive come queste generalmente influiscono sul prodotto finale. Ma '
Leatherheads' sembra essere l'eccezione che conferma la regola.
E potrebbe finalmente portare al regista-attore quelle soddisfazioni di botteghino che finora, malgrado il suo successo planetario, gli sono sfuggite. Per Clooney sarebbe la ciliegina sulla torta di un anno particolarmente pieno di soddisfazioni nella vita privata (una fidanzata che resiste al suo fianco da ben sei mesi, Sarah Larson, e soprattutto la salute ritrovata dopo i lunghi acciacchi seguiti all'incidente sul set) e professionale. Al successo di pubblico e di critica di 'Michael Clayton', che lo ha visto candidato all'Oscar come miglior attore protagonista, si aggiungono altre soddisfazioni personali. L'attore, uno dei paladini delle campagne pro Darfur che gli sono valse un premio da parte dei Nobel per la Pace riuniti a Roma nel dicembre scorso, è stato appena proclamato ambasciatore di pace delle Nazioni Unite: tra i primi a rivolgersi a lui per aiuto nelle loro controversie, ci sono i ribelli nigeriani e il sindacato dei pescatori filippini.
Fra tanti impegni politici e professionali, per Clooney 'Leatherheads' è una vera vacanza. Al centro della
trama ci sono gli sforzi di John 'Dodge' Connolly (Clooney), carismatico e insolente capitano di una scalcinata squadra di scapestrati, i Duluth Eskimos, per trasformare la sua squadra di ubriaconi picchiatori in una vero team di professionisti. Per assicurare alla squadra un salto di qualità in termini di gioco, ma anche di pubblico e di sponsor, Dodge cerca di accaparrarsi un grande giocatore: Carter Rutherford (Krasinsky), campione appena uscito dall'università di Princeton ed eroe di guerra decorato per aver costretto da solo alla resa un intero plotone di soldati tedeschi. Il piano andrebbe in porto, ma si mette in mezzo una giornalista, Lexie Littleton (Zellweger), incaricata di indagare sui pomposi e celebrati trascorsi bellici di Carter.
Dodge e Lexie si incontrano proprio nell'albergo di Carter, e cominciano una serie di schermaglie da antologia della commedia rosa. Per Dodge all'inizio tutto sembra andare a gonfie vele: conquista la bionda e anche il calciatore, che è appoggiato dall'avido e untuoso manager (un sardonico Jonathan Pryce, visto di recente nei tre 'Pirati dei Caraibi'). Si apre una stagione trionfante per i Duluth Eskimos, che inanellano una serie impressionante di vittorie consecutive. Ma per Lexie lo scoop viene prima dell'amore: flirta con Carter fino a fargli confessare la verità fantozziana che si nasconde dietro alla sua presunta eroica impresa di guerra. È assurda anche la serie di imprevisti che poco dopo spinge Lexie di nuovo tra le braccia di Dodge, nella ben scomoda alcova formata da una rete allestita per un aspirante suicida che minaccia di buttarsi da un palazzo.
Irritato dalle attenzioni riservate a Dodge da quella che considera la sua fidanzata, Carter viene alle mani con il brizzolato capitano degli Eskimos: i due se le danno di santa ragione, fino a ridursi a due informi ammassi sanguinolenti. Da allora in poi le vicende sportive, professionali e sentimentali del terzetto si intrecciano a un ritmo da comica, tra partite e tradimenti, scoop e travestimenti, bluff e smascheramenti. Alla fine uno dei due contendenti vincerà a mani basse, conquistando il cuore della bella e il campionato. E se avete capito chi è, non dite che ve lo abbiamo detto noi...