Si abbassa sempre di più l'età degli interventi per avere un corpo perfetto. Ma con gli anni spesso bisogna tornare al bisturi. Per correggere i difetti. I rischi, i rimedi

Annalisa Rubini è un architetto milanese di 45 anni. Naturalmente magra, alta e senza seno, a vent'anni ha deciso di comprarsi una terza misura. Era contenta come una Pasqua, e certo non pensava che, a distanza di poco, sarebbero arrivati i tagliandi. Due interventi, a dieci anni di distanza l'uno dall'altro. "Il primo perché volevo ridurre il seno nuovo che con il tempo era diventato troppo grande", racconta: "In quella occasione dovetti fare anche un lifting perché la pelle si era stirata troppo con le protesi. Ma non era finita lì: dieci anno dopo una mammella si era indurita, e sono tornata dal chirurgo. Ora però il mio seno mostra tutti i segni delle operazioni, dovrei sottopormi a un intervento per celare le cicatrici. E ho paura che fra dieci anni dovrò operarmi ancora. Certo, quando ho fatto il primo intervento non me lo sarei aspettato".

Già, perché non solo le iniezioni di collagene, vitamine o botulino vanno ripetute spesso per mantenere i risultati anti-età. Anche i grandi interventi di chirurgia estetica necessitano di appositi tagliandi. Che vanno messi in conto fin dal primo ingresso in camera operatoria, soprattutto se l'intervento si fa a 20 o a 30 anni.

"In Italia si è abbassata notevolmente l'età in cui ci si sottopone al primo ritocco", commenta Francesco D'Andrea, direttore del dipartimento di Chirurgia plastica della II Università di Napoli e segretario della Sicpre, la Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, leggendo i dati che la società presenterà a Napoli dal 24 al 27 settembre prossimi all'annuale congresso nazionale: "Le ragazze di 18 anni ottengono in regalo dai genitori un seno nuovo o una liposuzione. E già a 40-45 anni le signore fanno il primo lifting. Col risultato che nei 20, 30, 40 anni seguenti si possono accumulare anche quattro o cinque ritocchi. "E il rischio è che il volto o il corpo si trasformano in qualcos'altro e non più in ciò che si voleva essere, cioè giovani come una volta", commenta Maurizio Valeriani, direttore del Dipartimento di chirurgia plastica e ricostruttiva al San Filippo Neri di Roma. E con un risultato finale, come spesso si vede, disastroso.

Allora, prima di sottoporsi a un intervento, è bene sapere quali rischi e quali tagliandi ci aspettano nel tempo.

Questione di misure Se ci si aumenta il seno a vent'anni, quante volte ancora sarà necessario tornare in camera operatoria? Il 30 per cento delle donne con protesi di silicone al seno necessita di almeno un secondo intervento nei primi cinque anni dall'impianto per la frequente comparsa di complicanze locali, spiega la Sicpre nel sito www.sicpre.it. E nel conto di una vita "bisogna prevedere almeno due o tre interventi", dichiara Nicolò Scuderi, direttore della cattedra di Chirurgia plastica all'Università di Roma La Sapienza.

Il rischio principale lo evidenzia Renato Calabria, chirurgo plastico dell'American society of plastic surgeons: "Le protesi si possono incapsulare nel tessuto circostante. Inoltre, a dieci anni dall'intervento, l'80 per cento degli impianti al silicone può avere una perdita per cui è opportuno cambiarle". Non solo, le protesi di silicone con gli anni tendono anche a usurare il tessuto delle ghiandole mammarie e, lentamente, allargano la circonferenza del seno a scapito della consistenza. Il problema è prettamente estetico e non riguarda la salute, ma diventa necessario operare nuovamente, generalmente dopo dieci anni, e inserire protesi più grandi per riempire lo spazio creato dalle precedenti. Inoltre la pelle e i tessuti del seno continuano a invecchiare e, sempre a distanza di dieci anni dall'intervento, può essere necessario effettuare un lifting e un sollevamento della pelle delle mammelle. "La mia raccomandazione va alle giovani: non operatevi troppo presto. Nel caso, scegliete sempre protesi piccole per evitare di dover poi inserire taglie sempre più grandi negli anni a venire. Le protesi di ultima generazione hanno sempre meno difetti e sono molto più sicure, ma tutte danno segni di deterioramento e invecchiamento, ed è bene monitorarle almeno ogni dieci anni", precisa Nicolò Scuderi.

Occhio per occhio A dieci anni dal classico intervento di blefaroplastica si rischia l'effetto 'occhi infossati' o 'orbite scheletriche'. Quindi si ripete l'operazione e a volte è necessario anche un lifting. Tuttavia, spiega Scuderi, "impiegando le tecniche operatorie più aggiornate che preservano il grasso, si riduce notevolmente il rischio. Ma quando questo accade, per rimediare si deve poi intervenire riempiendo nuovamente i vuoti iniettandovi il grasso stesso del paziente".

In genere, il ringiovanimento delle palpebre dura tra i sette e i dieci anni. "Va considerato però che gli occhi si modificano leggermente e, nelle operazioni multiple, possono diventare perfino diversi", commenta Maurizio Valeriani: "Il sopracciglio si abbassa di nuovo con gli anni e nel secondo intervento sarà necessario rialzare la coda dell'occhio". Nel complesso, però, il re-intervento sull'occhio non è una bella idea. E il rischio che venga fuori un disastro è palpabile. Come spiega Renato Calabria: "Dovrebbe bastare una sola operazione, se eseguita correttamente. Quando si ripete l'intervento a distanza di anni, si corre il rischio di provocare un effetto davvero poco naturale, il cosiddetto occhio a palla. Meglio mettere in conto un lifting frontale dopo una decina di anni, piuttosto che ripetere la blefaroplastica".

Labbra in picchiata
"Una bella e soddisfacente correzione delle labbra effettuata a 40 anni non sarà mai la stessa a 50": è lapidario Nicolò Scuderi. Perché se si inseriscono protesi di silicone, filler o fili composti di materiali sintetici biocompatibili, la durata è permanente, fin quando però i tessuti non iniziano a invecchiare e le protesi spingono verso il basso i tessuti. Così il labbro superiore scivola cambiando aspetto e mostrando anche la mucosa interna della bocca. Si rischia di dover fare operazioni ripetute per rendere di nuovo gradevole il risultato.

Sottolinea Renato Calabria: "L'uso di sostanze iniettive permanenti per le labbra è molto pericoloso, meglio i composti riassorbibili e compatibili con i tessuti, come l'acido ialuronico o il collagene, più sicuri anche se necessitano di tagliandi frequenti, uno almeno ogni tre, quattro mesi".

Salviamo la faccia "Le protesi per ingrandire gli zigomi e mostrare un viso giovane e sodo si inseriscono generalmente verso i 40-50 anni", spiega Nicolò Scuderi: "E poi, grossomodo ogni dieci anni va rifatto il tagliando". L'inserimento di sostanze rigide, come idrossiapatite, silicone solido, sostanze biocompatibili e goretex, garantisce risultati permanenti, ma si tratta sempre di protesi che possono scatenare reazioni infiammatorie e quindi si deve ricorrere di nuovo al bisturi per eliminarle. Il viso inoltre è destinato a perdere tonicità con l'invecchiamento e il risultato dell'operazione perde efficacia. Si va incontro a un assottigliamento del grasso e della pelle delle guance e gli impianti diventano sempre più evidenti e meno proporzionati rispetto al volto. Si deve quindi rimpolpare il resto del viso con iniettivi e effettuare anche un lifting per camuffare le protesi.

Estrema cautela è poi necessaria se si usano riempitivi degli zigomi come poliacrilammide e idrossiapatite che possono provocare reazioni avverse. "L'uso di sostanze riassorbibili, come l'acido ialuronico ad alta densità, è privo di rischi, ma è necessario comunque ripeterlo ogni anno o due", precisa Valeriani.

Rughe in vista Con l'affinamento delle tecniche operatorie e l'incubo sempre più incombente delle rughe, il primo mini-lifting oggi si fa a 40 anni. E poi? "L'uso di fascette e fili di sospensione per i nuovi mini-lifting garantisce risultati per non più di due anni e poi bisogna ricorrere di nuovo al bisturi", sottolinea Valeriani. Il 90 per cento dei lifting classici invece necessita di un re-intervento dopo dieci anni. Anche se, sottolinea Renato Calabria: "Il secondo lifting avrà una durata maggiore perché la pelle sarà meno elastica. È importante però che la tecnica del secondo lifting sia corretta per evitare l'aria spiritata che spesso si accompagna alle operazioni ripetute".

Quindi, a maggior ragione per il secondo lifting è bene rivolgersi a uno specialista molto esperto nelle ultime tecniche di ringiovanimento che riducono il rischio di cambiare fisionomia ai visi. "Va precisato", aggiunge Scuderi, "che la chirurgia estetica lascia dei segni, e nel caso del lifting classico restano delle linee di tensione che, dopo la seconda o terza operazione, provocano un allargamento della bocca, un abbassamento delle orecchie e una visibile sproporzione estetica rispetto a un viso non sottoposto a lifting, certo con più rughe, ma più armonioso".

Sempre in gamba L'intervento che ha riscosso più successo in Italia nell'ultimo anno è la liposuzione. A cui si affidano sempre più le giovanissime: la lipoaspirazione che elimina le cellule adipose in aree circoscritte, come pancia, glutei e cosce, sempre più spesso è scelta dalle ventenni. "Nel 30 per cento dei casi può essere necessario fare un ritocco già a distanza di qualche mese dalla prima operazione per eliminare eventuali rilievi trascurati dalle cannule aspiranti", precisa Scuderi. Negli anni, invece, i risultati saranno positivi o negativi a seconda dello stile di vita adottato. "Dai 40 anni in poi la pelle perde elasticità e, se dopo l'intervento non si segue un regime alimentare sano, non si fa attività fisica e fisioterapia o massaggi per mantenere tonica in particolare l'area dell'intervento, in quei punti potrebbe accentuarsi una esagerata mancanza di tonicità rispetto alle aree limitrofe", spiega Scuderi: "Se mettiamo a confronto due gemelle di 50 anni, una operata di liposuzione a trent'anni e una invece amante dello sport, la sportiva avrà glutei più alti e gambe più sode dell'altra". Anche nel caso dell'addominoplastica, con cui si riduce notevolmente il volume della pancia, è indispensabile l'attività sportiva negli anni a seguire. Così come non vi devono essere gravidanze e oscillazioni di peso per mantenere i risultati.

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