Passata la grande paura dell'Aids, solo un terzo degli adolescenti italiani fa l'amore con il preservativo. Il risultato è che aumentano malattie come la clamidia, la gonorrea e il papilloma virus

No, il condom no. Nel tourbillon emotivo ed ormonale che guida l'attività sessuale dei teenager, sembra questo il motto unificante. Romantici, trasgressivi, spavaldi o sciupafemmine (e sciupamaschi) che siano, i ragazzi lo rifiutano, o meglio: lo ignorano. Passata la grande paura dell'Aids che ha ingabbiato l'attività erotica di due generazioni, oggi i giovani sembrano voler credere alla favola che Hiv è battuto e sembrano voler ignorare che, purtroppo, al sesso si associa, sempre nei fatti, uno scambio che, oltre alla gioia e al piacere, muove virus e batteri. Per lasciarli fuori dal consesso basta poco: una precauzione iniziale col poco simpatico profilattico e una conoscenza reciproca nel tempo.

Invece, come mostrano i dati raccolti nel "Rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza" redatto da Telefono Azzurro e Eurispes, nel 2002 più della metà dei ragazzi utilizzava il profilattico durante ogni rapporto, mentre oggi non lo fa neanche uno su tre. Numeri a cui si aggiungono i tanti allarmi lanciati dalla Sigo, la Società italiana di ginecologia e di ostetricia, che promuove con il sito "Scegli tu" una forte campagna di informazione sulla contraccezione.

"Da un sondaggio commissionato l'anno scorso a Milano, è emerso che una quattordicenne su sei ha già fatto l'amore, e quasi il 40 per cento delle ragazzine per la loro prima volta non ha usato nessuna protezione", spiega Giorgio Vittori, presidente della Sigo: "Addirittura la metà di loro non si è premunita neanche durante i rapporti successivi, nonostante lo scambio tra i partner sia ormai molto frequente. Siamo davanti a un'emergenza, soprattutto perché coinvolge delle giovanissime che sembrano delle donne da un punto di vista fisico, ma che in realtà sono ancora delle bambine quando si parla di gestione delle responsabilità".

I giovani tra i 14 e i 18 anni sono più emancipati, non sembrano aver paura di sperimentare anche solo per pura curiosità. E, ciò che preoccupa i medici, è che non hanno nessuna voglia di tenere in conto il pericolo delle malattie trasmissibili sessualmente: non sanno nulla in matria di Aids, di gonorrea o di papilloma virus.

Un'impreparazione che si riflette nella scelta delle precauzioni: la maggior parte di loro è ossessionata dalle gravidanze indesiderate e ricorre perciò a coito interrotto, pillola anticoncezionale o del giorno dopo (in Italia se ne vendono più di mille al giorno, soprattutto a ragazze under 20). Metodi che nulla fanno contro i virus, che sono tutt'altro che spariti, ma che vengono come cancellati dalla mente dei ragazzi.

Quasi un anno fa fece molto scalpore una lettera scritta al "Corriere della Sera" da una studentessa universitaria, niente affatto trasgressiva, che aveva contratto l'Hiv dal fidanzato. La sua confessione riportò alla ribalta un argomento finito quasi nel dimenticatoio nonostante i numerosi nuovi contagi e scatenò una serie di polemiche che svanirono però in pochissimi giorni.

Ovvio che nessuno vuole impaurire i giovani, per loro il sesso è un'esperienza giocosa e sarebbe sbagliato terrorizzarli con le malattie della promiscuità, anche se ogni anno colpiscono migliaia di adolescenti. Perché si possono evitare. E imparando a usare il condom si potrebbe di fatto quasi azzerare il rischio di contrarre infezioni pericolose.

Quando si parla di malattie sessualmente trasmissibili, le conseguenze maggiori riguardano il sistema riproduttivo; spesso sono del tutto sconosciute, soprattutto dalle ragazzine, che non sanno come l'errore di oggi possa minare la loro capacità riproduttiva di domani. Francesca, 28 anni, ha scoperto di avere la clamidia quasi per caso. Qualche perdita, una visita dal ginecologo, ed ecco la diagnosi. "L'ho presa in vacanza molti anni fa, dal tipico bravo ragazzo che incontravo ogni estate al mare. Quando il dottore mi ha detto cos'avevo, mi ha subito messa al corrente di una potenziale sterilità; e ora che sono sposata e voglio una famiglia, ho le tube chiuse e non posso avere figli, a causa di uno stupido errore di tanto tempo fa", racconta.

Gli addetti ai lavori si interrogano sulle ragioni che inducono i giovani a respingere il profilattico. Non è una carenza di informazioni: i ragazzi vivono in mondi digitali in cui il sesso non è certo un tabù. Il Web si è trasformato nel grande educatore, sdoganando temi come il porno e il sesso orale, dove con un click i ragazzi possono avere tutte le delucidazioni sui loro dubbi, anche i più spinti. "Il problema è che sono capaci di gestire le informazioni, cioè di documentarsi, ma sono meno in grado di assimilare ciò che scoprono" conclude Vittori: "Bisogna capire come vengono elaborate le nozioni, e il modo migliore per renderli non solo dotti, ma anche consapevoli quando si parla di sessualità è tramite una guida adulta e capace, che rispetti la regola delle tre P: parole, presenza e pazienza".

La soluzione è ben chiara nella mente degli esperti: un'educazione sessuale più coordinata e meno timida, dove la tolleranza e la sottostima dei problemi non esistono più e tutti i soggetti lavorano insieme, dalle istituzioni alla scuola passando per genitori e medici.

Ma in materia di educazione sessuale la distanza tra ciò che sembra ragionevole a un adulto, per di più un medico, e ciò che i giovani e le loro famiglie riescono a mettere in campo sono enormi. Quando si chiede loro: "Perché non usi il preservativo?", i teenager rispondono i più delle volte con delle scuse banali: non ce l'avevo a portata di mano al momento giusto, costa troppo o temo che i miei genitori trovino la confezione. Risposte quasi standard, che nascondono un mondo di paure, spavalderie, tabù.

E, soprattutto, un sentimento d'onnipotenza tipico di questa fascia d'età, come spiega Giovanni Del Bene, responsabile del progetto scuole dell'Anlaids e psicologo: "L'alta esposizione alla televisione ha generato precocità anche in campo sessuale: oggi i giovanissimi affrontano certi temi quando sono ancora dei bambini, quando vogliono sfidare il destino con la convinzione che non gli possa succedere niente. Si reputano invincibili, perché crescono protetti dentro ad una bolla dai genitori, che cercano in ogni modo di impedirgli di provare del dolore". Il risultato? "La malattia associata ad un rapporto finito male è quasi esorcizzata e viene eliminata dalla mente, e con lei l'uso del profilattico; prendere qualcosa mentre si fa sesso è considerata dall'adolescente una sfortuna che non gli può capitare", aggiunge Del Bene.

Una convinzione rafforzata quando si parla di coppie consolidate, cioè che stanno insieme da parecchio tempo e dove sul buon senso spesso prevale la fiducia cieca nel partner, una sicurezza figlia dell'innamoramento totalizzante che solo a quest'età si vive. L'idea del tradimento e della conseguente fragilità del proprio amore sono rifiutate, e con esse l'uso di una protezione specifica per le malattie veneree, simbolo di questa vulnerabilità.

Un altra ragione che spinge alla spavalderia è l'ansia da prestazione, vissuta soprattutto dai maschi, che vivono nella paura di compiere un gesto sbagliato o un movimento goffo, rompendo quello schema mentale perfetto che si basa soprattutto sui modelli posti da Internet o dalla tv. Realtà virtuali dove tutti sono dei vincenti, popolate da potenti amatori che difficilmente falliscono, miti costruiti con i quali gli insicuri teenager moderni si devono confrontare, e in cui difficilmente trova spazio una barriera materiale e temporale come quella del preservativo.

Infine, per quanto poetico possa essere, a metterci lo zampino è anche il romanticismo del primo e grande amore. Moltissimi ragazzi non usano il condom per colpa del fastidio, per la paura di interrompere il momento "romantico" e di non essere più all'altezza della situazione da un punto di vista fisico dopo averlo infilato. Perché, come racconta Francesco, 17 anni, con più di quattro compagne diverse negli ultimi due anni: "Toglie la magia, in fondo sono attimi talmente pieni di energia e di passione che non ho voglia di sentire niente tra me e il corpo della mia ragazza". Eppure, basterebbe che qualcuno gli avesse spiegato come giocare col partner: trasformare un puro gesto meccanico in qualcosa di intrigante non solo eliminerebbe l'imbarazzo, ma aumenterebbe il livello di protezione e, al tempo stesso, l'intimità della coppia.

"Se un ragazzo ha in tasca un preservativo è considerato uno "giusto" e spesso a darglielo sono gli stessi genitori, mentre se è una ragazza ad averlo e pretende di usarlo, allora diventa automaticamente una poco di buono e compie una specie di delitto contro la morale. Invece, è solo un comportamento consapevole": secondo Del Bene l'ultimo muro da superare è figlio di un mondo ricco di pregiudizi mai del tutto scomparsi, dove ancora si preferisce non parlare, in particolare i genitori, che si convincono in questo modo di relazionarsi ancora con dei bambini ben lontani dall'essere sessualmente attivi, soprattutto quando si tratta di femmine, e dove il profilattico è sinonimo di promiscuità sessuale, piuttosto che di protezione intelligente.