Il cellulare sta per diventare un personal coach: che consiglia acquisti, paga le bollette, apre le porte di casa e informa sulla realtà che ci circonda. Ecco come
Una decina di anni fa i futurologi ci raccontavano quanto fosse vicino il momento in cui il cellulare sarebbe diventato un'appendice del corpo umano, un sesto senso artificiale che si sarebbe aggiunto ai classici cinque, se non una sorta di 'robot-coach', un assistente portatile per la nostra vita quotdiana.
Bene, quel momento sta arrivando, e se n'è avuto un assaggio nei giorni scorsi a Barcellona dove si è tenuto il Mobile World Congress, la fiera più importante al mondo di telefonia mobile. Qui i terminali messi in mostra avevano fotocamere da cinque megapixel, riprese video (e riproduzione) in alta definizione, velocità di trasmissione dati fino a 100 Megabit al secondo, un collegamento ad altri dispositivi (televisori, stampanti e compagnia bella) rigorosamente wireless, un navigatore Gps per nulla inferiore a quelli di professione, più tutta la parte 'social': l'accesso immediato a piattaforme come Facebook o Twitter e la possibilità di caricare i filmati appena girati su YouTube e così via. Insomma, difficile continuare a chiamarlo cellulare: a Barcellona è stato celebrato il funerale del telefonino e il battesimo del mini computer in mobilità.
Ma quanto visto in Catalogna non è che l'antipasto di quello che il cellulare potrà fare da qui a qualche anno quando non solo si comporterà come un pc, ma come un nostro assistente elettronico. Lo sanno bene i big della telefonia e dell'elettronica che mentre ci fanno vedere le loro ultime meraviglie commerciali, nei laboratori di ricerca stanno lavorando ai prossimi prodotti. Con cui noi dialogheremo come non siamo mai stati finora abituati. Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, il prossimo futuro non sarà dominato solo dalle interfacce touch (stile iPhone e iPad, per capirsi). È quello che ha appena dimostrato Google con il suo Nexus One, la cui tastiera vocale permette, per esempio, di parlare al telefono per ottenere le informazioni stradali. Spiega Henry Tirri, il visionario direttore del Nokia Research Center (Nrc), il centro di ricerca che coordina tutte le attività di sviluppo del colosso finlandese, dove si sta studiando il 'gesture control', ovvero il controllo di tutte le funzioni del cellulare tramite il semplice movimento, senza che vi sia alcun contatto fisico con il dispositivo: "Le persone non vogliono solo toccare, ma muoversi. Immaginate di avere un cellulare con un miniproiettore incorporato e di dover fare una presentazione. Presto sarà possibile passare da una slide all'altra semplicemente con un movimento della mano. Il cellulare sarà cioè dotato di un sensore che interpreta i vostri gesti e, soprattutto, sarà multimodale: in grado cioè di integrare funzioni audio 3D, visive e gestuali".
Quest'ultima applicazione sembra dietro l'angolo. Nokia ha già diffuso i video in cui Jani Ollikainen, ricercatore all'Nrc, allontana e avvicina la propria mano per controllare il volume del lettore mp3 del cellulare, grazie a una tecnologia radar che funziona anche quando il telefono è 'nascosto' in un vestito.
Ma non solo a Helsinki si punta sul controllo gestuale. Sia Sony Ericsson che Samsung, per esempio, hanno da tempo depositato i brevetti per altre tecnologie che consentono, attraverso la telecamera, di trasformare un gesto in un comando; altri, come la giapponese Ntt DoCoMo, stanno invece studiando da anni il modo di far leggere il labiale alla cornetta.
Che altro si potrà fare domani con un cellulare? Di tutto. Per esempio, diventerà un'abitudine usarlo come una carta prepagata (la stessa Nokia sta prendendo accordi con Poste Italiane). L'Università di Cambridge, in Gran Bretagna, ha poi realizzato per i ciclisti britannici telefonini 'misura smog' per monitorare l'aria, mentre Deborah Estrin, della University of California di Los Angeles, li ha resi in grado di valutare sia l'impatto ambientale degli spostamenti sia l'effetto dell'inquinamento sull'organismo.
Già oggi, inoltre, grazie alla connessione a Internet il cellulare ti consente di girare per una città sconosciuta senza portarti dietro guide e mappe. Ma presto potrebbe persino suggerirti dove andare basandosi sui tuoi gusti. Per esempio potresti trovarti a passare davanti a un ristorante e ricevere il messaggio vocale "qui si mangia bene" registrato on line da un tuo amico. O, se una settimana prima abbiamo fatto una ricerca per acquistare una telecamera, il telefonino potrà avvisarci se stiamo passando vicino a un negozio dove le telecamere sono in saldo.
Nokia intanto sta lanciando il Point &Find, un sistema che permette di avviare una ricerca per immagini in Rete a partire da una fotografia scattata col cellulare. In questo modo sarebbe possibile avere informazioni su una strada o su un monumento, anche senza conoscerne il nome. O, riprendendo la locandina di un film, vedersi comparire sullo schermo gli orari degli spettacoli nel cinema più vicino.
"La telefonia ha oggi il ruolo di inserire la persona nell'informazione globale", spiega Vittorio Marchis, docente di Storia della Tecnologia al Politecnico di Torino: "Il telefono non è più legato a un luogo fisico come in passato, ma a una persona, e non è escluso che in futuro diventi un vero e proprio documento di identità. Un giorno il cellulare potrebbe sostituire il badge dei dipendenti pubblici; contemporaneamente sarà la chiave di casa e la cartella clinica. Sembra fantascienza, ma il passo non è poi così lungo come può sembrare. Da tempo il cellulare permette di tracciare tutti i nostri spostamenti".
In futuro, poi, i cellulari saranno dotati di supersensori, come lenti dalla risoluzione di microscopi elettronici, e servire per scopi medici. Già oggi si sta cercando di sfruttare la fotocamera del telefono per ottenere immagini medico-diagnostiche che possono essere inviate con un mms a un centro specializzato. Un gruppo del Politecnico di Milano ha appena preso accordi con la Samsung proprio per mettere a punto applicazioni simili. "Esistono sensori in grado di rilevare una pluralità di segnali biologici che caratterizzano lo stato clinico di una persona", spiega Giuseppe Androni, ricercatore del Dipartimento Indaco del Politecnico, "e che potrebbero essere usati per i controlli. Tra dieci anni la nanotecnlogia potrebbe dotarci di cellulari che rilevano i marcatori dell'infarto attraverso segnali bioelettrici e biochimici". Qualche anno fa, irridendo i futurologi, si faceva notare che il telefonino non sarà mai in grado di prepararci il caffè: vero, ma sicuramente saprà indicarci il bar della zona più vicino ai nostri gusti.