Nell'intepretazione di Cristiana Capotondi, la fiction è diventata una specie di trattato di geopolitica, un saggio interpretativo sulla 'finis Austriae'. Molto meglio di tanti prodotti in circolazione
Dobbiamo metterci d'accordo: la miniserie di Raiuno 'Sissi' è una soap o un'opera cinematografica? Certo ci voleva coraggio a girare questo remake dopo che l'originale con Romy Schneider era passato in televisione alcune decine di volte.
Ma in realtà, nell'intepretazione di Cristiana Capotondi (occhi un po' stretti, per la verità), la fiction è diventata una specie di trattato di geopolitica, un saggio interpretativo sulla 'finis Austriae'. Francesco Giuseppe (David Rott, perché la coproduzione è internazionale) si destreggia malamente fra Napoleone III e Bismarck; tutti lo tradiscono e la moglie Sissi è costretta a raccogliere i cocci e a metterci pezze, soprattutto con gli ungheresi. Sicché non si vede all'opera la donna molto romantica interpretata dalla Schneider, ma una specie di super-ambasciatrice che sistema i confini europei, fa la pacifista, e nei ritagli di tempo cura l'educazione dei figli cercando di sottrarli alla rigida educazione asburgica.
È sempre un problema individuare un modo di raccontare la storia. Figurarsi con un personaggio così mitologico come Elisabetta di Baviera, 'saturato' dalla Schneider nella sua trilogia. Ma nei film con la Schneider prevalevano gli aspetti più personalistici e romantici, gli aneddoti, i giochi di corte: qui invece prevalgono i temi storiograficamente impegnativi, anche se gli attori sono un po' pesci lessi, e Napoleone III e Radetzky sembrano venuti fuori da una cartolina d'epoca.
Comunque, meglio di molta fiction in circolazione. E poi Sissi è Sissi, e Cecco Beppe fa sempre risuonare una nota riconoscibile, per noi italiani.